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"Il destino di chiamarsi Indomito"

San Benedetto del Tronto | Il libro di Indomito Latini presentato il 7 dicembre all'Auditorium. Contributi di Paolo Menzietti, Paolo Perazzoli, Renato Novelli, Maria Grazia Ortore, Antonella Roncarolo, Emidio Mandozzi. Il commento del Professor Angelo Filipponi.

di Angelo Filipponi

Indomito Latini

Considero aner theios/uomo divino ogni individuo, creativo, che, sprezzante del lavoro, a costo di infiniti sacrifici, è capace di realizzare i propri sogni.
A quasi 74 anni, non ho trovato molti uomini, degni di essere definiti così in Italia, in Europa e nel Mondo. Ho conosciuto invece molti sapienti che, non avendo assaporato il reale lavoro del vivere quotidiano,"parlano ma non comprendono" il significato di realtà, di operatività, di creatività e di autenticità.
Ho avuto occasione negli anni settanta di incontrare un sambenedettese, che ha avuto dalla sorte un carattere volitivo, ribelle, indomito e che, con un pizzico di fortuna, è riuscito ad essere testimone nel mondo della sua carica umana e ha temuto alto il nome del suo paese.

Leggendo"Il Destino di Chiamarsi Indomito" - un libro non stilisticamente e retoricamente pregiato - di Indomito Latini, uno, che si è fatto da solo, ho potuto così rilevare l'importanza di una famiglia, di un contesto e di una tradizione marinaresca nella formazione di un bambino e meditare sull' autenticità dell'uomo.
Mentre seguo le avventure descritte nel libro, rifletto sul valore che ha avuto la figura del nonno e del padre, pur ligi nel conservatorismo, tipico di pescatori, sull'importanza del racconto di mare e sul significato del periodo dell'infanzia e della prima puerizia nel determinare e segnare la vita intera in un giovane, che procede sulla base dello sbaglio e dell'autocorrezione, anche se ha solo modelli, incarnati in precisi personaggi familiari.

E' il caso di Indomito Latini che, finita la scuola elementare, fa il pescatore, seguendo il padre e il fratello maggiore, con entusiasmo, per 12 anni.
Latini, da autodidatta, durante il servizio militare consegue il diploma di meccanico navale e, poi, a Bologna, quello di tecnico di Radiologia Medica.
L'ho conosciuto nel periodo, in cui Indomito era già capo tecnico nell' ospedale di S. Benedetto nel reparto di radiologia, guidato magistralmente dal professore dr. Mirko Dardari e dagli aiuti dr. Cameli Giovanni e dr. Staffieri Sergio, tramite mio fratello Luciano, pure lui tecnico.
Ho sempre apprezzato le sue doti di volontà e di umanità, ma anche la sua disponibilità verso gli altri, la sua fermezza nell'imporsi con i colleghi, e specie la sua disciplina nei confronti del primario.
Il saper obbedire e comandare, tipico della famiglia " dei Peluse" erano già due momenti separati, gestiti con la stessa abilità, specie nei momenti di confusione e di concitazione, quando bisognava dimostrare fermezza e autocontrollo.

Allora Indomito, già sposato con Frankisca e padre di due figlie, aveva il sogno del viaggiare e parlava, come un marinaio, delle sue esperienze, coinvolgendo chi lo ascoltava con un italiano dialettale, pur avendo una buona conoscenza di Inglese.
Dopo aver esercitato per anni la sua professione con dignità e competenza, stanco della routine ospedaliera, Latini cambia vita ed intraprende, col consenso della moglie - austriaca, donna intelligente, che già lo aveva guidato nei viaggi, alla scoperta dell'Europa - l'attività di esperto operatore umanitario, parlante inglese, col Mae e con Ong italiane.

Il libro tratta, dunque, e della vita di pescatore e di tecnico, ma specificamente di quella di esperto umanitario in missione per il mondo.
Ho seguito le sue imprese come "missionario" ed ho rilevato che Indomito si è impegnato nella sua attività di esperto operatore per conto del Ministero degli Esteri a volte in qualità di tecnico radiologo, a volte anche come coordinatore, dimostrando le sue capacità e mettendo in mostra la sua competenza professionale e la sua "freddezza" in molte difficili occasioni.

Iniziata la sua nuova attività con un mandato per l'Etiopia, Indomito, convinto di essere più utile e motivato in paesi in via di sviluppo che in Italia, ha svolto la missione in varie parti del mondo maturando un personale sistema di vita, con una sua filosofia, orientale, a contatto con molti popoli ed imparando lingue, al fine di una reale comunicazione e di una presa di coscienza situazionale.
Ora Indomito, oltre all'inglese, conosce tedesco e spagnolo e " si difende" anche in Russo e Cinese e con questo bagaglio linguistico ha girato il mondo per 23 anni, toccando tutti i continenti.

Vista l'onestà professionale e la nobiltà d'animo di Latini, lodo genericamente il suo "volontariato" missionario, anche se noto i "limiti" normali e naturali di un'esperienza in un campo internazionale dove l'individuo è "triturato" dal mega sistema mondiale in cui il singolo agisce, specie se manca dell'ausilio dell'apparato burocratico, se non ha reale coordinamento e se è senza la necessaria assistenza agli operatori, agenti in situazione.

Ho sempre criticato il sistema "missionario" sia laico che confessionale, sia nazionale che internazionale perché dispersivo e dispendioso e ho biasimato il macchinoso reclutamento, il finanziamento insensato ai paesi in via di sviluppo, senza adeguate coperture e senza i canali di distribuzioni, le destinazioni sulla carta, senza precise referenze, l'associazionismo politico e religioso e l'intromissione finanziaria di lobby ed ho avuto pena e commiserazione per i molti "sentimentali" che, in buona fede, spinti da spirito umanitario, sono nell'immenso "calderone" di interessi multimediali e risultano micro- palline insignificanti di un ingranaggio di un sistema multinazionale, oltre tutto non ben organizzato, che, dopo l'invio e la stabilizzazione degli operatori in sede, abbandona e lascia come poveri "cristi" i "missionari", soli, in situazioni orribili, in paesi stranieri, ostili, alla mercé di bande malavitose.

Leggendo, ho potuto constatare che questo è capitato in India e in Columbia ad Indomito, che, impavido, ha superato ogni difficoltà col buon senso e molta fortuna e che ha potuto certamente comprendere quanto precaria sia la vita stessa in quelle missioni.
Latini, dunque, al di là di queste disavventure, ha svolto onestamente il suo mandato ed ora con questo libro cerca di comunicare a noi suoi concittadini la sua esperienza di vita, testimoniando un suo percorso di vita, faticoso e fortunato.
Indomito ha così realizzato anche il sogno di essere protagonista, come scrittore narrando, nuovo Marco Polo, le sue esperienze, mostrando i suoi contatti reali con i popoli da lui visitati con cui ha davvero condiviso le miserie e la cultura ed apprendendo usi e costumi e pratiche religiose, da lui fedelmente descritte.
Nelle narrazioni lo scrittore descrive, incantato, paesaggi e panorami straordinari, mostra i mondi sociali ed affascinato, si sofferma anche sulle diversità culturali e religiose, e medita davanti al paradossale che lo sorprende, cercando spiegazioni secondo ragione, al di là di ogni comparazione.
Indomito si avvicina con rispetto e con timore ai riti religiosi dei tanti popoli visti e da uomo semplice e paesano come ognuno di noi, ammira e magnifica i monumenti della storia altrui sorpreso dalla difformità e dalla grandiosità monumentale rispetto a quelli nazionali, classici, stupito per la maestosità delle proporzioni, di fronte all'eccesso delle misure.
Convinto che il suo destino, segnato "dalle quattro combinazioni del Feng Shui", sia condizionato dall'influenza del principio armonioso dell'yin e yang per cui le cose si indirizzano in direzione opposta a quanto si spera, Indomito ha seguito la sua via, che lo ha portato a lavorare professionalmente ed anche a visitare turisticamente posti nuovi (Venezuela, Eritrea, India, Somalia, Mozambico, Giordania, Israele, Egitto, Afganistan, Filippine- dove ha avuto un incidente con la fiocina, estratta personalmente dopo aver tamponato da solo la ferita prima di andare al pronto soccorso per l'iniezione antitetanica-, Australia, Est Timor Vietnam, Cambogia, Cina ed anche America Latina).

In questi ultimi anni Latini, tornato in patria, non ha disdegnato di ritornare ad imbarcarsi su un peschereccio per capire la nuove condizioni di vita dei pescatori.
Il libro, dunque , ha la freschezza di un frutto genuino e naturale e quindi attira nella lettura e conquista chi segue le vicende e partecipa alle imprese di Indomito, che è rimasto ancora come un ragazzo che racconta fatti di mare.
Il libro, infine, corredato di numerose figure, bellissime, attestanti la presenza di Indomito nella varie parti del mondo rivela anche la tristezza dell'autore turbato di fronte all'azione del tempo divoratore di antiche civiltà che ha fotografato, per lasciare immagini, come segno della propria commossa testimonianza.
Nel suo giro del mondo l'autore mostra anche il suo dissenso nei confronti delle istituzioni e condanna le dissennate politiche in atto nei paesi poveri, dove pochi sono i signori e molti i poveri, dove l'emancipazione, specie femminile, è solo una vuota parola.

Indomito, così, a modo suo, smaschera il mondo fasullo dei media e di chi vive in poltrona "felice in un mondo, fatto di fictions ingannevoli e bugiarde, manipolatore delle coscienze dei popoli".
E lui, uomo di sinistra, non praticante cristiano, tempratosi secondo lo spirito della sensibilità orientale si è inserito armoniosamente nel quadro naturale come parte del tutto, come scintilla divina nel kosmos.
E come tutti i ricercatori, Latini si presenta come un "ulissita", che sente continuamente il bisogno di partire, di lasciare il mondo conosciuto, di essere indipendente, di conoscere luoghi ignoti e di aver il piacere di incontrare persone, di cercare di capirle e di raccontarne le vicende o tenersele fisse nella propria personale memoria.
Indomito pensa così di aver contribuito a formare nelle persone da lui incontrate una coscienza sociale ed umana e quindi aver loro lasciato qualcosa e di essere quasi un modello, da imitare: come lui bambino imitava il nonno e il padre e sentiva le loro voci anche le popolazioni africane, orientali ed americane con cui è stato in contatto, possono, seguendo quel suo ideale esempio, iniziare un percorso di autenticità,

E noi diciamo bravo ad Indomito e lo ringraziamo per la sua testimonianza di vita e per il libro , convinti di trovarci davvero davanti ad un uomo fortunato e divino, anche se sappiamo bene che ogni storia celi al suo interno qualcosa di meno bello, proprio della natura umana.
E' una bella storia, comunque, quella di Indomito uomo, ricercatore e scrittore!

 

08/12/2012





        
  



3+2=
Indomito Latini

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