Il 2 Giugno per festeggiare l'Italia in crisi
San Benedetto del Tronto | Il 2 Giugno si celebra la nascita della Repubblica Italiana. Chi di voi conosce il vero senso della ricorrenza? Vi sembra giusto festeggiare?
di Samuela Conti
L'Italia dopo la seconda guerra mondiale era un paese distrutto sia economicamente che psicologicamente.
Il conflitto mondiale sembrava aver sopito moralmente la nazione che non contava più sulla democrazia, sullo spirito del popolo, su una struttura con delle basi solide. Con il voto del 2 giugno si concesse il diritto di voto anche alle donne, eliminando in questo modo lo spiccato divario tra i sessi del periodo fascista.
Il 2 Giungo 1946 (dopo la seconda guerra mondiale) si celebrò la nascita della Repubblica Italiana a seguito di un referendum istituzionale in cui gli Italiani furono chiamati a dichiarare la forma di governo desiderata (monarchia o repubblica).
Nella storia dell'Italia fu la prima forma di votazione a suffragio universale, tanto che la presenza al voto fu elevata. Si recarono ai seggi elettorali Il 90 % degli aventi diritto al voto. La Repubblica ottenne 12.717.923 voti contro la monarchia che ne raggiunse 10.719.284 voti.
Il risultato conseguito dal volere degli Italiani fu la Repubblica. Il re d'Italia Umberto II, venuto a conoscenza dei risultati si recò in esilio e la Costituzione vietò ai discendenti l'ingresso in Italia fino all'abrogazione il 15 Marzo 2003. Nel 1949 il 2 giugno venne riconosciuta come festività nazionale.
A questo punto non comprendo il motivo degli eccessi attuali, ponderati all'esasperazione di una festività importante, si, ma in un periodo nero per l'Italia. La parola celebrare sul vocabolario presenta questo significato: festeggiare con solennità anniversari, ricorrenze civili o religiose. Oggi lo spirito celebrativo mi sembra addormentato sotto le ceneri di quelle macerie che hanno invaso di disperazione il nord e i nostri spiriti.
Un costo finanziario imponente in tempi di crisi economiche gravose appare uno schiaffo a tutti coloro che non hanno più un tetto dove vivere, che non possono permettersi di mandare i figli a scuola, che devono vivere per strada o come rifugiati in edifici pubblici abbandonati. Smettetela di sacrificare i nostri soldi per festeggiare il trionfo dell'Italia in decadenza.
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30/05/2012
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