I fantasmi di Nick Drake
San Benedetto del Tronto | Gareth Dickson "Nicked Drake"
di
Nicked Drake (Gareth Dickson)
Wraiths
Sono bastati tre album, dal 1969 al 1972, al cantautore inglese Nick Drake per entrare nella leggenda pur non essendo affatto glorificato nella sua breve vita. "Adesso sorgiamo e siamo in ogni dove" cantava in "From the morning", la sua ultima canzone, ma al momento della sua morte, misteriosa solo nei dettagli (suicidio o overdose di farmaci a soli 26 anni) il giradischi suonava i Brandeburghesi di Bach e sul comodino della sua stanza di Birmingham erano segnate le righe di Albert Camus nelle pagine de "Il mito di Sisifo".
Assetato di malinconia Nick Drake, con la sua arte. ha dettato legge nella scrittura di una canzone, è stato scoperto dai più dopo la morte diventando un gigante e un simbolo per una enorme schiera di artisti. Joe Boyd, il suo mentore e produttore, si è fatto in quattro per mantenere in vita la sua memoria attraverso dischi postumi e concerti, tributi e serate, l'ultima delle quali si è tenuta nella città dell'artista nel 2009 (trasmessa l'anno dopo dalla BBC4) e alla quale parteciparono una decina di grandi artisti del folk britannick. Sì perché nel folk Drake è nato e si è sviluppato a fianco di mostri sacri come Richard e Danny Thompson e non lontano da quel leggendario Vashty Banyan che gli ha reso lungamente omaggio.
E della recente tournée di Banyan proprio Gareth Dickson ha aperto le serate esibendosi con le canzoni dai suoi quattro album, l'ultimo dei quali, questo, rende omaggio a Nick Drake, catturato (nicked, appunto) nel suo cuore. Cantante e chitarrista scozzese di Glasgow, Dickson sa tessere alla perfezione un paesaggio sonoro piuttosto minimale, nello stile compositivo e nell'emissione vocale. Che dietro le sue spalle e la sua ispirazione ci sia Nick Drake è quasi lapalissiano. Nick gli gira intorno come una danza di spiriti della notte (in vecchio scozzese i Wraiths del titolo non sono altro che i fantasmi) ma le canzoni non diventano mai ossessioni e Dickson le ripropone come in una perfetta reincarnazione del mito. Qui la rarefazione sonora è di casa. A partire dalla bella copertina di Amy Talluto, fatta di segni e di natura immaginaria strettamente legata al sogno.
E come in una preghiera, da "Road" a "Pink moon" Gareth Dickson entra nel fantasma di Nick e si appropria della sua voce e della sua chitarra per riproporre ancora una volta una decina di canzoni del mito. Qui non è più un omaggio ma un copia e incolla di quella voce e di quella decina di canzoni. E se uno non conoscesse a memoria il repertorio di Nick Drake verrebbe da pensare che sia proprio lui a cantare ancora. Ma è sufficiente tutto questo per giustificare un album? La discografia di Drake è ancora viva e vegeta. Perché allora non tornare ancora da lui?
Voto 5, 5/10
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25/01/2014
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