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Un anno senza Barbara

San Benedetto del Tronto | A un anno dalla scomparsa di Barbara Mertz, erede spirituale di Agatha Christie, una breve riflessione sulla mala lettura in Italia.

di Andrea Petrelli

Barbara Mertz

365 giorni. Un anno. Voi Lettori cosa avete fatto da un anno a questa parte? Immagino che molti di voi abbiano lavorato, altri studiato. Alcuni oso azzardare siano diventati genitori, altri disoccupati e altri ancora abbiano messo le corna al proprio compagno. La verità è che non me ne frega niente di ciò che avete vissuto. Dovete solo lasciare perdere quello che state facendo in questo momento per un paio di minuti e leggere queste quattro righe.
Esattamente un anno fa veniva a mancare Barbara Mertz. Chi diavolo è Barbara Mertz?, vi starete chiedendo. Be', era un'egittologa e scrittrice, nata in Illinois nel ‘27. Durante la sua lunga carriera, dopo gli studi presso il prestigioso Oriental Institute di Chicago, ha scritto ben 66 libri di cui 63 romanzi, con la media di quasi uno all'anno a partire dal 1964 al 2010, e 3 saggi. In molti la consideravano l'unica e sola erede di quella Christie che ci ha regalato Poirot e Marple.

Personalmente non ho mai conosciuto Barbara Mertz. Anni fa iniziai la stesura di una lettera (la Mertz non possedeva alcun indirizzo email) da farle pervenire, ma la prof di inglese si rifiutò di tradurmela.
«Hai l'esame di maturità l'anno prossimo, traducila tu così fai esercizio!», disse la stronza. Come se il pomeriggio non avessi già avuto da tradurre le versioni di latino o da studiare pagine su pagine assegnatemi da lei stessa e dai suoi ignobili colleghi. Per non divagare, non ho mai conosciuto la Mertz, ma avrei voluto. È stata la mentore che non ho mai avuto. Uno di quegli autori che un aspirante scribacchino dovrebbe obbligatoriamente leggere, dopo Salgari, Doyle, Fleming, Mitchell, Márquez, Seneca, Schopenhauer...
I suoi libri, oltre a sapervi raccontare di storia senza che vi addormentiate, lasciano il segno poiché sono ricchi di carattere. I personaggi sono umani comuni, ma ciascuno di essi possiede, nel bene o nel male, valori ai quali si attiene dalla prima all'ultima pagina. Barbara Mertz è riuscita a farci capire cosa vuol dire essere tenaci, saper lottare fino all'ultimo, vincere, ma soprattutto perdere. Ci ha ricordato cosa sia l'amore vero, quello che se il caso lo vuole impiega anni prima di realizzarsi. Con lei, abbiamo imparato cos'è l'attesa, che rende ancora più attraente ciò che desideriamo. Semmai partirete (se ancora non lo avete fatto) per l'Egitto di fine ‘800 con la famiglia Emerson, vi accorgerete di sentirvi a casa.

In Italia, della Mertz, sono stati tradotti (e nemmeno tutti) solo i romanzi narranti le gesta di Amelia Peabody e famiglia. Sinceramente trovo squallida la scusa che farfugliò la Casa Editrice Nord quattro anni fa per giustificare l'interruzione delle uscite.
«Purtroppo il gradimento del pubblico italiano nei confronti di questa autrice è stato così limitato che abbiamo dovuto interrompere le pubblicazioni. Sappiamo bene che alcuni lettori saranno amareggiati per questa decisione, ma non possiamo ignorare il responso dei lettori. Ci dispiace!»
Io avevo pronta una tanica di benzina per dare fuoco alla sede della GeMS, l'unico ostacolo era la distanza tra San Benedetto e Milano. Ricordare tali parole quando si entra in libreria e si vedono sugli scaffali libri di Volo o Ruffini, diciamolo, fa girare altamente le palle. Ma ancora più aberrante è il fatto che voi idioti acquistiate certe schifezze. Ma non avete un po' di amor proprio? Non tenete per niente ad arricchire il vostro Spirito con letture di spessore?

State tranquilli, la colpa non la attribuisco del tutto a voi lettori scarsi, considerato che «Secondo gli editori uno dei principali ostacoli alla lettura dei libri è il basso livello culturale della popolazione (36,6%)» (La produzione e lettura dei libri anni 2012 e 2013, Istat).
Secondo me o ci sono o ci fanno, ho pensato mentre leggevo suddette righe. Poiché noi siamo ciò che mangiamo anche metaforicamente parlando, se dei 50.000 titoli che escono ogni anno se ne pubblicano 49.990 dal contenuto scialbo, è normale che il lettore conseguentemente si imbastardisce. Le cose sono due: o gli editori e la televisione non capiscono che possiedono un notevole potere pedagogico e che se producessero cultura vera (come la Mondadori e la Rai facevano dai '60 in poi), il nostro livello culturale crescerebbe di molto, o sfruttano la consapevolezza che un popolo di capre è più facile da gestire e abbindolare.

Il punto è che non siamo capre... no, un momento, io sono un lettore forte, secondo le statistiche, perché leggo più di un libro al mese, pertanto mi correggo. Voi non siete capre, quindi non fate i coglioni: andate nelle librerie (non nei discount) e acquistate un libro. Leggete di amore, non di sesso, leggete Morin o Redmerski, non James o Cao; leggete di avventura, non delle solite sparatorie e spaccio di droga, insomma sappiate prediligere Salgari e Sabatini e Crichton a De Cataldo; ma soprattutto leggete autori giovani che i romanzi se li scrivono da soli, non vecchi boriosi che prestano soltanto il nome a volumi realizzati da ghostwriter come Manfredi.

P.S.
Le capre sono molto più intelligenti di quanto si pensi.

08/08/2014





        
  



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