NEIL YOUNG
San Benedetto del Tronto | Live at the Cellar Door
di
Live at the Cellar Door
Esce domani un altro capitolo della lunga saga artistica di Neil Young, uno dei padri del folk rock, iniziata nel lontano 1965 a Winnipeg, Canada e che registra, tra dischi di studio, live e colonne sonore, oltre cinquanta opere quasi tutte di eccellente livello. Le registrazioni di questo album risalgono al 1970 e rappresentano le selezioni di sei storiche serata a in un club di Washington, la capitale del distretto di Columbia, nel nord ovest degli Usa, non lontano dalla sua Los Angeles (dove, da poco più di un anno si era trasferito illegalmente prima di ricevere la sospirata Green Card). Era la prima volta che Neil Young si cimentava in una esibizione solistica e totalmente acustica ma sulle sue spalle aveva già la grande esperienza con i Buffalo Springfield e, soprattutto, col supergruppo di Crosby, Stills e Nash, la cui avventura era da poco terminata. Young stava soprattutto vivendo la grande soddisfazione di un artista reduce dal clamoroso successo mondiale di "After the gold rush" (al tempo incredibilmente bocciato dalla rivista Rolling Stone solo per il fatto che non ci fosse un brano prevalente sugli altri) che sarebbe stato consacrato, di lì a poco, nelle serate della Carnegie Hall di New York. La settimana del Cellar Door non fu altro che una serie di prove utilizzate da Young per preparare l'importante evento newyorkese. Tutta l'emozione di questo disco nasce dalle purissime corde vocali di un giovane di 25 anni che, non senza emozione, annuncia le canzoni del nuovo album snocciolando piccoli gioielli come "Only love can break your heart" o "After the gold rush", e presentando per la prima volta al pubblico "Old man" e "See the sky about to rain". E non viene accantonato nemmeno il vecchio repertorio dei Buffalo Springfield con due meravigliose esecuzioni di "Expecting to fly" (al pianoforte) e "Down by the river" (alla chitarra acustica). Tra le altre gemme rare incastonate tra le note del disco registriamo la rara e poco eseguita "Bad fog of loneliness" (apparsa sul mercato quarant'anni dopo la sua scrittura sul disco Live at Massey Hall del 2007) e le non meno affascinanti "I am a child" (da "Rust never sleeps") e "Flying on the ground is wrong" (da "Tonight's the night") degna chiusura di un concerto che sa regalare ancora un mare di emozioni ad anni e anni di distanza.
VOTO 8/10
|
07/12/2013
NEIL YOUNG
San Benedetto del Tronto | Live at the Cellar Door
di
Live at the Cellar Door
Esce domani un altro capitolo della lunga saga artistica di Neil Young, uno dei padri del folk rock, iniziata nel lontano 1965 a Winnipeg, Canada e che registra, tra dischi di studio, live e colonne sonore, oltre cinquanta opere quasi tutte di eccellente livello. Le registrazioni di questo album risalgono al 1970 e rappresentano le selezioni di sei storiche serata a in un club di Washington, la capitale del distretto di Columbia, nel nord ovest degli Usa, non lontano dalla sua Los Angeles (dove, da poco più di un anno si era trasferito illegalmente prima di ricevere la sospirata Green Card). Era la prima volta che Neil Young si cimentava in una esibizione solistica e totalmente acustica ma sulle sue spalle aveva già la grande esperienza con i Buffalo Springfield e, soprattutto, col supergruppo di Crosby, Stills e Nash, la cui avventura era da poco terminata. Young stava soprattutto vivendo la grande soddisfazione di un artista reduce dal clamoroso successo mondiale di "After the gold rush" (al tempo incredibilmente bocciato dalla rivista Rolling Stone solo per il fatto che non ci fosse un brano prevalente sugli altri) che sarebbe stato consacrato, di lì a poco, nelle serate della Carnegie Hall di New York. La settimana del Cellar Door non fu altro che una serie di prove utilizzate da Young per preparare l'importante evento newyorkese. Tutta l'emozione di questo disco nasce dalle purissime corde vocali di un giovane di 25 anni che, non senza emozione, annuncia le canzoni del nuovo album snocciolando piccoli gioielli come "Only love can break your heart" o "After the gold rush", e presentando per la prima volta al pubblico "Old man" e "See the sky about to rain". E non viene accantonato nemmeno il vecchio repertorio dei Buffalo Springfield con due meravigliose esecuzioni di "Expecting to fly" (al pianoforte) e "Down by the river" (alla chitarra acustica). Tra le altre gemme rare incastonate tra le note del disco registriamo la rara e poco eseguita "Bad fog of loneliness" (apparsa sul mercato quarant'anni dopo la sua scrittura sul disco Live at Massey Hall del 2007) e le non meno affascinanti "I am a child" (da "Rust never sleeps") e "Flying on the ground is wrong" (da "Tonight's the night") degna chiusura di un concerto che sa regalare ancora un mare di emozioni ad anni e anni di distanza.
VOTO 8/10
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07/12/2013
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