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Ron e la libertà

San Benedetto del Tronto | Ron "Un abbraccio unico"

di

Ron

"Un abbraccio unico "

A sessant'anni Ron si porta appresso ancora il suo nome all'anagrafe, quel Rosalino che lo fa essere eterno bambino dall'aria apparentemente persa. Romantico quanto basta egli celebra la "festa" Sanremo con maggior ritmo e allegria (è il pubblico che ha scelto "Sing in the rain" a scapito di "Un abbraccio unico") che lo proietta all'indietro verso quel pop-soft-rock perennemente vissuto dietro le quinte di 40 anni di carriera.

Sin dalla foto di copertina che lo vede in caduta libera in acqua non si evince certamente un senso di depressione o di negatività bensì di una strana forma di libertà che non è altro che leggerezza di chi non deve più rendere conto a nessuno nell'arte di costruire una canzone. E' un' "inguaribile voglia di vivere" quella che traspare da queste canzoni di un autore che sembra ingranare una marcia diversa. E' una voglia di grande libertà che diventa emblematica nell'omaggio a Malala Yousafzai, la giovane ragazza pakistana fortemente impegnata per i diritti civili (peccato che la costruzione della canzone sia un po' troppo forzata e priva della necessaria invenzione per colpire). E' la stessa voglia che lo fa cantare e fischiettare nel suo universo sotto la pioggia ("Sing in the rain", "Nel mio mondo") con una bella efficacia da orecchiabili canzoni pop.

E' un desiderio di forte ottimismo che gli suggerisce di seguire la strada di uno Springsteen di periferia quello che gli fa cantare "Cuore nudo" e "America". In molte canzoni si respira una gran voglia di viaggio lungo interminabili highways d'oltreoceano, si percepisce il Baglioni di "Strada facendo" in "La foto che è in me" o l'eterno Jackson Browne delle città per cantare col suo cuore nomade ("L'inguaribile voglia di vivere"). Torna qua e là lo spirito e l'imprinting di Lucio Dalla, eterno mentore di un'intera scuola di autori italiani. Quello stesso spirito fa recuperare a Ron una vecchia canzone, allora piena di crescendo elettronici di stile tardo Ottanta, quella "Sabato animale" comparsa nell'album "Le foglie e il vento" del 1992. La versione odierna è un magnifico esempio di rilettura, che mantiene il ritmo pur rallentando e addolcendo il canto e la voce, mescolandoli però con un vibrante e perfetto rapping di Dargen D'amico autodefinitosi emo-rapper. Tutto il disco è una sorta di risveglio di primavera che vuole scrollarsi di dosso la polvere dell'inverno ma quando Ron, nella finale "60 minuti", ritrova il suo glorioso passato ci regala quattro minuti di perfezione formale del suo caldissimo sole invernale in un vero e unico abbraccio.

Voto 7/10

 

27/02/2014





        
  



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