L'abito soul di Paolo Nutini
San Benedetto del Tronto | Paolo Nutini "Caustic love"
di
Paolo Nutini
"Caustic love"
Tre album in otto anni sono la cifra di un cantautore scozzese, dal nome italiano, come Paolo Nutini, un artista che ha sempre avuto l'aria scanzonata di un ragazzo semplice che si è visto piombare addosso un successo (oltre un milione di dischi per l'esordio "These streets" del 2006) seguito dall'Ivor Novello award che l'ha quasi schiacciato. Si è ben difeso in ogni modo restando un po' ai margini della società dello spettacolo e apparendo di rado.
Con l'arrivo a Sanremo, quest'anno, e al programma del weekend di Fabio Fazio, suo mentore italiano, Paolo Nutini si ripresente oggi sul mercato con "Caustic love", un disco in uscita la prossima settimana che lascia sconcertati al primo ascolto. Le vesti del cantautore sono accantonate, sin dall'apertura di "Scream", un funky anni Settanta che proietta l'ascoltatore in un mondo totalmente diverso dal suo. Nutini è pronto a dichiarare che la sua anima è plurisfaccettata e il soul è uno dei tanti generi ma non quello che ama di più e da qui a comporre un brano davvero originale che citi quegli anni gloriosi con il rispetto che meritano ce ne passa davvero molto. Si può anche rendere omaggio alla Motown dei Sixties ma riprendere pedissequamente la Bettye Lavette di "Let me down easy" non dà certo l'idea di un grande sforzo autorale. Va meglio in "One day" nella quale Nutini si impegna vocalmente mettendo in risalto colorature timbriche di spessore che lasciano ottimamente sperare se affidate a produttori che sappiano valorizzarle (qui c'è solo Dani Castelar che è pur sempre un tecnico del suono). "Numpty" fa però fare un salto tra Sam & Dave e un annacquato Otis Redding che ha perso tutto il sangue per una trasfusione. L'incontro del cantautore che potrebbe lasciare il segno nell'interpretare un soul moderno si ha in "Better man" (che ha qualche eco di "These arms of mine") e anche in "Diana" (cantata con un bel falsetto) ma sembra un momento di distrazione più che una scelta razionale.
Il déjà vu torna immediatamente con "Iron sky", una canzone (onestamente molto bella e che mescola la voce di Nutini con quella del Charlie Chaplin de "Il grande dittatore") che con le corde vocali di Sharon Jones avrebbe avuto tanta credibilità in più. C'è tanto Memphis sound, tanta Motown e anche un po' di Philadelphia tra le note di "Caustic love" e anche qualche straccetto vocale di Al Green e un po' di rap (con la voce di Janelle Monáe che interviene in "Fashion") ma la carrellata di canzoni si conclude con l'assoluta intimità di "Someone like you" che ci restituisce l'autore puro (con aggiunta di coro black, tanto per essere in tema col resto del disco). Sono pochissimi istanti che lasciano intendere che l'autore Paolo Nutini c'è. E' vivo e vegeto ma in "Caustic love" è inciampato clamorosamente perdendo la bussola della sua anima. Se fossimo nella sua Scozia diremmo che è un lavoro "neither fish nor flesh" ma dalle nostre parti più semplicemente...né carne, né pesce. Peccato.
Voto 5/10
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09/04/2014
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