Grottammare ricorda Pepimorgia
Grottammare | Luigi Merli (sindaco) e Enrico Piergallini (assessore alla Cultura) ricordano Pepimorgia, direttore artistico di Cabaret, amoremio!, morto stamattina a Genova.
di Luigi Merli e Enrico Piergallini
Enrico Piergallini, Luigi Merli, Pepimorgia, Claudio Fois
Seconda istantanea. Di nuovo la pioggia. Questa volta più lunga, persistente. In fretta e furia attiviamo il piano di emergenza e tutta la carovana del Cabaret si trasferisce a San Benedetto presso il cinema Calabresi. In un'ora e mezza bisogna riallestire lo spettacolo. Ed ecco di nuovo Pepi, serafico che, dopo aver raccolto travi, corde e materiali di scarto dietro le quinte, costruisce in venti minuti una scenografia post moderna, un'esplosione di legno e di luci che allude alla Resurrezione di Pericle Fazzini.
Ci piace ricordarlo così, imperturbabile e geniale, umile e talentuoso, capace di costruire un sogno con i materiali bruti della realtà quotidiana; mai sul palco, sempre dietro; mai superiore agli altri, sempre confuso tra i ragazzi del suo staff, con le mani sporche e gli attrezzi del mestiere.
Dodici anni di direzione artistica sono stati determinanti per il Festival: è persino superfluo affermare che la presenza di Pepimorgia a Grottammare è stata capace negli anni di conferire prestigio alla città, offrendogli una misura diversa di fare spettacolo, più professionale, capace di coinvolgere i nomi più noti del teatro e della televisione italiani. La sua mancanza creerà una frattura inevitabile tra un prima e un dopo nella storia del nostro Festival e, più in generale, nell'intera vita culturale della città.
Non andiamo oltre, non vogliamo aggiungere troppe parole: in momenti come questo è sempre dietro l'angolo il rischio della retorica commemorativa. E Pepi - sovrano signore dell'ironia e del disincanto - non avrebbe accettato un tronfio epicedio. Preferiamo pensarlo ancora intorno a noi, cercarlo nei sorrisi sornioni, nell'eleganza dei movimenti, nella tranquillità che non deve mai essere persa: lui che negli ultimi anni si era avvicinato al buddismo credeva fermamente negli ideali di imperturbabilità, di serenità e soprattutto nel fatto che la vita degli esseri viventi non finisce mai ma è in continua e incessante metamorfosi, di una forma nell'altra, della parte nel tutto. E così non avrebbe voluto tristezza in questo momento, soltanto la serena rassegnazione a ciò che è e che deve essere.
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19/09/2011
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