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Harry Dean Stanton, un attore di culto e la sua voce

San Benedetto del Tronto | Harry Dean Stanton "Partly fiction"

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Harry Dean Stanton

"Partly fiction"

La strada nella notte è al bivio di Mulholland Drive, tra la parte Est e Coldwater. I fari che si incrociano sono radi e squarciano di rosso la poca nebbia sull'asfalto. La radio è accesa e una voce incerta lacera il silenzio sinistro con un sogno di sole e di sud. "Everybody's talkin'" rompe quell'atmosfera ma non è la voce di Harry Nilsson che celebra un grande autore come Fred Neil bensì quella malferma e rugosa di una maschera del grande schermo disegnata sui lineamenti dell'88enne Harry Dean Stanton, monumentale attore di oltre 100 film, molti dei quali entrati nel cuore dei grandi appassionati di cinema.

"Partly fiction" è un docufilm girato un paio di anni fa dalla regista Sophie Huber che racconta la vita dell'attore inquadrata nel bilico perenne di chi recita e chi fa sul serio. Per Harry Dean Stanton la linea di confine sembra esattamente fatta della stessa nebbia cara al David Lynch che racconta le inquietudini dell'uomo. E' incerta come la stessa vita e ha un piede nella realtà e uno nella finzione. Sta tutto qui il gioco espressivo del grande attore che per raccontare la sua vita si serve di chitarra e canzoni della sua infanzia e della sua terra del Kentucky. La sua voce corre tra le parole, intonatissima e suggestiva, spesso al limite del subliminale e passa dal country al rock'n'roll dimostrando ancora una volta quanto sia comune il percorso dei due generi musicali. La sua voce è sempre in primo piano. A tratti lo accompagna Jamie James, a tratti il basso di Don Was ("When i get my rewards" di Paul Kennedy, "She thinks i still care" di Steve Duffy e "Promised land" di Chuck Berry).

Se molte strade cinematografiche e letterarie conducono in "Partly fiction" alla California e a Los Angeles quelle musicali raccontano il Tennessee e il mid west fino ad arrivare al sud dei confini pieno di visi bruciati dal sole messicano ("Cancion mixteca" di José Lopez Alavez). Il canto è pacato e notturno come in un western senza sangue e pistole e la voce di Stanton ha un fascino davvero notevole anche quando inciampa e dimentica qualche parola ("Hands on the wheel" di Billy Callery). Ed è davvero felicissima la scelta del repertorio che Harry Dean Stanton canta nel film, qui documentato in questo disco uscito da qualche giorno. Rende appassionata la "Blue Bayou" di Roy Orbison con un singhiozzo à la Elvis. Travolge con la sua passione il Kris Kristofferson del classico "Help me make through the night" ritmandola a suo modo. E come un crooner del tempo dei cercatori d'oro affronta nel finale il folklore dei vecchi padri irlandesi con una versione, quasi a cappella, di "Danny boy", il classico di Fred Weatherly. Davvero toccante.

Voto 9/10

30/06/2014





        
  



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