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Stefano Petrocchi presenta "La Polveriera"

San Benedetto del Tronto | Romanzo e manuale letterario, "La Polveriera" non è solo un'asettica cronistoria del Premio Strega, ma il quadro di un'epoca con le sue vicissitudini, i suoi personaggi, gli umori, il tutto in una cornice fantasiosa

di Alice Galasso

Locandina Petrocchi

"Ad un certo punto ho avuto la percezione di aver creato una polveriera".


Così scriveva Maria Bellonci, lanciando la collana "Come un racconto" (1969), una raccolta di ristampati dei vincitori del Premio Strega dall'anno di fondazione sino ad allora.
Oggi è Stefano Petrocchi, l'attuale direttore della fondazione Bellonci, a tirare le fila della compagine del premio: i personaggi, le polemiche e gli eventi convergono nel racconto di un'epoca cruciale nella letteratura contemporanea, quella del secondo Novecento, fino ai giorni nostri.

Il tutto, contenuto nel suo ultimo libro, appunto intitolato "La Polveriera", un vero e proprio "manuale" letterario.

Ed è stato in occasione dell'ultimo appuntamento di Incontrando... che la città di San Benedetto ha potuto ospitare la presentazione del romanzo - un romanzo, sì, perché l'autore ha preferito conferire agli avvenimenti vissuti un impianto fantasioso piuttosto che mantenerli nella loro asetticità, come per prenderne le distanze.

Nel corso della serata lo scrittore ha ripercorso l'excursus storico del Premio Strega, di cui è l'attuale direttore in carica, partendo dal suo "ancien régime" o "epoca nobile", precisamente nel lontano 1944, per fare tappa nel complesso Dopoguerra, quando la democrazia iniziava appena a destarsi da quel torpore ventennale quale fu stato la dittatura fascista, quando la percentuale di analfabetismo nel Paese sfiorava ancora vette altissime.

Fu in un tale contesto problematico, ma sicuramente stimolante e florido dal punto di vista culturale, che gli "amici della domenica" iniziarono a riunirsi in casa della Bellonci. Quest'ultima insieme alla Rimoaldi, altra intellettuale di spicco nel salotto letterario, dette una forte impronta al premio, frutto della dicotomia tra queste due personalità così distinte.

Il nome "Strega" fu ripreso dall'omonimo marchio di un celebre liquore prodotto a Benevento, la cui ditta si può dire - in termini attuali - "sponsorizzasse" l'attività delle due scrittrici.

La giuria - di cui fece parte anche il grande regista Fellini - divenne fulcro della società culturale del tempo, al cui occhio critico furono sottoposti Pasolini, Longo, Moravia, Cassola ed altri grandi autori la cui fama non si è dissolta nel tempo.

Il vincitore, infatti, ancora oggi subisce un cambio radicale nel suo status - il numero di copie vendute aumenta esponenzialmente - data la crescente popolarità tra il pubblico dei lettori e non-lettori, le case editrici italiane ed anche internazionali.

Nessuno avrebbe mai apprezzato quel Giuseppe Tomasi di Lampedusa autore del Gattopardo se non fosse stato insignito dell'onoreficenza letteraria sopra citata (ebbe tanto successo da vendere 150 mila copie in un anno, che qualche decennio fa era sicuramente una cifra esorbitante)che poi è andato a costituire una delle quattro tappe fondamentali (insieme a Eco con il romanzo "In nome della rosa", Margaret Mazzantini con "Non ti muovere" e il caso letterario di Giordano con "La solitudine dei numeri primi") che secondo Petrocchi hanno fatto la storia del Premio Strega.

La metafora con la quale lo definisce è il grosso Marlin de "Il vecchio e il mare" di Hemingway: il pescatore Santiago dopo averlo catturato deve compiere un viaggio pieno di peripezie prima che giunga a riva. Così "il premio suscita gli appetiti dei media... è un marlin che ogni anno si rigenera e deve essere portato in salvo a riva" afferma, sottolineando il duro lavoro che si cela dietro le quinte.

"La Polveriera" è, dunque, un romanzo storico a tutti gli effetti che non solo ne racconta i retroscena ma anche i gesti plateali di cui è stato teatro - come ad esempio le aspre contestazioni di Pasolini, da personalità eccentrica qual era - le emozioni e le ambizioni che si agitavano negli animi dei concorrenti in gara con tutte le loro debolezze e i loro intimi desideri di fama, di considerazione, di riconoscibilità nell'opinione pubblica, la loro paura della solitudine e dell'oblio. 

19/12/2014





        
  



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