"E se brucia anche il cielo" di Davide Rondoni, a San Benedetto.
San Benedetto del Tronto | In un tardo pomeriggio uggioso e piovoso - all’Hotel Progresso di San Benedetto del Tronto - uno splendido ed intimo momento culturale, con una delle più suggestive personalità poetiche del nostro tempo.
di Umberto Sgattoni
Minuto, Rondoni, Frollà
In un sabato pomeriggio, peraltro piovoso e caratterizzato da diversi e concomitanti appuntamenti elettorali (in vista delle elezioni comunali di giugno), Rondoni è stato un luminoso, solare, inedito e benefico raggio di poesia.
L'evento culturale, è stato organizzato dalla libreria La Bibliofila e dall'Associazione Culturale "I Luoghi della Scrittura".
Dopo una brevissima introduzione di Mimmo Minuto della Bibliofila (storico, instancabile e tenace organizzatore e promotore di eventi culturali in città) che, dopo aver elogiato le indiscusse qualità di Rondoni - e menzionato quelle della poetessa Rossella Frollà e della poetessa Enrica Loggi (presente fra il pubblico) - ha sottolineato come oggi più che mai "sia fondamentale non arrendersi nel creare occasioni culturali", si è entrati subito nel vivo dell'incontro.
Che Davide Rondoni, avesse quell'innato e straordinario talento di toccare le corde giuste, per rapire ed incantare anche l'uditorio più tiepido, distratto, annoiato, diffidente e tenacemente resistente al lasciarsi sedurre dall'incantagione della poesia e della letteratura, non era una novità.
Fascinazioni e qualità, che evidentemente, solo i poeti - o loro sicuramente in maniera spiccata - possiedono.
Ed infatti, prima ancora che scrittore, critico letterario, intellettuale, Davide Rondoni è poeta; peraltro, premiato dalla Presidenza della Repubblica per la sua meritoria opera di promozione della poesia, in vari contesti sociali, civili, culturali.
Una sensibilità squisitamente poetica, quella del Rondoni, - che la poetessa Rossella Frollà che ha conversato con lui - ha tenuto a rilevare sin dalle prime battute.
E sin dalle prime pagine del romanzo di Rondoni che si andava a presentare al pubblico: un romanzo storico, che - per sua natura - presuppone fatti storici; ma che, (come accade spesso anche in altri romanzi di Rondoni), ha la peculiarità di andare oltre il mero fatto storico; ed in questo romanzo specifico, si produce in una sorta di superamento e di metamorfosi in cui la passione trasfigura in amore e l'irragionevolezza ardita in pietas ed humanitas. E due esistenze, quella di Maurizio e Francesco Baracca, si intrecciano.
"E se brucia anche il cielo", il Romanzo di Francesco Baracca. L'amore, la guerra; questo, il titolo del libro, edito da Frassinelli Editore.
Andare alla vita che c'è dietro (e dentro) il fatto storico: che è sì, generato da cause e motivazioni e composto da situazioni, ma anche e soprattutto è caratterizzato da esseri umani che poi le vivono concretamente.
E che Rondoni, avesse nel proprio bagaglio di narratore, quelle qualità che solo scrittori abituati a raggiungere certe vette ed altezze letterarie, hanno in dote, non era un mistero.
"Baracca, non era mai stato fatto oggetto di narrativa; a parte una bellissima canzone di Sergio Endrigo ed una di Francesco De Gregori" ha detto l'autore.
Poi, si è addentrato nel delinearne un profilo intenso e significativo: un romagnolo; un'eroe della prima guerra mondiale; un cacciatore dei cieli dai modi "cavallereschi" apprezzato da moltissimi ammiratori (compreso il Vate Gabriele D'Annunzio); i quali, nel chiedergli quale fosse il suo segreto, si sentivano rispondere "Calmo e Freddo".
"Il romanzo è anche una sorta di viaggio nell'antropologia romagnola" ha detto Rondoni; che si è soffermato poi sul fatto che troppo spesso si credano caratteri romagnoli la passionalità e la giovialità, dimenticando che, per certi più rilevanti motivi, il romagnolo è sicuramente un "uomo di terra": come il contadino calmo e metodico nel lavoro, che conosce il valore ed il senso dell'attesa.
Poi, Rondoni ha preso in considerazione il contesto in cui Francesco Baracca, divenne quell'eroe che la memorialistica storica ci ha consegnato: l'Inutile Strage - così la definì Benedetto XV -, la Prima Guerra Mondiale: un momento della storia dell'umanità dal costo esistenziale terrificante; la guerra, un vero abisso.
Abisso in cui, ha sottolineato Rondoni - in fondo - tentare di scrivere o fare poesia in trincea, era un atto di vita e d'amore contro la morte e le tenebre.
Gradevolissima la conversazione - sapientemente ed egregiamente condotta dalla Frollà - e ricca di spunti di riflessione, curiosità, aneddoti, belle pagine di poesia e di vita.
Sta ora lettore, rintracciarle - in un libro che merita davvero - non soltanto per la squisita qualità del suo autore, ma anche per il suo protagonista.
Che torna a vivere, nelle pagine del libro.
Perché, come ha detto Rondoni: "noi siamo i racconti che lasciamo".
E Francesco Baracca, nel libro, vive.
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01/05/2016
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