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Considerazioni sui progetti di riorganizzazione Area Vasta 5

San Benedetto del Tronto | I sindacati Medici chiedono chiarezza sulla volontà e sui tempi di applicazione dei "nuovi modelli organizzativi" proposti e sottoposti a confronto con un dedicato tavolo tecnico tra le parti.

di G. Petrelli, B. Labanti, M.A. Lupi, R. Gobbato

Riceviamo dai Medici dell' Area Vasta 5
CGIL Medici dr.ssa G. Petrelli
CISL Medici dr. B. Labanti
ANPO dr.ssa M.A. Lupi
ANAAO dr. R. Gobbato
e pubblichiamo 

"La riduzione della dotazione dei posti letto per acuti dovrà necessariamente essere accompagnata da soluzioni alternative sia ospedaliere (attivazione di Day Hospital) che attraverso un potenziamento del territorio e delle attività distrettuali, che accoglieranno tali pazienti dopo la dimissione.

In tempi di "spending review", l'applicazione di "tagli lineari" comporterebbe necessariamente la riduzione della qualità dell'offerta sanitaria, il che sarebbe inaccettabile per le scriventi Organizzazioni Sindacali.

Si chiede di rendere più serrato il confronto, appena iniziato sui nuovi progetti che dovranno essere ispirati a una nuova visione organizzativa dei nostri Ospedali per poter rispondere efficacemente al bisogno di salute del paziente, la cui sicurezza resta centrale nel sistema organizzativo. Questa è la nostra unica pregiudiziale.

Portare avanti un progetto di un Ospedale organizzato per intensità di cura, non è un evento necessariamente preoccupante, ma un modello organizzativo all'avanguardia, efficace, che punta ad una maggiore appropriatezza dei ricoveri.
Questo modello, già sperimentato in realtà sanitarie più avanzate della nostra, prevede che il paziente acuto sia gestito e stabilizzato dal Medico dell' urgenza, figura professionale che in questi ultimi 20 anni ha visto aumentare le proprie competenze e la sua professionalità, in collaborazione con tutti gli specialisti, per poter essere destinato al giusto reparto di competenza.

Questo non vuol dire sopprimere le specialistiche , ma esaltarle nella loro specificità. Ogni paziente sarà seguito dal medico specialista competente per la sua patologia, dopo adeguata stabilizzazione da parte del medico dell'urgenza.
Per fare un esempio, un paziente con diagnosi certa di infarto del miocardio, che necessiti di angioplastica primaria entro un tempo di 90 minuti, viene stabilizzato nel Dipartimento di Emergenza e poi trasferito nei tempi dovuti presso l'Emodinamica di Ascoli Piceno, come già avviene con ottimi risultati per il paziente da almeno 3 anni, secondo protocolli condivisi tra il Pronto Soccorso e le Cardiologie dei due Ospedali.

Un paziente con dolore toracico di tipo anginoso sarà sottoposto a un percorso diagnostico terapeutico specialistico in collaborazione tra il medico dell'urgenza e il cardiologo su letti comuni presso l'Ospedale di San Benedetto.
Appare invece importante sottolineare come, una volta messa in comune la disponibilità della Emodinamica di Ascoli Piceno, si avvii contemporaneamente la organizzazione e lo sviluppo in Area Vasta del percorso della Riabilitazione Cardiologica, prevista per i pazienti sottoposti a rivascolarizzazione miocardica, competenza estremamente specialistica che riguarda la post-acuzie; come pure occorrerà potenziare il servizio di aritmologia con una implementazione della tecnologia che permetta di trattare pazienti che necessitino di stimolazione per il cuore gravemente scompensato, oltre alla impiantistica di pace maker e defibrillatori, già esistente a San Benedetto, ma ancora non valorizzata al massimo delle sue potenzialità.

A San Benedetto dovranno necessariamente essere potenziati servizi di diagnostica non invasiva cardiologica con nuove strumentazioni e tecnologie necessarie ( sarà acquistato un ecocardiografo tridimensionale)agli specialisti cardiologi che garantiranno la loro presenza nella struttura 24 ore su 24, e dovrà essere garantito un percorso cardiologico che si faccia carico delle cronicità nell'ottica di una funzione di filtro preventivo della ospedalizzazione.

Sul progetto di una nuova Neurologia di Area Vasta, da poco avviato, si comprende l'importanza di garantire a tutta la popolazione la effettuazione della trombolisi come trattamento dell'ictus ischemico, che può portare in casi selezionati a una riduzione degli esiti e della disabilità, ma tale scelta ovviamente per funzionare dovrà essere supportata da una adeguata dotazione di personale e tecnologie.
Restano invece ancora aperti importanti contrasti per situazioni di estrema criticità che riguardano le specialistiche chirurgiche, gravate da lunghe liste di attesa per gli interventi di sala operatoria per carenza di medici rianimatori e di personale infermieristico, il ridimensionamento del reparto di otorinolaringoiatria, che ha rappresentato una eccellenza per San Benedetto e che tuttora vanta un elevato numero di consulenze specialistiche, compresi ambulatori pubblici sullo screening dell'ipoacusia infantile, di endoscopia ORL unico in tutta la Provincia, mentre non si disdegnano convenzioni con il privato, che non può garantire lo stesso standard di sicurezza, sia per posti di degenza che per interventi chirurgici.

Se poi fossero confermate le illazioni, negativo sarebbe il nostro giudizio sulla nascita di una eventuale Ortogeriatria, perché un Ospedale votato all'emergenza ha bisogno di una Ortopedia che si occupi della traumatologia 24 ore su 24, per tutte le acuzie e non solo per pazienti over 65; come pure la nostra Geriatria, tra le prime e le poche presenti nella Regione Marche deve poter rispondere in termini di posti letto efficacemente alle esigenze di salute di una popolazione di età media molto avanzata.

La rappresentante ANPO in Area Vasta, dr.ssa Lupi, pur condividendo l'impostazione generale di un Ospedale progettato per intensità di cure e anzi auspicando che San Benedetto possa diventare una struttura adibita alla medio-alta intensità di cure, precisa che tale modello però non deve comportare la eliminazione di posti di dirigenti o direttori di struttura ( a cui vengono richieste esperienza e conoscenze costantemente aggiornate), ma la messa in comune di spazi, personale di assistenza e attrezzature, che ruotano in funzione della criticità del paziente.
Le sottoscriventi Sigle Sindacali, dai confronti finora avuti con la Direzione, non ritengono fondato alcun pericolo riguardo alla sicurezza del paziente e in maniera propositiva e costruttiva chiedono di continuare il dialogo in maniera più stringente sulle criticità che emergano dai progetti proposti e da quelli futuri, perché questi possano dare motivazione professionale ai lavoratori, stringendo una alleanza tra tutti gli specialisti ( tra cui sono compresi i medici dell'urgenza), e il cittadino-paziente".

24/02/2013





        
  



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