Abbiamo chiesto alla pianista e concertista Irma Picari organizzatrice di questo nuovo evento che arricchisce il panorama delle iniziative relative alla cultura musicale del nostro territorio, il perché di questo nuovo Festival, quali obiettivi si pone e se, e in che cosa, è diverso dalle altre attività simili?

Nei Festival  in genere si invitano i pianisti di un certo spessore  che vengono pagati per esibirsi. Io ho pensato di dare spazio invece a giovani pianisti offrendo loro la possibilità di esibirsi in queste tre serate di concerti. Spesso infatti, pur studiando ore ed ore, non ottengono il riconoscimento e la visibilità che meritano. Per loro c’è inoltre l’opportunità di confrontarsi  tra coetanei di diverse culture e scuole tecniche di diversi paesi e ciò non può che accrescere la loro motivazione. Tutto questo per avvicinarli di più alla musica, per invogliare  i ragazzi a studiare di più garantendo anche un riconoscimento pubblico al loro lavoro. C’è bisogno che i giovani  imparino che lo studio della musica è una disciplina e non solo un hobby, che la musica è matematica,  educazione fisica , è storia, è ricerca, è un meccanismo di grande sviluppo della sensibilità, è  espressione artistica. Questo è il motivo per nella nostra scuola insegniamo la musica.

Come saranno organizzate le serate?

Il primo giorno  il 29 maggio, ci saranno le audizioni dalle 9:00 alle 15:00.

I partecipanti ammessi in semifinale saranno divisi in due gruppi che si esibiranno il 30 maggio alle ore 21 e il giorno successivo, 31 maggio, sempre alle ore 21. Il primo giugno si terrà il concerto con i finalisti e a seguire le premiazioni.

Come è stata accolta nell’ambito dei docenti e delle scuole di musica del territorio l’iniziativa di questo festival?

Alcuni hanno collaborato molto rigorosamente, come l’ Istituto Musicale di Spontini  di Ascoli Piceno, alcuni non hanno dato la loro disponibilità per diverse ragioni ( non hanno allievi di livello da portare  a questi eventi,  hanno i saggi fine mese ecc.).

La nostra  Associazione e la scuola di musica sono molto giovani, operano da solo due anni,  io credo però che lo studio dei ragazzi vada sempre  premiato e incentivato: il saggio ha sempre un significato importante nella didattica, ma a volte, come è successo nei miei due saggi, anche se si è aperti alle collaborazioni e si invitano tutti a partecipare come uditori, il pubblico è composto solo i genitori degli allievi e da parenti. Si sente la mancanza di un pubblico di ragazzi, pianisti o musicisti,  docenti, o direttori artistici che vengano a seguire i saggi.  Ecco perciò l’idea del festival e del premio che hanno lo scopo di far sentire gli allievi protagonisti e dare visibilità al loro studio e alla loro passione. Mi piacerebbe che ci fosse una partecipazione delle altre realtà della cultura musicale del territorio….E’ vero anche che tutti non possono  seguire tutti, ma occorrerebbe uno scambio e una condivisione tra tutti coloro che si occupano di insegnare la musica, una curiosità reciproca e costruttiva. Il lavoro dei docenti e degli allievi non può solo accontentarsi della presenza, seppure preziosa e gratificante, dei genitori.  Diffondere la cultura musicale, per noi che di essa abbiamo vissuto, dovrebbe essere un impegno importante e il nostro lavoro dovrebbe puntare a migliorare la didattica attraverso il confronto con gli altri. Ho sempre proposto la collaborazione tra le scuole e continuerò a lottare per questo anche se, a volte, ho la sensazione di trovarmi di fronte a un muro di gomma.