La Chiesa di San Claudio: tra storia, leggenda e realtà
Corridonia | La Chiesa di San Claudio al Chienti, uno degli esempi più significativi di architettura romanica delle Marche.
di Elvira Apone
San Claudio al Chienti
Adagiata su una fertile pianura in fondo a un viale alberato costeggiato da centinaia di cipressi, proprio dove un tempo sorgeva la città romana di Pausulae, poi distrutta dai Goti, si erge la chiesa di San Claudio al Chienti, uno degli esempi più significativi di architettura romanica delle Marche. La chiesa, anzi più precisamente la pieve, venne costruita sulle rovine della città romana intorno al VII secolo e, pur rimaneggiata tra la fine del secolo XI e l’inizio del XII, ha tuttavia conservato gran parte del suo aspetto originario. San Claudio è costituita da due chiese sovrapposte collegate tra loro sia da due scalette a chiocciola, collocate nelle due torri cilindriche della facciata, che avevano anche una funzione difensiva, sia esternamente attraverso uno scalone e un portale romanico, aggiunto nel XIII secolo.
La parte sottostante è sormontata all’esterno da un terrazzo che introduce alla parte superiore; entrambe le chiese hanno una pianta quadrata su quattro pilastri a formare una croce greca. L’abside centrale della chiesa inferiore è adornato da affreschi del XV secolo che raffigurano San Claudio e San Rocco. All’interno di tutta la chiesa si respira un’atmosfera di quiete e di pace: gli archi a volta si susseguono in un armonico crescendo di linee e di forme, gioia per gli occhi e anche per lo spirito. La luce soffusa ne accentua la magia e il paesaggio circostante ne sottolinea la bellezza. La chiesa di San Claudio rappresenta anche un pezzo di storia importante della nostra regione: nel 1926, durante un restauro, sotto il pavimento vicino all’altare, venne ritrovata una mummia che si pensa appartenga all’imperatore Ottone III, il cui corpo pare non sia mai ritornato ad Aquisgrana; inoltre, a poca distanza da qui, morì l’imperatore Carlo Magno, la cui salma fu condotta e seppellita nella Cappella Palatina.
Dopo diversi studi, alcuni storici hanno avanzato l’ipotesi che l’effettiva Cappella Palatina possa essere proprio la chiesa di San Claudio, ipotesi avvalorata anche dal fatto che dal 715 il territorio piceno è stato occupato dai franchi in fuga dall’Aquitania allora occupata dai Saraceni e che Pipino il Breve, il padre di Carlo Magno, è sepolto nella chiesa della Collegiata di San Ginesio. Un luogo sacro questo interessante e affascinante da scoprire, un meraviglioso capolavoro di arte e architettura in cui confluiscono e si fondono diversi stili, da quello bizantino della struttura a pianta greca, a quello ravennate delle torri circolari con monofore e bifore, fino a quello di influenza lombarda che caratterizza gli archetti e le lesene delle superfici esterne. Un posto da visitare, quindi, magari perdendosi tra le verdi sfumature che colorano la valle attraversata da fiume Chienti, cornice perfetta per questo altro gioiello della nostra regione.
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17/03/2015
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