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Gherardo Colombo Impariamo la Libertà

San Benedetto del Tronto | Un bagno di folla ha accolto nella fantastica cornice della Palazzina Azzurra l'ex magistrato, oggi divulgatore che ha presentato la sua ultima opera "Impariamo la libertà"

di Sabrina Cava

La  Palazzina Azzurra, ieri sera 3 Luglio, nell’ambito della XXXII edizione di “Incontri con L’autore” ha ospitato Gherardo Colombo e il suo nuovo libro”Imparare la libertà” edito da Salani.

Introdotto dall’avvocato Roberta Alessandrini, l’ex magistrato ha iniziato a sciorinare una serie di concetti base sulle nuove tecniche di approccio pedagogico, il libro infatti è il frutto di una collaborazione a quattro pani con la pedagogista Elena Passerini.

Si è partiti dall’analisi di alcuni articoli della Costituzione come punto di riferimento per spiegare i diritti fondamentali asserviti agli obblighi che ne derivano.

La libertà come percorso obbligato di crescita che inevitabilmente deve passare attraverso la conoscenza.

La capacità di essere liberi è secondo l’autore, in potenza, una inclinazione di ogni essere umano, ma essa va sviluppata attraverso la modifica di alcuni comportamenti che dal singolo vanno ad attecchire  in tutta la collettività.

Tutto questo percorso deve partire da un discorso chiaro ai bambini già in tenera età col non imporre le regole ma facendole percepire come qualcosa di naturale e inevitabile per il benessere proprio e degli altri.

Un concetto pedagogico che francamente non mi è sembrato così innovativo, già Maria Montessori, rivoluzionando e spostando il centro di interesse sul fanciullo lo poneva attore del proprio sviluppo, intuendo come l’opera dell’educatore dovesse consistere in un’operazione di sgombro dagli ostacoli e come offerta di opportunità perché le proprie competenze si potessero esprimere, senza parlare di Eduar Claparede che già alla fine dell’ ‘800 proponeva una rivoluzione pedagogica ad educatori ed insegnanti parlando di metodi che devono gravitare intorno al bambino piuttosto che un bambino obbligato a seguire un percorso senza di lui.

Sta di fatto però che la nostra scuola, bistrattata e trascurata da chi invece dovrebbe averne massima cura, è ancora organizzata in modo che siano i bambini a doversi o adeguare a percorsi didattici ed educativi uguali per tutti in un percorso che non tiene conto delle sue inclinazioni ma persegue solo degli obbiettivi.

Un dialogo con Colombo di oltre 2 ore ma che ho trovato un po’ utopistico e scevro dalla realtà, perfetto nei principi ma poco realizzati e realizzabili, perché in tutto il suo discorso non si è tenuto conto dell’importanza dell’esempio, solo esempi corretti producono comportamenti corretti e in Italia di esempi corretti ne vediamo molto pochi e quasi mai da chi sarebbe deputato ad esserne la massima espressione.

La nostra Costituzione, bellissima e illuminata non garantisce più nel sentire comune i diritti di noi consociati, come si può sostenere che la giustizia è uguale per tutti, il diritto alle cure è uguale per tutti, il diritto allo studio come unico strumento di conoscenza, è garantito a tutti, come spieghiamo che la costituzione prevede un diritto al lavoro  ad un bimbo che vede suo padre licenziato, esodato, in cassa integrazione?

Su una cosa sono stata d’accordo, sui principi, ma quelli li conosciamo tutti, ognuno di noi sa dov’è il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, ma l’esempio?, quale esempio abbiamo noi in Italia? Abbiamo di fronte una classe politica, senza distinzione di colore, che è marcia, protesa solo al proprio arricchimento e che pensa solo al proprio di benessere senza considerazione alcuna per il popolo sovrano..sovrano ma di che?

L’invito del magistrato è stato chiaro, guardare a noi stessi come singolo, a smettere di lamentarci per ciò che non va ma a cercare di cambiare, in primis il nostro modo di pensare  e di agire e fare in modo, in secundis , che questo diventi un modo di pensare e agire della collettività per il benessere comune.

Non lo so, io credo che il singolo possa ben poco, non ha potere contrattuale, né gli strumenti per la tutela dei propri diritti, anche l’accesso alla giustizia è oramai appannaggio di una sempre più ristretta elite.

Sarà stata una mia impressione certo ma ho colto ad un certo punto come un invito a non lagnarsi ma ad agire, se all’individuo togliamo anche il diritto di lamentarsi, che io invece vedo come deterrente all’azione, uno sfogo, a questo non resta che sostituire il lamento con  la rivoluzione…e le rivoluzioni che hanno cambiato il corso della storia non sono mai state pacifiche.

04/07/2013





        
  



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Gherardo Colombo

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