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Piange lo shopping in centro...

San Benedetto del Tronto | Un analisi spietata della situazione in cui è piombato il Belpaese vista con amarezza dalla nostra giovanissima Alice.

di Alice Galasso

VIALE-SECONDO-MORETTI

Passeggio per il corso, buttando ogni tanto un'occhiata qua e là per negozi quando, improvvisamente colpita da qualcosa in fondo alla via, mi fermo: una grande vetrina è tappezzata di fogli di giornale dall'interno; l'insegna, che poco fa faceva capolino sulla nuova boutique, è sparita; sulla parete accanto è stata posizionata in bella mostra la scritta "VENDESI". Impossibile! Solo pochi mesi fa apriva i battenti e cominciava ad allestirsi di abiti sgargianti, alla moda, così frizzanti e giovanili, mentre adesso è un'immagine desolante.

La crisi del commercio ha colpito ancora, facendo la sua ennesima vittima.

Mi volto e a un tratto mi rendo conto di quanto il variopinto paesaggio commerciale del centro di San Benedetto sia cambiato. Diverse attività si susseguono ogni mese a causa della loro scarsa rendita e dei costi di affitto carissimi. Inoltre la sempre minore domanda deve spesso fronteggiare la maggiore offerta dovuta all'eccessiva libertà di esercizio. Il seguente successo dei grandi centri commerciali, ha poi contribuito a schiacciare le piccole imprese cittadine.

Non si tratta, però, di un fenomeno limitato alla nostra località, bensì di un problema largamente diffuso - com'è ormai tristemente noto. Si stima che in Italia nel 2012 siano cessate 64.126 imprese di commercio al dettaglio, vale a dire circa 253 al giorno, valori purtroppo destinati a salire nel corso di quest anno. Si prevede, infatti, la chiusura di 450.000 imprese in totale, cioè 281 al giorno. Ciò è dovuto per la maggiorparte al tracollo delle spese familiari che nel 2012 è stato di 35 miliardi.
 
Questi dati sono davvero allarmanti e assolutamente scoraggianti per noi giovani. Sempre crescente è la nostra preoccupazione a riguardo e numerose sono le nostre domande: cosa ne sarà del nostro futuro? Usciremo da questa grande crisi? Avremo la possibilità di trovare un lavoro?

Le risposte sono offuscate; le speranze si fanno più vane; crollano le nostre certezze. Ogni giorno veniamo travolti da una pioggia di notizie shock sulla caduta di grandi banche, le varie proteste dei lavoratori e infine l'aumento della disoccupazione giovanile.

Gli inglesi li chiamano "NEETS" ( Not in Education, Employment or Training): sono persone comprese nella fascia di età tra i 16 e i 25 anni che né studiano né hanno un impiego, dunque non sono di nessuna utilità sociale. Come si può sviluppare un Paese la cui colonna portante, cioè i ragazzi, perde forza? Dovremmo essere noi ad apportare novità e a dare la spinta per far rinascere ogni settore dell'economia, eppure il clima in cui viviamo non ci motiva abbastanza.

Stufi della situazione, perciò, decidiamo di andare all'estero dopo la scuola: scappiamo da un mondo che non può offrirci nessuna opportunità di crescita. In Francia già ne parlano come "l'exil forcé des jeunes italiens" (l'esilio forzato dei giovani italiani). Neolaureati, diplomati, universitari di ogni età fuggono verso altri Stati - non solo europei - alla ricerca di occasioni e di sicurezze.

Non si può restare indifferenti davanti a questo nuovo fenomeno di emigrazione massiccia, altrimenti l'Italia invecchierà inesorabilmente. Come evitare che ciò accada? Si incoraggi l'entrata dei giovani nel mondo del lavoro con maggiori corsi di apprendistato anche attraverso le scuole, si insista nel dare incentivi e contributi alle imprese che li assumono.

Insomma la mobilitazione e la sensibilizzazione sono essenziali per arginare le gravi piaghe che affliggono il nostro belpaese.
Se solo sapessimo investire sull'energia potenziale delle idee che possediamo...

11/04/2013





        
  



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