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Ridare slancio al settore dell’accoglienza attraverso la riscoperta della diversità biologica

Grottammare | E’ possibile, attraverso l’attenta pianificazione di una condivisa idea di proposta turistica, riuscire a salvaguardare l’ambiente e la sua biodiversità?

di Matteo Massicci

E’ possibile, attraverso l’attenta pianificazione di una condivisa idea di proposta turistica, riuscire a salvaguardare l’ambiente e la sua biodiversità, ridare slancio all’indotto dell’accoglienza e, nello stesso tempo, conservare il nostro patrimonio culturale e di competenze pratiche? I membri dell’Associazione Paese Alto Grottammare non sembrano avere dubbi a riguardo: non solo ciò è assolutamente fattibile, ma l’implementazione di una vasta rete in grado di avvicinare il settore della ricezione alle unicità del nostro territorio mostrerebbe i suoi effetti positivi sull’intera economia. Sono state queste le tematiche affrontate durante la “Giornata Divulgativa Sulle Razze da Allevamento Marchigiane”, svoltasi venerdì 15 Maggio all’interno del teatro dell’Arancio e patrocinata dall’associazione che riunisce i gestori degli esercizi commerciali presenti nel vecchio incasato di Grottammare. All’incontro hanno partecipato l’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche (ASSAM), l’amministrazione locale, ristoratori, coltivatori e allevatori. Per l’occasione, abbiamo intervistato Luca Bagnara, membro dell’Associazione Paese Alto e promotore dell’evento.

Signor Bagnara, perché avete scelto di sostenere una simile iniziativa?
La motivazione principale risiede nella nostra comune volontà di comunicare l’importanza della protezione della varietà biologica che contraddistingue il nostro territorio; varietà rappresentata, in piccola parte, dalle specie animali presentate durante l’iniziativa, e cioè il Colombo Ascolano, Il Coniglio nero Gigante del Piceno e la Gallina Ancona. Proprio per questa ragione la prima parte dell’evento è stata dedicata all’incontro con le scuole, con la speranza che anche le nuove generazioni possano comprendere e farsi carico di un simile impegno. L’altra motivazione riguarda la ricchezza che queste specie, diffusissime in epoche passate, possono ancora generare. Utilizzare simili prodotti nella ristorazione, per esempio, ci dà la certezza di offrire alla clientela una proposta unica in termini di qualità, storia e patrimonio culturale, aspetti sempre più premiati dai consumatori.

Come pensate di convincere i produttori a reinserire queste specie nella programmazione del loro lavoro?
Di questo punto ci siamo occupati nella seconda parte della giornata, quando gli addetti del settore della ristorazione presenti hanno avuto la possibilità di parlare con gli allevatori e provare i loro prodotti. In questo modo abbiamo fornito il contesto ideale in cui creare contatti diretti che incentivino il passaggio a una filiera corta di produzione e che consentano ai produttori di avere la certezza di una richiesta costante di materia prima. Se un simile modello potrà svilupparsi in maniera diffusa, gli allevatori potrebbero ricevere le giuste tutele e garanzie a favore di una reintroduzione di specie antiche, animali e vegetali, che richiedono cure e sforzi particolari, contrastando così una preoccupante e impoverente tendenza al ricorso delle monoculture e dei monoallevamenti. Potremmo, inoltre, riuscire nell’intento di preservare tutte quelle conoscenze pratiche e artigianali che simili attività necessitano.

Quali sono gli obiettivi a breve termine che vorreste raggiungere con questo genere di eventi?
Considerato l’impegno profuso della nostra associazione nella tutela del patrimonio enogastronomico locale, ci aspettiamo, come risultato immediato, un incremento nel numero di soggetti interessati a fare proprio quello che potremmo definire un sistema di microfiliera, in cui la fidelizzazione del mondo della ristorazione al lavoro dei piccoli produttori locali, e viceversa, sia accompagnata da una riscoperta della vasta varietà biologica di cui disponiamo e, ovviamente, dell’immenso patrimonio culturale che essa rappresenta. Una volta raggiunto questo risultato potremmo usufruire di una materia prima in grado di fornire al settore dell’accoglienza regionale una cifra contraddistintiva, come già succede per molti altri generi alimentari tipici del nostro territorio. Questa proposta, infine, ha il vantaggio di essere scarsamente impattante sull’ambiente, in quanto prevedrebbe una produzione ritagliata su richieste specifiche, quindi senza sprechi, e abbatterebbe le emissioni dovute alle distribuzioni su largha scala.

19/05/2015





        
  



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