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Ciccanti UDC: usciremo dalla crisi ma saremo diversi

San Benedetto del Tronto | L’udc di S.Benedetto e dei comuni costieri si sono ritrovati presso l’Hotel Calabresi, in un una sala affollata, nonostante il maltempo, con l’On.Ciccanti per discutere con quali proposte uscire dalla crisi.

Ciccanti

Dopo una breve analisi dell'attuale situazione italiana, europea e mondiale, facendo parlare i dati e senza fare polemiche politiche, sono state focalizzate le criticità dei vari sistemi, denunciando i ritardi della politica, chiusa nei particolarismi e nei suoi egoismi nazionali, rispetto ai controlli sulla finanza internazionale, sulla spesa pubblica e sul conseguente debito pubblico, con gravi effetti sull'economia reale, ossia su chi lavora e produce ricchezza collettiva.

Partendo da due constatazioni, quello demografico, con il raddoppio degli abitanti della terra in trent'anni - oggi siamo sette miliardi di persone ed arriveremo a nove nel 2040 - e quello della globalizzazione, con la internazionalizzazione della finanza e con la comunicazione internet e videofonia, tutti dobbiamo renderci conto che è cambiata la distribuzione della ricchezza nel mondo e il senso della libertà. E' finita l'epoca dove un terzo del mondo viveva a spese degli altri due terzi che subiva in silenzio.

Nuovi protagonisti economici e sociali, quali per esempio i paesi emergenti, i cosiddetti BRICS, stanno prendendo la scena soppiantando le vecchie economie mature dell'occidente, Europa e Stati Uniti in particolare. Nuove esigenze di libertà si stanno affermando come dimostra la ‘primavera araba' i cui esiti sono tutti da decifrare. "Siamo cittadini del mondo e dobbiamo saperci riposizionare dentro nuove sfide - ha sottolineato - che sono quelle di popoli più giovani e motivati della vecchia Europa e quelle della sostenibilità ambientale e delle nuove frontiere della scienza e della tecnologia, dove non si può rimanere indietro".

Secondo Ciccanti "dobbiamo avere una sola parola d'ordine: competitività; declinandola però verso il valore aggiunto della conoscenza. Quindi investire sull'intelligenza, sul sistema scolastico, sull'università e sulla ricerca". L'Italia deve fare una scelta strategica: ristrutturare il suo sistema produttivo puntando sulla qualità piuttosto che sul prezzo. "I nostri concorrenti - ha detto - non sono i cinesi, ma tedeschi, giapponesi e americani. Solo così potremmo utilizzare l'enorme potenziale intellettuale dei nostri giovani senza farli deperire nel precariato e nella fuga di cervelli".

L'analisi si è concentrata sulle risorse finanziarie. Dopo aver constatato le criticità del funzionamento della pubblica amministrazione, definita "una macchina burocratica costosa e fastidiosa, una palla al piede di un'economia che non riesce a camminare, anche perché intrisa da lobbies di partiti e sindacati", il Deputato ha messo in guardia i presenti sul futuro della finanza pubblica italiana: "la settimana scorsa - ha rimarcato - la Camera ha ratificato due Trattati, il Fiscal Compact e la istituzione del fondo permanente salva-stati (ESM). Il primo impegna l'Italia a dimezzare il suo debito pubblico con il rientro ogni anno, per venti anni, di 1/20 del PIL; ossia trasferire mille miliardi di spesa dalle ‘tasche' dello Stato alle ‘tasche' degli italiani.

Il secondo, che è appeso alla sentenza del prossimo 12 settembre del Tribunale costituzionale tedesco, potrebbe, nel breve e medio periodo, darci una boccata di ossigeno mitigando gli effetti della speculazione finanziaria con l'alto spread, che divora la nostra finanza pubblica e blocca il sistema creditizio nel finanziamento a famiglie ed imprese. Se non decolla, per mano tedesca, tutto diventa più difficile!". Secondo il parlamentare udc, "i problemi italiani hanno soluzioni obbligate, perché obbligate sono le strade del contesto internazionale dove il mondo è diventato ‘liquido' senza più le vecchie gerarchie, dove nessuno fa sconti e dove ciascuno deve camminare con le proprie gambe e quindi chiunque andrà a governare, dovrà proseguire l'opera del Premier Monti. Un ritorno a pratiche politiche vecchio stampo di qualche anno fa, significa avviare al suicidio il nostro Paese".

"La via riformista per cambiare regole e mentalità, soprattutto di chi governa il Paese ai vari livelli, significa anche per i cittadini cambiare stili di vita in un mondo che è diventato diverso, senza poter più pretendere una pubblica amministrazione che dà tutto a tutti e dove bisogna spendere meglio per spendere meno. Significa anche - ha sintetizzato - prendere coscienza che le risorse naturali non sono infinite e per di più sono aumentate le pretese su di esse da parte di altri popoli e che l'ambiente è condizione di vita degli esseri umani, dove il suo consumo ha costi sociali e di salute da mitigare con un benessere economico equo e sostenibile per le generazioni future". "Scopo della politica - ha concluso - è governare l'uomo e la natura per lasciare alle generazioni future un mondo migliore di come l'abbiamo trovato".

24/07/2012





        
  



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