"Vita e morte di un ingegnere", Edoardo Albinati presenta il suo ultimo romanzo al Circolo Nautico
San Benedetto del Tronto | L'incontro, che si inserisce nella rassegna "Scrittori sotto le stelle", sarà coordinato dal professor Francesco Tranquilli.
La copertina del libro
Mercoledi 18 luglio al Circolo Nautico per la XII edizione di "Scrittori sotto le stelle" un grande scrittore, Edoardo Albinati, presenterà il libro "Vita e morte di un Ingegnere". Interverrà il professor Francesco Tranquilli.
Edoardo Albinati è nato a Roma nel 1956. Ha pubblicato libri di narrativa e poesia, tra cui Il polacco lavatore di vetri (Longanesi 1989), Orti di guerra (Fazi 1997), Maggio selvaggio (Mondadori 1999), 19 (Mondadori 2000), Sintassi italiana (Guanda 2001), Il ritorno (Mondadori 2002), Svenimenti (Einaudi 2004), Tuttalpiù muoio, scritto assieme a Filippo Timi (Fandango 2006), Guerra alla tristezza! (Fandango 2009). Dal 1994 lavora come insegnante presso il penitenziario di Rebibbia a Roma.
IL LIBRO. A cosa serve un padre? E cosa resta di lui se non un mito? C'era una volta un'Italia attiva e industriosa, attraverso cui scorrazzavano sulle loro Alfa Romeo uomini di multiforme ingegno: gli imprenditori. L'ingegner Albinati era uno di questi, prototipo di una razza al tempo stesso serissima e scanzonata, di pionieri del benessere e fumatori accaniti. Ma la sua spinta vitale all'improvviso cambia di segno trasformandosi in malattia, che lo divora e se lo porta via in nove mesi, in una paradossale gestazione al contrario.
Vita e morte di un ingegnere racconta il decadimento fisico e le ossessioni, le vane speranze, e poi tentennamenti, slanci e rimorsi. In una memoria di crudele precisione, nutrita di tutto il risentimento e dell'amore che si può nutrire verso un padre che non hai abbracciato una sola volta in vita tua, Edoardo Albinati ricostruisce la lunga fuga di un uomo talentuoso attraverso i corridoi del boom economico, i doveri della famiglia, le aspirazioni segrete e indicibili, e infine il male che obbliga a chiedersi: chi sono? Cosa ho vissuto a fare? Chi ho amato veramente? Ritrovato il ritratto del padre in frantumi, Albinati ha provato pazientemente a ricomporlo. Inseguendone la parabola umana negli anni dell'affermazione e poi nel doloroso epilogo, le sue pagine ridanno vita a una generazione di uomini instancabili che hanno costruito e al tempo stesso disfatto la loro vita, pagando questa impresa con un'incolmabile distanza dai propri figli.
E così mette in scena l'esperienza più comune e al contempo meno comunicabile della vita - il rapporto con chi ci ha generato -, sospesa tra conoscenza intima e irriducibile estraneità, relazione primaria e selva misteriosa. Lo stesso mistero che avvolge ogni tassello fondamentale della nostra esistenza, questo Edoardo Albinati "atto inarrestabile" tra la nascita e la fine.
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18/07/2012
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