Il consigliere Bovara interviene sulla Commissione stadio
San Benedetto del Tronto | "chiedo spazio per poter precisare meglio il mio pensiero con una nota scritta che eviti ulteriori malintesi"
Il capogruppo di "città aperta" Roberto Bovara interviene con una nota sul caso Commissione stadio.
Alla luce di quanto apparso in questi giorni sulla stampa in merito alle vicende della Commissione consiliare sullo stadio, chiedo spazio per poter precisare meglio il mio pensiero con una nota scritta che eviti ulteriori malintesi.
La decisione assunta dal sottoscritto e dagli altri consiglieri di maggioranza membri della suddetta Commissione di non partecipare più ai lavori è la logica conseguenza di un mutato atteggiamento da parte del suo presidente rispetto al metodo concordato all’atto di insediamento.
In quella sede si decise tutti insieme che il protocollo da adottare sarebbe stato il seguente: acquisire tutti gli atti ufficiali relativi alla vicenda, esaminarli secondo la loro successione cronologica e, laddove avessimo rilevato incongruenze o fossero sorti dubbi, avremmo ascoltato i soggetti direttamente coinvolti negli specifici punti in questione.
Fino ad un certo punto questo metodo, ripeto condiviso da tutta la commissione, è stato seguito fino a quando il presidente ha deciso di ascoltare soggetti del tutto estranei a questo percorso che, ricordo, è stato messo in piedi per appurare eventuali anomalie nell’azione amministrativa. A quel punto, visto che il presidente non intendeva recedere dai suoi propositi, abbiamo deciso di non dare più il nostro contributo ritenendo snaturata la funzione della Commissione.
Quanto alla frase che ho pronunciato in presenza di alcuni giornalisti circa una presunta sudditanza dei consiglieri membri della commissione, riconosco l’errore di aver replicato d’istinto ad una frase apparsa su un quotidiano che ci dava dei “sudditi del Sindaco”, offendendo così le nostre persone prima ancora che il nostro ruolo e andando ben oltre il legittimo esercizio del diritto di critica.
Penso che le motivazioni appena illustrate siano la migliore smentita a chi ci dipinge come sudditi di qualcuno. Per quanto mi riguarda, non solo non mi ritengo suddito di nessuno, ma riaffermo con forza il mio dovere di amministratore pubblico di non accettare che una sede istituzionale come la Commissione d’indagine venga piegata a strumento di lotta politica. L’esatto opposto della rappresentazione che certa stampa ha voluto dare della nostra libera e motivata scelta.
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04/02/2014
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