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Narcisi fa chiarezza sulla questione cardiologia

San Benedetto del Tronto | "L'Ospedale di San Benedetto del Tronto e l'Area Vasta n.5, uniche realtà delle Marche, non possono continuare a fare da cavia alla sperimentazione della riforma sanitaria regionale".

di Dott. Mario Narcisi*

Mario Narcisi

In questi ultimi giorni si stanno succedendo tutta una serie di articoli che riguardano la Cardiologia di San Benedetto del Tronto su cui è importante fare chiarezza:

1)il progetto elaborato dalla Direzione Sanitaria prevede:

-la CHIUSURA della Cardiologia-UTIC di San Benedetto del Tronto .I pazienti cardiopatici non verranno più ricoverati in letti gestiti da direttamente da Cardiologi diretti da un Primario Cardiologo

-il ricovero dei pazienti cardiopatici acuti di San Benedetto del Tronto nella Cardiologia dell'Ospedale di Ascoli Piceno. Coloro che non vi troveranno posto ( la maggioranza, dal momento che la Cardiologia di Ascoli, come anche quella di San Benedetto hanno un tasso di occupazione intorno al 100%), saranno ricoverati nei letti della MURG. Quindi, tali pazienti saranno gestiti dai Medici della Medicina d'urgenza, diretti dal Primario del Pronto Soccorso con la consulenza dei Cardiologi non diretti dal primario della Cardiologia

-lo spostamento ed il demansionamento dell'attuale primario della Cardiologia-UTIC, dott. Guglielmo De Curtis, in una "struttura complessa" senza nessun organico, nessuna sede, a scrivere progetti e percorsi e, soprattutto, a non poter gestire i pazienti ricoverati in Ospedale.

-nessuna rafforzamento della Cardiologia Riabilitativa, in quanto non è prevista l'attivazione di letti di cardiologia (dal momento che la cardiologia viene chiusa) da dedicare alla riabilitazione degenziale. 

2)si sta facendo molta confusione tra chiusura salvata, ampliamento e implementazione della Cardiologia con un organico medico attuale che non potrà garantire due Cardiologi H24.

3)i successi ottenuti nel trattamento dell'infarto nell'area vasta 5, nel 2011, sono il frutto di una azione sinergica dell'Emodinamica di Ascoli Piceno, delle Cardiologie di Ascoli e San Benedetto del Tronto, del Pronto Soccorso di Ascoli e San Benedetto del Tronto e del 118. Togliere anche una sola di queste strutture potrebbe peggiorare i risultati raggiunti. Gli infarti che vengono portati dal PS di San Benedetto del Tronto rappresentano solo una piccola parte di tutti gli infarti che vengono gestiti dalle Cardiologie.

4)in un prossimo futuro vi saranno molti pazienti cardiopatici che avranno già eseguito procedure di rivascolarizzazione (angioplastiche o bypass aortocoronarici), impianti di pace maker o defibrillatori, ablazioni trans catetere delle aritmie, e che dovranno essere trattati sempre per problemi cardiologici di estrema complessità. Parte di questa realtà e attività sono già presenti nel nostro Ospedale. Questi pazienti richiederanno la cura e una assistenza da parte di medici ed infermieri dotati di ampie competenze in campo cardiologico per poter affrontare al meglio i loro problemi. E' evidente che una chiusura della Cardiologia-Utic va contro tali previsioni.

I conti non tornano:

1)L'attività svolta dalla Cardiologia di San Benedetto del Tronto è di rilevante entità, come si può evincere dai dati di attività degli anni 2000-2011. I costi di tale U.O. sono tra i più bassi della Regione in rapporto al numero dei casi trattati e la spesa farmaceutica per farmaci cardiovascolari dell'ex zona 13 (quella di San Benedetto del Tronto) è la più bassa della regione.

2)Fino a quando c'è stata una Unità di Cardiologia autonoma è stata registrata sempre una notevole mobilità attiva, a dimostrazione del gradimento che la struttura aveva anche fuori Regione. Oggi tale mobilità si sta rapidamente riducendo in quanto i pazienti delle altre regioni vengono per essere ricoverati in una Cardiologia, non in una MURG.

3)Non è stata fatta nessuna valutazione sui costi del PS/ MURG che in questi ultimi anni, forse unico caso in Ospedale, ha visto incrementare notevolmente il numero del personale medico ed infermieristico e che, in ogni caso, assorbe una elevata mole di risorse in termini di consulenze, esami di laboratorio, farmaci ed esami strumentali

4)Viene chiuso quello che anche il Direttore Sanitario, autore del Progetto, ha indicato in una intervista come una delle migliori Cardiologie delle Marche, per creare un nuovo modello di ricovero che già con il semplice accorpamento sta creando non pochi problemi, in particolare al personale infermieristico e di conseguenza ai pazienti

5)Alla fine si rischia il verificarsi di una inversione di mobilità dall'Ospedale di San
Benedetto verso le Cliniche private o verso Cardiologie di Ospedali fuori Regione.

Io dico che l'attuale Dirigenza dell'ASUR Marche e dell'Area Vasta n.5 debbano non sottovalutare le disposizioni ancora presenti, in materia di sanità pubblica, nelle Leggi Regionali (n.28 del 30-9-12) e Nazionali ( n.135 del 7-8-12 ) e che il discostarsi da esse le pone in un regime di illegalità che verrà denunciato dalla Assemblea di tutti i Medici ospedalieri della Regione Marche la prossima settimana presso l'ospedale regionale di Torrette in cui verranno chieste le dimissioni dell'Assessore alla sanità Mezzolani, del Direttore dell'ASUR dott.Ciccarelli e dei Direttori delle Aziende ospedaliere di A.V.

L'Ospedale di San Benedetto del Tronto e l'Area Vasta n.5, uniche realtà delle Marche, non possono continuare a fare da cavia alla sperimentazione della riforma sanitaria regionale.
Occorre fermarsi, riflettere e seguire le linee guida regionali concordate. L'Ospedale "Madonna del Soccorso" di S.Benedetto del Tronto non deve pagare gli errori di una programmazione sanitaria provinciale sbagliata e le modifiche, che oggi si vogliono apportare ai nostri Reparti ospedalieri, sono le correzioni di quella progettazione provinciale che non tenne conto né dello sviluppo urbanistico e residenziale della popolazione né delle statistiche sanitarie.

*ex Direttore del DEA di San Benedetto del Tronto 
e Segretario Prov. AAROI-EMAC

22/03/2013





        
  



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