La lirica e il "Circuito Teatrale Ascolano", qualche riflessione
Carassai | Il segretario dei Giovani Democratici e artista di coro lirico Francesco Ameli, in una lettera aperta, auspica una gestione più oculata degli eventi teatrali.
Francesco Ameli
Ho serie perplessità perché se gli operanti dello spettacolo e non per ultimo Muti non avessero alzato il polverone con proteste durante gli spettacoli sit in sotto Montecitorio , i FUS (Fondi Unici Spettacolo) sarebbero stati quasi eliminati. Ma siamo salvi per un solo anno.
Il genio Tremonti invece ha pensato bene (ne ricordiamo la citazione "con la cultura non si mangia" ) di aumentare l'accise sulla benzina per dare respiro (ai minimi termini ovviamente) alla cultura integrando così i fondi per lo spettacolo con una "tassa" sui cittadini. L'italiano medio sono sicuro che preferirebbe spendere un centesimo in meno piuttosto che poter sentire un concerto di Haydn (il metano ed il gas sarebbero troppo impegnativi).
Ripristinare i fondi non basta per salvare gli enti lirici e le realtà locali, è necessario un piano strategico che va nella direzione di recuperare efficienza e produttività, non limitandosi a produzioni che portano ad un solo debutto. Probabilmente se il comune si fosse impegnato maggiormente nelle produzioni di Barbiere di Siviglia, Rigoletto e Boheme magari ora avremmo ancora alcune di queste opere in giro per l'Italia con rappresentazioni varie, rendendo cosi Ascoli ed il suo teatro, produttori di reddito,e di certo non sarebbe male come idea di questi tempi di grave crisi.
Con l'accordo stipulato con Jesi , Ascoli quando potrà produrre spettacoli piuttosto che spendere cifre davvero esorbitanti per l'acquisto di una sola opera? L'opera lirica costa enormemente ed è vero, ma molto spesso forse basterebbe stare un po' più attenti ed i costi diminuirebbero sensibilmente . Ci sono costi esorbitanti, in particolare per le prime parti e per persone che mettono pochissime volte piede sul palco mentre orchestre ed in particolare i cori, sono pagati miseramente.
Quanto costerebbe fare più di una replica di un'opera lirica d'estate? E perché lo squarcia che è stato pubblicizzato in pompa magna come luogo ideale per concerti, ce lo ritroviamo INUTILIZZATO? Perché non pensare a delle opportune coperture per il prato così da non rovinarlo per permettere di produrre spettacoli in quello che potrebbe essere un posto ideale per una produzione lirica? Troppo ambizioso.
Ho l'impressione che questa città voglia provare a fare costantemente dei piccoli salti senza mai però riuscire a volare adeguatamente (per quanto il nostro passato si presta a questo tipo di gesti atletici). Ho il sogno di vedere un teatro che lavori costantemente, che riesca a fare più produzioni proprie di spettacoli lirici e di prosa per poi farli girare in altri territori italiani senza dover sottostare ad altre città ed altri enti. La cultura fa da volano per la rinascita di una città e di uno stato.
In Francia, non a caso al solo teatro arrivano 663 milioni di finanziamento, cifra superiore del 60% all'intero fondo unico che è comunque la metà di quanto fosse nel 1985 quando venne costituito con una somma uguale ad 825 milioni di euro di oggi, ed i nostri cugini non hanno un patrimonio artistico culturale e monumentale come il nostro, e non è di certo un caso se l'Italia era la prima meta turistica mondiale negli anni 70 mentre ora è scivolata al quinto posto e nel frattempo la Francia è passata in testa con un numero di presenze straniere doppio rispetto al nostro.
Con ciò non voglio lodare senza alcuna critica il mondo estero e degli enti lirici: come detto antecedentemente non c'è dubbio che si necessiti di maggiore efficienza aumentando produttività e riducendo benefit, riducendo gli sprechi (e ce ne sono di casi a volte surreali credetemi come ad esempio indennità umidità, indennità armi finte, indennità di lingua, indennità di frac, indennità di cornetta) . Abbiamo bisogno di una riforma seria e costruttiva non di tagli con il macete che uccidono le piccole realtà come Ascoli che però allo stesso tempo devono impegnarsi maggiormente per essere competitive sul territorio, assumendosi ognuno le proprie responsabilità ma soprattutto producendo ed iniziando a pensare proprio ad un "Sistema Teatrale Ascolano" inserendo le attività nel contesto nazionale e non solo locale, per dare un tono alla città, diverso dall'attuale con i prosciutti spesso appesi in Piazza Arringo.
Un ultimo paragrafo sul Filarmonici: abbiamo la fortuna di avere un altro importante teatro ad ascoli, che personalmente non ho mai visto aperto, posso solitamente immaginare da foto che si trovano in rete. Se sono iniziati dei lavori è necessario ringraziare il senatore Giovanni Ferrante, il quale riuscì ad ottenere dei finanziamenti che furono poi tagliati con l'ingresso del governo Berlusconi. Ho sentito in radio l'assessore Aliberti proporre di far pagare ad ognuno di noi una quota per la ristrutturazione del teatro.
Io chiederei soldi a tutti quei ministri venuti ad ascoli, lautamente stipendiati da noi che ci hanno fatto anche oro laute promesse. Sembravano grandi amici il sindaco i futuri assessori ed i ministri , e da grandi amici dovrebbero chiedere i finanziamenti per il Teatro Filarmonici. Con accordi con associazioni teatrali locali e nazionali e finanziamenti dell'assessorato alle politiche del lavoro e della cultura sarebbe bene istituire un laboratorio permanente all'interno del Filarmonici che diventerebbe centro di formazione teatrale, diventerebbe un polo artistico con la capacità di attrarre i giovani non solo di Ascoli ma da tutta la provincia stessa e dalla vicina Teramo aprendo il confronto culturale che troppo spesso rimane circoscritto ad Ascoli Piceno.
Non basta molto, è necessario solamente non pensare al proprio orticello di elettori ma pensare bensì al bene della città e degli ascolani
Francesco Ameli
Segretario Provinciale Giovani Democratici , Artista di coro Lirico
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18/04/2011
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