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Brigantaggio tra fenomeno sociale e fenomeno economico

Ascoli Piceno | La tesi del Prof. Troli illustrata alla Biblioteca "U. Toria"

di Anna Laura Biagini

Gino Troli

Sala della Biblioteca “U. Toria” gremita in occasione della lezione del Prof. Gino Troli, “Risorgimento nel Piceno tra patrioti e briganti”, evento inserito nell'ambito del percorso di Educazione alla Cittadinanza “Per capire il Novecento. La traccia storica dal Risorgimento all'Italia contemporanea”, ideato dall'Istituto Provinciale di Storia Contemporanea di Ascoli Piceno.L’occasione è stata utile per presentare alcune figure chiave del Risorgimento piceno, come Matteo Costantini, figlio del noto brigante Sciabolone, per mostrare come il brigantaggio in Italia, a partire dal ‘500 fino al 1862 quando la Legge Picca vi pose fine, è stato principalmente un evento legato alle condizioni economico-sociali piuttosto che a correnti politiche.

“Il bandito è divenuto brigante nella Storia, acquistando valore sociale, testimoniato con l’insorgenza verso l’oppressore, dettata dalla perdita di certezze e riferimenti, dovuti a due fattori principali, la mercantilizzazione dell’agricoltura nel nostro territorio e la privatizzazione delle comunanze montane” ha spiegato il Prof. Troli che si è soffermato principalmente sul brigantaggio di confine abruzzo-marchigiano, che è stato un presenza più o meno salda nei secoli.
Il brigantaggio quindi non è descritto solo come il Carnevale permanente della rivolta popolare, ma anche l’arma degli emarginati che finiscono per soccombere alle crisi se non ricorrono alla violenza, alla guerriglia e alla difesa del “tozzo di pane” per il quale gli uomini erano disposti a cambiare facilmente bandiera, come dimostra la biografia del citato Matteo Costantini, che rinnegò i “fratelli” briganti, per farsi mazziniano e carbonaro, pur restando profondamente religioso e avvalorando la tesi di Troli, per cui i briganti più che una bandiera, seguirono i venti della storia.

29/04/2011





        
  



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