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La protesta: "no ad un Ospedale Monco"

San Benedetto del Tronto | Pur condividendo la razionalizzazione delle risorse in materia di sanità, non si giustifica la trasformazione di Ospedali di Rete in “Ospedali monchi”.

di Mario Narcisi

L'ospedale di San Benedetto del Tronto

Quando abbiamo letto la notizia della "..prima mossa ad effetto.." del nuovo Direttore di AV dr. Massimo del Moro, a cui diamo il benvenuto, che nominava il dott. Battiato, Primario ortopedico del "Mazzoni", a cavaliere tra Ascoli e San Benedetto, abbiamo subito pensato che il Sistema ASUR non aveva recepito le Linee di indirizzo che le Associazioni e Organizzazioni cittadine e sanitarie, insieme alle Amministrazioni pubbliche del nostro territorio, avevano rivolto alla Regione affinché il Riordino sanitario prendesse un'altra strada. A nulla sono valse le lettere del dott.Amici, Presidente del Tribunale della Salute Marche, e delle OO.SS. Mediche. Pur condividendo la razionalizzazione delle risorse in materia di sanità, non si giustifica la trasformazione di Ospedali di Rete in "Ospedali monchi".

Caro Direttore Genca noi non diciamo di volere fare tutto nella stessa sede (come giustamente ha dichiarato nella Conferenza dei Sindaci di AV n.5, del 27 Febbraio a S.Benedetto ) ma , perché un Ospedale resti aperto occorre che esso mantenga almeno i Reparti di Base. Questo vale per qualsiasi Ospedale. Per fare ciò, senza superare o contraddire il concetto di Area Vasta, occorre rifarsi all'Ospedale di Distretto come previsto dalla Legge Regionale 13/03 (e sue modificazioni) con una Direzione Sanitaria titolare di Struttura Complessa.

Tenere degli "Ospedali monchi" è creare pericolo e sperpero di denaro pubblico. I disservizi lamentati dai pazienti non hanno origine locali; sono diretta conseguenza della politica sanitaria della Regione Marche e queste soluzioni sbagliate sono frutto di errori o sono scelte strategiche e consapevoli? Secondo noi sono il frutto, purtroppo, di conflitto di interesse visto quello che accade con la Sanità di confine e le Associazioni pubblico-private all'interno degli Ospedali pubblici.

Il risultato assurdo di tali scelte è la creazione di "ospedali monchi" che nonostante l'apparente riduzione delle risorse impiegate, aumenteranno i costi e ridurranno terribilmente la sicurezza! Perché gli ospedali dimezzati aumenteranno i costi?
Perché aumenterà la mobilità passiva e il ricorso alla medicina convenzionata mentre l'Ospedale, svuotato ad arte, già al limite di risorse, non potrà, ad esempio, più aprire una sala operatoria o un ambulatorio o un servizio per mancanza di un Infermiere o un Medico o una attrezzatura. Perché negli ospedali dimezzati si riduce la sicurezza?

Perché il malcapitato non potrà trovare quello di cui ha bisogno e dovrà avventurarsi in precipitosi e rischiosi trasferimenti in ambulanza. Tanto vale chiudere l'Ospedale. E' meglio e più sicuro per tutti. Che senso ha trasferire un politraumatizzato da una Sede, quella di S.Benedetto del Tronto, che si trova al centro di una zona altamente a rischio traumatologico, verso un'altra, quella di Ascoli, lontana dai luoghi di maggiore incidenza infortunistica e più lontana dall'Ospedale Regionale di riferimento di Ancona? Il discorso della Provincia e della sua centralità fra poco sparirà (soppressione delle Province) e la questione della logistica, in campo sanitario, acquisterà maggiore peso. L'AAROI-EMAC chiede a tutti, Cittadini , Operatori sanitari e Amministratori, di unire le proprie forze per combattere contro questa politica del "malato a quattro ruote"e che favorisce conflitti di interesse. No, alla politica del mezzo ospedale di rete! No, alla politica dell' "Ospedale monco"!

07/03/2014





        
  



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