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E, …… l’Italia andò in guerra

Roma | Terza puntata di “D-Day” su Rai3 dedicata a quei momenti cruciali e anche simbolici dei cinque anni di guerra rivisitati dopo settant’anni. L’ultima venerdì 17 aprile.

di Felice Di Maro

D-Day Rai3

Venerdì 10 aprile dalle 21.05 su Rai3 la storia in prima serata e si che lo meritiamo con il canone che paghiamo e al di là delle opinioni di ognuno. Tanti gli esperti ma anche storici nonché i testimoni presentati da Tommaso Cerno, conduttore della trasmissione. Solo per citarne alcuni il generale Fabio Mini, lo storico Filippo Focardi, Santo Pelliccia, un ex paracadutista della Folgore reduce della battaglia di El Alamein. Natalia Aspesi, giovane ragazza in una Milano martoriata dalle bombe. Ospite fisso Paolo Mieli che in finale ha detto che è stata una puntata forte e si condivide naturalmente. Quali sono stati i nodi dei cinque di guerra?

Intanto l’inviato nella storia come viene presentato da Cerno, Fabio Toncelli, ci ha fatto vedere l’unica arma, in perfetta efficienza, la Regia Marina, che alla vigilia della guerra era considerata in grado di competere con la flotta britannica e con quella francese. A bordo del sottomarino della Marina Militare Italiana, Salvatore Todaro, ha messo in evidenza le caratteristiche con quelli che hanno operato all’epoca. I filmati di questa puntata sono girati da Rosanna Lo Santo Vanessa Roghi Si è parlato molto di impreparazione a sostenere una guerra che doveva essere per Mussolini una passeggiata per sedersi al tavolo dei vincitori. Non si esitato a mettere in evidenza che a volte è stata legata a veri e propri casi di ruberie e in particolare per la Campagna di Russia. Ovviamente ampio approfondimento vi è stato per gli atti di eroismo poco conosciuti come la battaglia di El Alamein.

Il mito di ‘italiani brava gente’ è stato la base per presentare tutti quegli aspetti che nell’insieme denotano le contraddizioni micidiali a partire quella degli italiani in Russia guardati con occhi benevoli dalle popolazioni locali ma anche delle stragi perpetrate dai militari italiani nei Balcani come in Grecia e le immagini sono state veramente forti. Chiare le sofferenze subite dai civili quando l’Italia diventò essa stessa un campo di battaglia e gli italiani delle vittime indifese come le stragi naziste ma anche dei dolori e dei lutti che gli alleati provocarono nella lunga risalita della penisola come a Montecassino.

Importante il campo di concentramento di Arbe che rappresenta il punto più alto delle violenze italiane ordinate da Mussolini e realizzate dal generale Mario Roatta il 2 giugno 1942. Com’è noto nel 1941 l'isola di Arbe insieme a quella di Veglia fu annessa al Regno d'Italia e aggregata alla provincia di Fiume. Proprio in località Campora fu allestito questo campo destinato a raccogliere i civili rastrellati nell’area d'occupazione italiana della Jugoslavia. Nei primi otto mesi dei circa 6.500 civili internati oltre 1.000 trovarono la morte. Sono quasi tutti vecchi, donne e bambini, e alcuni storici slavi come Tone Ferenc, Ivan Kovacic e Bozidar Jezernik hanno indicato in un numero compreso tra i 1447 e i 1167 i decessi avvenuti al campo. Come si è visto in trasmissione con immagini forti veramente toccanti da descrivere non solo i nazisti ma anche i militari italiani hanno fatto violenze sui civili.

L’8 settembre del 1943 con  l’armistizio gli Sloveni prigionieri del campo a quanto pare presero prigioniero il comandante del campo, colonnello dei Carabinieri Vincenzo Cujuli, che fu seviziato e ucciso dai partigiani anche se una versione diversa dice che sarebbe morto suicida in prigionia: la ricerca non si deve fermare mai perché anche determinare i numeri si fa ricostruzione storica e al di là delle vicende s’intende. Ci furono comunque due anni di dominazione ustascia e nazista, finché nel 1945, l'Esercito popolare di Liberazione Jugoslavo occupò l'isola che entrò a far parte della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il destino dell’area sembra segnato perché alla fine della guerra il nuovo governo fece istituire in un'isoletta disabitata vicinissima ad Arbe, il campo di concentramento dell'Isola Calva (o Goli Otok) destinato all'internamento degli oppositori del regime di Tito.

15/04/2015





        
  



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