Il discorso del Sindaco Gaspari per l'Unità d'Italia
San Benedetto del Tronto | "Vorrei invitare, per l'occasione, i ragazzi, al compito di crescere come persone e di conseguenza come società. Lo strumento principale è proprio la scuola e la formazione continua".
di Giovanni Gaspari
Giovanni Gaspari
Buongiorno e benvenuti a tutti i presenti. Abbiamo il piacere di partecipare a questo anniversario dell'unità d'Italia, con una doppia emozione. Da un lato il sentimento, più acuto in questi giorni, che la storia non ha mai fine e che ognuno di noi è parte del suo prodursi.
Il 150° anniversario dell'unità d'Italia è stato molto pubblicizzato in questi giorni. È un'occasione per ricordarci che la cosiddetta "Grande Storia", al di là di questo nome altisonante, è la successione di un giorno dietro l'altro, e il risultato di quello che accade in ogni punto del Paese. Nessuno di noi è escluso, tutti siamo parte di una "scena" comune, nella quale impegnarci per migliorare la qualità della vita pubblica, nelle scuole come in Parlamento, nelle strade come nelle istituzioni. Ma dall'altro lato questo anniversario è anche l'occasione per riflettere sul fatto che la nostra è una nazione "giovane", unita da pochi anni in termini appunto "storici".
Non è un caso se fino a questo 2011 non avevamo una data come il 4 luglio per gli Stati Uniti o il 14 luglio per la Francia, ovvero un giorno per festeggiare l'unità del Paese in quanto tale. Ne parlava ancora ieri lo storico Giovanni Sabbatucci sul Messaggero. E per i 150 anni è stato scelto appunto il 17 marzo, in ricordo di quanto avvenne nel 1861, quando il primo Parlamento nazionale, riunito a Torino, conferì a Vittorio Emanuele II di Savoia il titolo di re d'Italia.
Molti Paesi sono uniti da molti secoli, l'Italia solo da 150 anni. La frammentazione precedente, e la stessa presenza di dominazioni straniere non sono qualcosa di troppo distante. L'abbiamo vissuta di nuovo durante la seconda guerra mondiale con l'occupazione nazi-fascista combattuta dalla Resistenza di noi italiani prima ancora che dagli eserciti Alleati. Non è un caso se la Resistenza, ancor più vicina ai nostri giorni, è parsa a molti come il completamento delle lotte risorgimentali per l'unità d'Italia.
Che il nostro sia un Paese giovane vuol dire due cose. Da un lato la vicinanza storica delle condizioni che avevamo prima dell'unità. Dall'altro il cammino che ancora dobbiamo percorrere per completare almeno idealmente questa unità. Una frase famosa, attribuita a Massimo D'Azeglio, recita che "fatta l'Italia, dobbiamo fare gli italiani". E ancora una volta questo chiama in causa ognuno di noi. Il sentimento nazionale, in questo caso, va di pari passo con il senso civico, che troppo spesso manca nella nostra comunità nazionale, specie in termini di legalità, oltre che di comportamenti quotidiani.
L'unità del nostro Paese è un valore da coltivare. Se la storia è un filo, il presente attraversa la nostra società odierna, le maniere che abbiamo di discutere dei problemi sociali e risolverli, e soprattutto lo stare insieme agli altri Paesi d'Europa e del mondo. Non voglio qui parlare, come pure si è fatto in questi giorni, di quali siano stati gli elementi unificanti della nostra nazione, che includono mezzi di comunicazione e partiti politici. Vorrei invece invitare proprio voi, ragazzi, al compito di crescere come persone e di conseguenza come società. Lo strumento principale è proprio la scuola e la formazione continua.
E un fattore importantissimo è la conoscenza del mondo, ovvero di lingue straniere e altri posti del mondo. Allargare gli orizzonti e la propria mentalità comprende anche il valore formativo del viaggio. Non sembri una contraddizione rispetto al valore dell'unità nazionale. Il mio invito è rivolto a non coltivare una concezione statica di noi stessi, ma ad una visione dinamica della vita individuale e di quella associata. Il nostro impegno non deve mai venire meno, come pure la fantasia di chi sa immaginare un futuro migliore e poi costruirlo, con energie giovani ed entusiasmo.
Buon anniversario a noi tutti! Viva l'Italia!
Il 150° anniversario dell'unità d'Italia è stato molto pubblicizzato in questi giorni. È un'occasione per ricordarci che la cosiddetta "Grande Storia", al di là di questo nome altisonante, è la successione di un giorno dietro l'altro, e il risultato di quello che accade in ogni punto del Paese. Nessuno di noi è escluso, tutti siamo parte di una "scena" comune, nella quale impegnarci per migliorare la qualità della vita pubblica, nelle scuole come in Parlamento, nelle strade come nelle istituzioni. Ma dall'altro lato questo anniversario è anche l'occasione per riflettere sul fatto che la nostra è una nazione "giovane", unita da pochi anni in termini appunto "storici".
Non è un caso se fino a questo 2011 non avevamo una data come il 4 luglio per gli Stati Uniti o il 14 luglio per la Francia, ovvero un giorno per festeggiare l'unità del Paese in quanto tale. Ne parlava ancora ieri lo storico Giovanni Sabbatucci sul Messaggero. E per i 150 anni è stato scelto appunto il 17 marzo, in ricordo di quanto avvenne nel 1861, quando il primo Parlamento nazionale, riunito a Torino, conferì a Vittorio Emanuele II di Savoia il titolo di re d'Italia.
Molti Paesi sono uniti da molti secoli, l'Italia solo da 150 anni. La frammentazione precedente, e la stessa presenza di dominazioni straniere non sono qualcosa di troppo distante. L'abbiamo vissuta di nuovo durante la seconda guerra mondiale con l'occupazione nazi-fascista combattuta dalla Resistenza di noi italiani prima ancora che dagli eserciti Alleati. Non è un caso se la Resistenza, ancor più vicina ai nostri giorni, è parsa a molti come il completamento delle lotte risorgimentali per l'unità d'Italia.
Che il nostro sia un Paese giovane vuol dire due cose. Da un lato la vicinanza storica delle condizioni che avevamo prima dell'unità. Dall'altro il cammino che ancora dobbiamo percorrere per completare almeno idealmente questa unità. Una frase famosa, attribuita a Massimo D'Azeglio, recita che "fatta l'Italia, dobbiamo fare gli italiani". E ancora una volta questo chiama in causa ognuno di noi. Il sentimento nazionale, in questo caso, va di pari passo con il senso civico, che troppo spesso manca nella nostra comunità nazionale, specie in termini di legalità, oltre che di comportamenti quotidiani.
L'unità del nostro Paese è un valore da coltivare. Se la storia è un filo, il presente attraversa la nostra società odierna, le maniere che abbiamo di discutere dei problemi sociali e risolverli, e soprattutto lo stare insieme agli altri Paesi d'Europa e del mondo. Non voglio qui parlare, come pure si è fatto in questi giorni, di quali siano stati gli elementi unificanti della nostra nazione, che includono mezzi di comunicazione e partiti politici. Vorrei invece invitare proprio voi, ragazzi, al compito di crescere come persone e di conseguenza come società. Lo strumento principale è proprio la scuola e la formazione continua.
E un fattore importantissimo è la conoscenza del mondo, ovvero di lingue straniere e altri posti del mondo. Allargare gli orizzonti e la propria mentalità comprende anche il valore formativo del viaggio. Non sembri una contraddizione rispetto al valore dell'unità nazionale. Il mio invito è rivolto a non coltivare una concezione statica di noi stessi, ma ad una visione dinamica della vita individuale e di quella associata. Il nostro impegno non deve mai venire meno, come pure la fantasia di chi sa immaginare un futuro migliore e poi costruirlo, con energie giovani ed entusiasmo.
Buon anniversario a noi tutti! Viva l'Italia!
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17/03/2011
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