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"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona al Teatro delle Energie di Grottammare

Grottammare | Intervista all'attore Marco Zoppello sullo spettacolo ispirato al celeberrimo personaggio creato da Astrid Lindgren e sulle attività della Fondazione veronese.

di Alfonsi Valentina

"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona

Nato nel 2007 in occasione del centenario della nascita di Astrid Lindgren, "Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona è uno spettacolo vivace, pieno di ritmo e di colori che sa davvero incantare i piccoli spettatori. Vincitore del premio Biglietto d'oro AGIS-ETI per il successo di pubblico nella stagione 2007-08, "Pippi Calzelunghe" è andato in scena domenica 6 febbraio al Teatro delle Energie di Grottammare per "Oh che bel castello", la rassegna di teatro per ragazzi e famiglie a cura del Comune e della compagnia Eventi Culturali di Porto Sant'Elpidio.

Le avventure della misteriosa bambina con le «treccioline ritte in fuori» e il naso «tutto spruzzato di lentiggini» nata dall'immaginazione della svedese Lindgren sono state adattate da Pino Costalunga e Marinella Rolfart e messe in scena attraverso una singolare interazione tra gli attori e i pupazzi che rappresentano i tre bambini protagonisti: «le scenografie e i pupazzi sono stati creati da Tjåsa Gusfor, un'artista svedese - ci spiega l'attore Marco Zoppello - Si tratta di un tipo di teatro di figura diverso rispetto a quello delle classiche marionette: noi attori prendiamo in mano i pupazzi e li animiamo restando in scena, è come se giocassimo a "fare finta", proprio come i bambini».

È nel momento in cui compaiono i pupazzi di Annika e Tommy che Pippi entra in scena e inizia davvero la storia.
«Sì, tutto ruota intorno a Pippi. Il fatto di usare i pupazzi permette a me e Margherita Varricchio (Annika) di impersonare anche i personaggi "grandi", gli adulti. Pippi invece, interpretata da Irene Høgsberg, rimane sempre se stessa. La scenografia è interamente a misura di Pippi-pupazzo e questo ci consente tra l'altro di rappresentarne in modo immediato la forza fisica.
"Pippi" è una bella palestra per un attore, grazie ai continui travestimenti e la molteplicità di linguaggi e dialetti; i pupazzi poi richiedono un'attenzione particolare: il fatto che l'attore-manipolatore sia in scena - e non nascosto come nel teatro delle marionette - fa sì che il pubblico guardi prima di tutto te e poi segua la direzione del tuo sguardo, perciò tu, attore, devi sempre guardare il pupazzo per renderlo vivo agli occhi del pubblico e catturare l'attenzione di chi guarda».

Come vivi, da attore, il teatro per bambini?
«Fare teatro per bambini è una questione di responsabilità: al di là di "Pippi", che è molto giocoso, penso che ai più piccoli si possano proporre anche temi meno allegri, senza sottovalutarli credendo che si possa far vedere loro qualunque cosa e che si accontenteranno. Non è necessario che capiscano tutto, è bello trasmettere loro anche delle impressioni, delle suggestioni più sfumate».

Qual è la tua esperienza in questo settore con la Fondazione Aida?
«La Fondazione Aida è un teatro stabile di innovazione che produce spettacoli per ragazzi, giovani e adulti. Ci occupiamo anche di pubblicazioni, audiolibri, dvd, cd audio, organizzazione di rassegne in Italia e all'estero: in Australia, ad esempio, abbiamo portato la commedia dell'arte con "Il segreto di Arlecchino", scritto da me, oltre a "Il principe felice", "Pierino e il lupo" e uno spettacolo ispirato a testi di Pier Paolo Pasolini. "Arlecchino" è andato in scena anche a New York per il Columbus Day».

Come viene accolto il vostro teatro all'estero?
«Molto bene, in paesi europei come la Francia o la Spagna il teatro di figura e per i più giovani è una tradizione radicata.
In Australia è difficile vedere un teatro per ragazzi come il nostro, lì sono molto influenzati dallo stile di Broadway e maggiormente orientati sul musical. Noi abbiamo girato soprattutto nelle scuole dove è alta l'attenzione nei confronti dell'espressione teatrale: quasi tutte hanno un insegnante di "drama" e un teatrino interno».

08/02/2011





        
  



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"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona al Teatro delle Energie di Grottammare

Grottammare | Intervista all'attore Marco Zoppello sullo spettacolo ispirato al celeberrimo personaggio creato da Astrid Lindgren e sulle attività della Fondazione veronese.

di Alfonsi Valentina

"Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona

Nato nel 2007 in occasione del centenario della nascita di Astrid Lindgren, "Pippi Calzelunghe" della Fondazione Aida di Verona è uno spettacolo vivace, pieno di ritmo e di colori che sa davvero incantare i piccoli spettatori. Vincitore del premio Biglietto d'oro AGIS-ETI per il successo di pubblico nella stagione 2007-08, "Pippi Calzelunghe" è andato in scena domenica 6 febbraio al Teatro delle Energie di Grottammare per "Oh che bel castello", la rassegna di teatro per ragazzi e famiglie a cura del Comune e della compagnia Eventi Culturali di Porto Sant'Elpidio.

Le avventure della misteriosa bambina con le «treccioline ritte in fuori» e il naso «tutto spruzzato di lentiggini» nata dall'immaginazione della svedese Lindgren sono state adattate da Pino Costalunga e Marinella Rolfart e messe in scena attraverso una singolare interazione tra gli attori e i pupazzi che rappresentano i tre bambini protagonisti: «le scenografie e i pupazzi sono stati creati da Tjåsa Gusfor, un'artista svedese - ci spiega l'attore Marco Zoppello - Si tratta di un tipo di teatro di figura diverso rispetto a quello delle classiche marionette: noi attori prendiamo in mano i pupazzi e li animiamo restando in scena, è come se giocassimo a "fare finta", proprio come i bambini».

È nel momento in cui compaiono i pupazzi di Annika e Tommy che Pippi entra in scena e inizia davvero la storia.
«Sì, tutto ruota intorno a Pippi. Il fatto di usare i pupazzi permette a me e Margherita Varricchio (Annika) di impersonare anche i personaggi "grandi", gli adulti. Pippi invece, interpretata da Irene Høgsberg, rimane sempre se stessa. La scenografia è interamente a misura di Pippi-pupazzo e questo ci consente tra l'altro di rappresentarne in modo immediato la forza fisica.
"Pippi" è una bella palestra per un attore, grazie ai continui travestimenti e la molteplicità di linguaggi e dialetti; i pupazzi poi richiedono un'attenzione particolare: il fatto che l'attore-manipolatore sia in scena - e non nascosto come nel teatro delle marionette - fa sì che il pubblico guardi prima di tutto te e poi segua la direzione del tuo sguardo, perciò tu, attore, devi sempre guardare il pupazzo per renderlo vivo agli occhi del pubblico e catturare l'attenzione di chi guarda».

Come vivi, da attore, il teatro per bambini?
«Fare teatro per bambini è una questione di responsabilità: al di là di "Pippi", che è molto giocoso, penso che ai più piccoli si possano proporre anche temi meno allegri, senza sottovalutarli credendo che si possa far vedere loro qualunque cosa e che si accontenteranno. Non è necessario che capiscano tutto, è bello trasmettere loro anche delle impressioni, delle suggestioni più sfumate».

Qual è la tua esperienza in questo settore con la Fondazione Aida?
«La Fondazione Aida è un teatro stabile di innovazione che produce spettacoli per ragazzi, giovani e adulti. Ci occupiamo anche di pubblicazioni, audiolibri, dvd, cd audio, organizzazione di rassegne in Italia e all'estero: in Australia, ad esempio, abbiamo portato la commedia dell'arte con "Il segreto di Arlecchino", scritto da me, oltre a "Il principe felice", "Pierino e il lupo" e uno spettacolo ispirato a testi di Pier Paolo Pasolini. "Arlecchino" è andato in scena anche a New York per il Columbus Day».

Come viene accolto il vostro teatro all'estero?
«Molto bene, in paesi europei come la Francia o la Spagna il teatro di figura e per i più giovani è una tradizione radicata.
In Australia è difficile vedere un teatro per ragazzi come il nostro, lì sono molto influenzati dallo stile di Broadway e maggiormente orientati sul musical. Noi abbiamo girato soprattutto nelle scuole dove è alta l'attenzione nei confronti dell'espressione teatrale: quasi tutte hanno un insegnante di "drama" e un teatrino interno».

08/02/2011





        
  



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