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BIRDY

San Benedetto del Tronto | "Fire within"

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Non poteva scegliersi un nome d'arte migliore l'inglese Jasmine van den Bogaerde, giovanissima promessa della canzone d'autore internazionale. L'aspetto di Birdy è sì quello di una tenera ragazzina, un passerotto dalla mirabile ugola, ma con la sua determinazione, non solo vocale, rappresenta un nuovo punto di riferimento per la canzone, come lo fu, alla fine degli anni Settanta, Kate Bush.

Vincitrice di un talent show a soli 12 anni con una sua composizione, Birdy, figlia di una pianista classica, ha debuttato tre anni dopo con un singolo, Skinny love, preso in prestito dalla penna del talentuoso Bon Iver. Un successo immediato e non solo in patria cui ha fatto seguito un disco di cover (da Bon Iver a James Taylor, dai National ai Young Blood, da Ed Sheeran a Benjamin Gibbard, dai Cherry Ghosts agli XX, dai Phoenix a Francis and the Lights) che ha superato il milione di copie in un mercato impoverito dalla crisi.

E oggi, dopo un disco dal vivo (pubblicare il primo concerto in assoluto ha dell'incredibile), a 17 anni, è tornata con una immensa classe proponendoci un disco di sue canzoni che hanno il pregio di una scrittura spontanea e immediata, nella quale la voce passa da un registro intimistico ad una infuocata passione, enfatizzata da passaggi melodrammatici davvero impensabili se tradotti in musica da una giovane di quell'età.

Registrato a Los Angeles, "Fire within" ha il pregio di essere semplice e minimale, quasi da low-fi. Che ci sia un gruppo con lei o una grande orchestra d'archi o la semplice tastiera di un pianoforte o le corde di una chitarra il senso emotivo dell'intero lavoro, immediato e, a tratti, davvero profondo, non cambia. E brano dopo brano Birdy riesce a toccare vertici di pura, estatica, bellezza partendo da un paio di accordi sulla tastiera del pianoforte. E' qui che emergono la razza pura dell'autrice e dell'interprete, la sua forza, il suo spessore drammatico sottolineato da un produttore come Ben Lovett che aveva compiuto lo stesso passo con le energiche e appassionate canzoni dei Mumford & Sons e soprattutto segnato dal corpus unicum che lega, come un prolungamento della sua voce al pianoforte (ascoltate l'emozionante "Standing in the way of the light" o le perfette "Maybe" e "Strange birds", classiche come canzoni degli anni Sessanta firmate da Pino Donaggio o la chiusura "Home" e avrete la perfetta traduzione dell' incredibile personalità che Birdy possiede).

Se non l'avete ancora scoperta affrettatevi a farlo.
Voto 8/10

08/12/2013





        
  



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