Le magie famigliari dei Diabaté
San Benedetto del Tronto | Toumani Diabaté / Sidiki Diabaté "Toumani & Sidiki"
di
Toumani Diabaté / Sidiki Diabaté
"Toumani & Sidiki"
Per raccontare la storia musicale di Toumani Diabaté bisogna procedere all'indietro fino agli anni dei Ketama, il gruppo spagnolo di flamenco che aveva rivitalizzato il genere legandolo alla tradizione del folk inglese (con Danny Thompson) e a quella africana del Mali in quel superlativo lavoro del 1998 intitolato "Songhai". Fu questo il primo atto ufficiale di Diabaté, lontano dalla sua terra africana insieme, con l'opera "Kaira" registrata in casa Hannibal con il grande Joe Boyd, il padre spirituale di Nick Drake ma la storia dell'artista proseguì poi a fianco di Ali Farka Touré, di Ballake Sissoko, di Herbie Hancock, di Damon Albarn, di Bjork e tanti altri.
Il pubblico non strettamente legato alla tradizione etnomusicologia maliana aveva scoperto così uno strumento magico come la kora, una sorta di arpa centroafricana occidentale costituita di una grande zucca (a mo' di cassa armonica) foderata di pelle di bue o di antilope sulla quale viene infilato un bastone che regge delle lunghe corde (variabili fino ad un numero di 28) fatte di budella di antilope. Il suono di quello strumento è immediatamente identificabile grazie al tipico effetto a cascata di suoni. Nel corso degli anni Toumani Diabaté è diventato il più affermato musicista di kora e oggi con "Toumani & Sidiki" vuole affiancare ufficialmente anche suo figlio nel primo lavoro intestato insieme ai due. Si tratta di un album solo strumentale e senza nemmeno un intervento cantato. Tutto procede, a volte un po' monotonamente, come in un libro di esercizi di studio dello strumento. Una sorta di "clavicembalo ben temperato" di bachiana memoria nella quale il dialogo tra padre e figlio è fatto di grande rispetto l'uno per l'altro. I ruoli si intercambiano e ciascuno regge la base come un basso continuo e interviene con linee melodiche mai predominanti.
Tutto il disco "Toumani & Sidiki" è' un continuo scivolio di suoni densi di magia che cambiano a volte solo per un titolo diverso dall'altro. Spesso sono titoli dedica a personaggi o a musicisti, a volte è la cronaca amara e drammatica che subentra, come nel caso di "Lampedusa" la cui eco vaga attraverso il mare e torna in patria col suo carico di dolore. E' una sorta di bellissimo adagio intenso e carico di mestizia che diventa base per un canto muto nel quale muore persino la speranza. Spesso sono toni di blues ("Claudia & Salma") che avvicinano immediatamente la calma del Niger con la grande superficie del delta del Mississippi. Spesso i suoni rimandano a intense melodie popolari. E tutto è suggerito dal dialogo tra padre e figlio, fatto di pizzicati di corde, di arpeggi, di silenzi. Di un'emozione diffusa brano dopo brano dalla splendida "Rachid Ouiguini" a "Bagadaji Sinfoula". In un percorso fatto di grande magia.
Voto 8/10
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18/05/2014
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