Homo Ian Anderson Erraticus
San Benedetto del Tronto | Ian Anderson "Homo Erraticus"
di
Ian Anderson
"Homo erraticus"
Gli amanti del prog sono in festa per l'arrivo del gran vecchio del flauto, il Severino Gazzelloni del rock, Ian Anderson, leader del glorioso gruppo dei Jethro Tull in procinto di effettuare un lungo mese di concerti in Gran Bretagna da fine aprile a tutto maggio, per proseguire probabilmente per tutta Europa in estate. A dire il vero Ian Anderson non ha mai smesso di fare concerti in questi anni, grazie agli anniversari ("Thick as a brick" era stato reinciso nel 2012) e grazie alle festose serate con grandi orchestre ("The orchestral Jethro Tull" era del 2005).
Ed oggi l'ex folletto fa il suo ritorno discografico con nuove canzoni originali, dopo "Rupi's dance" del 2003. Per "Homo erraticus" si ha bisogno di tornare necessariamente indietro nel tempo fino alla storia del bambino prodigio Gerald Bostock (personaggio di pura fantasia creato dallo stesso Anderson che in realtà è il suo alter ego) che aveva ispirato, nel 1972, proprio "Thick as a brick" (molti ricorderanno il vinile piegato più volte tra le pagine di un vero quotidiano inventato per il packaging). Dopo 40 anni le gesta di Bostock sono nuovamente in primo piano. E' sempre lui che in una polverosa libreria di Linwell, un villaggio immaginario, scova un antico manoscritto centenario di uno storico locale, tale Ernest T. Parritt, riguardante l'Homo Britanicus Erraticus la cui storia ha inizio nel periodo neolitico e si sviluppa nei secoli seminando viaggi e profezie, visioni e allusioni nel perfetto e, spesso, ironico stile di Anderson.
L'apertura di "Doggerland" sembra quasi un abbraccio ideale con le atmosfere del Banco del Mutuo Soccorso ("da qui messere si domina la valle") e di un Medioevo fuso con il rock e il folk nel migliore stile degli anni Settanta. Il viaggio è l'essenza stessa del disco e del protagonista che si esprime grazie al movimento attraverso il tempo, da un'epoca all'altra in una continua tensione verso il cielo e gli astri ("Per errationes ad astra"). Le modalità compositive di Ian Anderson non sono mutate nel tempo e "Homo Erraticus" non promette e non concede nessuna novità. Per le parti vocali si fa aiutare da Ryan O'Donnell che sul palcoscenico è un ulteriore alterego del folletto, grazie alle sue magnifiche doti di mimo e ballerino. Le parti acustiche per la chitarra sono suonate dallo stesso protagonista che è passato alla storia come il flauto del rock ma che in realtà è un notevole polistrumentista. Per le dimensioni più vicine al rock Anderson si avvale della chitarra di Florian Opahle, del basso di David Goodier e della batteria di Scott Hammond. Le onnipresenti tastiere simbolo del prog sono curate da John O'Hara. Un disco per gli appassionati del genere.
Voto 7/10
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17/04/2014
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