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L'italia che verrà

San Benedetto del Tronto | Annaspando nel Paese che stenta a rimanere a galla, le istituzioni non riescono a stare al passo della crisi.

di Martina Oddi

Il risultato, dopo anni di Berlusconismo congenito, dopo il magna omnes craxiano, non può che essere disarmante. In un quadro apocalittico, fatto di immigrazione clandestina fuori controllo e povertà sempre più diffusa, lo sforzo delle società che arranca e' più drammatico a causa della sensazione di aver perduto il quid dell'italianità.

E delinquere diventa una sfida, un interesse e in molti casi l'unica scelta. La sensazione di non essere più sicuri a casa propria non e' data solo dalle scelte della nuova Europa , controllata a giro stretto dall'austerity tedesca a li la' delle iniziali intenzioni proclamate dal Premier di puntare sulla crescita. E' diventata anche la paura di non stare sicuri neppure a casa propria, sull'orlo della rivolta civile. E di non essere protetti da nessuno, in un paese dove si taglia a discapito delle categorie più significative per la crescita sociale e la sicurezza. Sebbene dei tagli annunciati non si conoscano l'impatto e il metodo, dei furti che imperversano nella vallata, che durante le feste di paese imperversano sul territorio, si conosce la dinamica nel dettaglio.

Tranne chi li compie. Furti di gioielli, soldi, documenti. Ma anche di abbigliamento, di cibo. Estranei che entrano in case lasciate incustodite per una sera, e approfittano per mangiare tutto quello che trovano, per ore. Poi rubacchiano e si danno alla fuga solo quando colti con le mani nel sacco. Quando non ci scappa il morto, nella concitazione non rara di un imprevisto faccia a faccia. Nel giro di qualche giorno, Pagliare e Spinetoli, nel pieno dei festeggiamenti dell'uva iniziati di fatto martedì sera, sono diventati il teatro di un proliferare di furti nelle abitazioni.

I cittadini di buona volontà interessati dal fenomeno propongono la sorveglianza della vicinanza, un concetto importato dalla civile Inghilterra, in cui tutti i componenti delle comunità vigilano tenendosi in contatto telefonicamente e segnalando gli uni agli altri eventuali anomalie, o prolungate assenze. Ma in questa Italia sfiduciata e poco attenta al buon vivere, inteso non solo come clima,paesaggio e cibo, ma anche come qualità della vita civile e responsabilità sociale, si riesce almeno a provare a rispolverare il senso civico e la speranza, che hanno reso possibile la sua stessa esistenza, al tempo degli avi? Considerando che lo stato non può fare tutto da solo, potrebbe essere il primo semplice sintomo di quel reale cambiamento, dai tempi eroici di Peppino e Don Camillo, di quell'innovazione che gli esperti danno come sola alternativa alla rivoluzione. E innovare non può ridursi a un fenomeno meramente tecnologico o puramente sociale. Il cambiamento deve essere anche profondamente culturale e civile.

12/09/2014





        
  



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