CONTRO LA LETTURA-Per una pedagogia del semianalfabetismo. Secondo capitolo
San Benedetto del Tronto | Il dibattito scatenato nelle ultime settimane dalle opinioni controcorrente del prof. Parigi si fa sempre più acceso. Già si creano animose fazioni pro e contro la Reading addiction. Ecco la prima parte del secondo capitolo.
di Paolo Parigi
Voltaire
Voltaire
Parte II
UN UOMO CHE LEGGE NE VALE MEZZO
Problemi psico-intellettivi dovuti alla lettura
È noto che taluni pedagogisti, anche illustri, si dichiarano favorevoli al contatto precoce degli infanti con la parola scritta, con la debole argomentazione che l'ascolto della lettura ad alta voce favorirebbe lo sviluppo delle capacità linguistiche. Anche volendo ammettere, per pura ipotesi accademica, la buona fede dei suddetti sedicenti studiosi, è risaputo che nessuno provoca maggiori danni dei cosiddetti benintenzionati incompetenti. A nostro avviso, come dimostra lo squarcio di vita vera qui sotto riportato, mettere in contatto i bambini con la parola scritta è nel migliore dei casi controproducente, e nel peggiore è propedeutico ad un'inarrestabile caduta nel baratro della librodipendenza. Ascoltiamo dunque un'altra storia vera, quella di Francesco T.
"Io non ricordo nulla della mia vita fino ai nove anni. E non ricordo nulla perché non c'è niente che valga la pena di ricordare. Crescevo come ogni bambino della mia età, abbastanza amato, mediamente viziato, moderatamente in sovrappeso, pensando, dicendo e mangiando quello che i miei genitori, il maestro e la catechista mi insegnavano a mangiare, a fare e a pensare. Ma il destino era in agguato da chissà quanto tempo. In quarta elementare il mio maestro si ammalò, e mandarono una supplente, Simona. Giovanissima, poco più di una sorella maggiore, con delle lenti spesse che non riuscivano a mascherare l'azzurro degli occhi, indossava sempre jeans e magliette molto attillate. Mezz'ora al giorno, alla fine della mattinata, ci faceva sedere per terra in cerchio intorno a sé e ci leggeva ad alta voce un libro. Noi bambini, ovviamente, ci fidavamo di lei, né potevamo sapere che quella storia ci avrebbe segnati irrimediabilmente. Parlava di una marionetta di legno - che l'autore chiamava burattino - che una specie di fata madonna trasformava attraverso degli incantesimi in un bambino in carne e ossa, ma questi ne approfittava per ribellarsi al suo padre falegname, tradendolo e abbandonandolo, finché finiva coinvolto in una serie incredibile di situazioni a rischio, sfiorando più volte, molto da vicino, la morte. Solo una serie ripetuta di interventi miracolosi della fata poteva salvare la marionetta dal suo destino di ignominia e consegnarlo, finalmente rinato per sempre, alle braccia forti ed amorevoli della società. Ricordo nitidamente come io e i miei compagni rabbrividivamo alle sequenze orrorifiche che quel racconto conteneva, ricco di mostri, esseri maligni, apparizioni spettrali. E non ho neanche dimenticato la vividezza delle allusioni erotiche che affollavano quelle pagine . Ma, più di ogni altra cosa, fui turbato dal pensiero, per me ignoto e affascinante, che si potesse non dire la verità ai propri genitori, o ribellarsi e fuggire di casa senza dare più notizie di sé, per cercare la propria strada nel mondo esterno senza guida e senza protezione di un adulto.
Alla fine dell'anno scolastico, chiesi ai miei di procurarmi una copia di quel libro, col pretesto che si trattava di un compito per le vacanze, e loro, fiduciosi, ignorandone il contenuto, non obiettarono nulla. Fu la prima volta che io mentii ai miei. Ma non l'ultima."
Ricollegandoci all'introduzione di questo capitolo, soffermiamoci ad analizzare in primis il presunto "sviluppo linguistico" che la lettura favorirebbe. Le conoscenze che a tutt'oggi abbiamo del funzionamento del cervello umano sono troppo approssimative e superficiali per poter affermare con certezza che esista una relazione fra ascolto della lettura e apprendimento linguistico. Sarebbe come dire - mi si passi l'esempio un po' ardito per amore di dibattito - che mostrare filmati pornografici agli adolescenti migliorerebbe la conoscenza del funzionamento del corpo e la loro consapevolezza sessuale. Laddove, com'è ben noto, esporli a tali filmati non fa altro che sconvolgere un equilibrio psico-ormonale già gravemente disordinato. Ma anche ammettendo l'ipotesi, quale beneficio trarrebbero i giovani ascoltatori da un aumento delle proprie capacità linguistiche? Devono forse divenire tutti principi del Foro, o oratori? In una società che si impernia in modo sempre più radicale sull'immagine e su messaggi verbali scarnificati e di breve estensione, sintatticamente elementari, che bisogno abbiamo di un vocabolario ricco, della padronanza della consecutio temporum o di una sintassi articolata? Non è forse sufficiente imparare a pronunciare e a scrivere in maniera riconoscibile quelle due o trecento parole di uso evidente e diffuso? Qual è l'utilità di formare persone capaci di usare nei loro enunciati verbali o nei loro messaggi di testo termini come "abigeato", "acchito" o "ammennicolo"? E mi fermo alla lettera A, che com'è noto è la prima del nostro alfabeto.
Il primordiale diritto di ogni genitore sui propri figli consiste nel garantire che la loro formazione intellettiva e morale si conformi con le direttive della tradizione prima, e della famiglia poi. Perché ciò sia possibile, è chiaro che i ragazzi, nel momento in cui la loro personalità si definisce, non debbono essere messi in contatto con forme di pensiero o con opinioni divergenti o opposte a quelle che dovranno guidarli nel retto cammino della vita. Sarebbe come se noi volessimo far crescere dritta e vigorosa una piantina annaffiandola con acqua inquinata, tenendola lontana dal sole, non curandone la concimazione o la potatura. Per questo motivo i genitori avranno cura che i principi che la scuola dovrà inculcare loro siano in tutto e per tutto aderenti ai propri, che dovranno essere trasmessi alle giovani generazioni per garantirne il retto pensiero e la retta azione. Ma una volta che i giovani imboccano il lungo tunnel della lettura, questo sacrosanto controllo degli educatori sulle coscienze dei giovani non è più realizzabile. Leggendo, gli adolescenti entrano in contatto con parole, idee, immagini, storie che provengono dai tempi, dai luoghi e dalle persone più disparate e lontane nel tempo e nello spazio. Come alla guida (senza patente) di una diabolica macchina del tempo, essi potranno in pochi attimi spostarsi - del tutto incontrollati - dall'antica Grecia (culla di ogni perversione sessuale) alle teocrazie islamiche, dalla California di fine Ottocento fino alle più inverosimili speculazioni irrazionali di un remotissimo futuro ambientate su pianeti inesistenti con personaggi non umani.
Non v'è chi non veda come quest'anarchica licenza di scorrazzare senza protezione nelle perigliose foreste del pensiero umano porti inevitabilmente a gravi deformazioni della rettitudine psicologica di un individuo, con ricadute non di poco conto sul suo senso morale e sulla sua scala di valori
Sottoporre il proprio cervello a innumerevoli sollecitazioni intellettuali, spesso contraddittorie, talvolta immorali, a speculazioni farneticanti, a principi che contrastano i propri, porterà in tempi più o meno brevi a quella deformazione del pensiero detta comunemente spirito critico. Che non è altro se non un pervertimento dell'intelligenza che, invece di applicarsi alla comprensione e all'accettazione convinta delle verità riconosciute su cui poggiano le basi la nostra cultura e la nostra identità, pretende di formarsi un'opinione personale e di valutare con autonomia il grado di attendibilità delle idee e delle informazioni con cui si entra in contatto.
Ma quale mente rettamente pensante preferirebbe faticare e sudare per analizzare la realtà, quando è molto più semplice - e opportuno - accettare le idee e i punti di vista di chi ne sa - e ne saprà sempre - più di noi? Perché dovrebbero dei cervelli ancora in formazione avere l'arroganza di mettere in discussione le idee risapute, le frasi fatte, i luoghi comuni, i paradossi realizzati che sono le fondamenta della nostra società?
(fine della prima parte del capitolo secondo. La seconda parte uscirà domenica 25 settembre)
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17/09/2011
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