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LO spirito rock di Joan Osborne

San Benedetto del Tronto | Joan Osborne "Love and hate"

di

Joan Osborne

"Love and hate"

Quanti ricorderanno quella bella canzone di quasi vent'anni fa che si chiamava "One of us" ("E se Dio fosse uno di noi" come cantava Eugenio Finardi in versione italiana) avranno in mente la bella voce di Joan Osborne, autrice e cantante cinquantenne di Anchorage/Louisville nel Kentucky diventata presto newyorkese di adozione che fu nominata per sette volte ai premi Grammy. La sua è una voce bella quadrata che ha sempre spaziato tra pop e folk, country e blues e oggi fa il suo ritorno con "Love and hate", il suo ottavo album di studio (più uno che aveva registrato quasi anonimamente prima della carriera ufficiale).

Come artista Joan Osborne non è mai stata con le mani in mano. Si è prodigata per la causa femminista, ha aperto una casa discografica indipendente (la Womanly Hips), si è prodigata per la diffusione della musica Motown, ha girato l'America con band come le Dixie Chicks, i Dead, Phil Lesh, Vivian Campbell, Cheap Trick e, attualmente, i Trigger Hippy. Un'attività senza sosta per sottolineare il suo amore per la musica popolare espressa in ogni forma e genere. Con la maturità anagrafica esprime la sua totale evoluzione artistica in questo bell'album di canzoni appassionate (erano otto anni che non pubblicava materiale originale) e molto ben costruite sul rapporto interpersonale, sull'amore e sulla vita di relazione. A cominciare dal piccolo manifesto di "Where we start" una celebrazione dell'albero dell'amore, rappresentato in copertina, croce e delizia di ogni storia privata. Sa sferrare subito il suo colpo di autrice con una ballata perfetta come "Work on me" che diventa classico al primo ascolto. Con l'aiuto del southern rock entra subito nella crisi di un rapporto in cui ci si definisce "bastardi" con la tirata "Mongrels" ricca di ritmo e di chitarre sincopate. Joan Osborne sa usare alla perfezione gli archi con somma discrezione come dimostra lo stacco a bolero di "Train", apparentemente dolce ma sarcastica nel testo ("pensi a me sempre come un treno che arriva e mi porta a casa per mettere tutto a posto").

Ci sono parecchi déjà vu tra le note di queste canzoni ma ogni tema è centrato, sia nell'originalità che nella lontana citazione. Lo dimostrano "Not too well acquainted" (con vaga eco di Joni Mitchell) e "Up all night". Centrale e perfetta col suo intro di pianoforte è la canzone del titolo, "Love and Hate", che ha il sapore della migliore Tori Amos che va a braccetto con Carole King e mette in luce una magnifica voce sottolineata da archi delicati. Lo spirito del rock non tramonta mai con Joan Osborne e torna con "Keep it underground" e "Kitten's got claws" e ci restituisce una cantautrice molto classica.

Voto 7,5/10

05/05/2014





        
  



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