“Francesco nell’arte” alla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno
San Benedetto del Tronto | Fino al 31 luglio è aperta tutti i giorni, presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, la mostra di opere dal titolo “Francesco nell’arte da Cimabue a Caravaggio”.
di Elvira Apone
Il 31 luglio chiuderà i battenti la mostra di opere dal titolo “Francesco nell’arte da Cimabue a Caravaggio”, allestita presso alcune sale della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno. Si tratta di una serie di tele che vanno dalla seconda metà del XIII fino al XVII secolo, il cui protagonista è San Francesco, oggetto di culto e di devozione nel nostro territorio soprattutto dal 1215, anno in cui venne in pellegrinaggio ad Ascoli Piceno, lasciando in moltissimi fedeli, tra cui diversi esponenti delle famiglie più in vista della città, un segno indelebile del suo messaggio e del suo stile di vita.
I quadri in mostra evidenziano un percorso iconografico in cui si assiste a un’evoluzione nella rappresentazione del santo di Assisi dal XIII secolo con Cimabue e Margarito d’Arezzo, i cui ritratti di Francesco appaiono ancora alquanto rudimentali ed essenziali nelle forme e nei contenuti, per finire alle soglie del XVII secolo con Caravaggio, Annibale Carracci e Francesco Superti, nelle cui tele San Francesco non è solo raffigurato in maniera più precisa e dettagliata, anche nell’uso dei colori, ma diviene anche espressione di pathos e di tensione emotiva, latore e simbolo di sentimenti ed emozioni che traspaiono sia dal suo volto sia dai suoi gesti, cui rimandano anche un paesaggio dai toni scuri e un’atmosfera contemplativa e raccolta.
Come si può osservare dalle opere esposte, già a partire dalla fine del XIV secolo, l’iconografia di San Francesco subisce un cambiamento, ponendo maggiore attenzione ai particolari fisici del santo, oltre che alla drammatizzazione delle principali vicende della sua vita. In generale, uno dei temi più rappresentati della biografia di San Francesco è quello delle stigmate, che il santo ricevette nel 1224 quando si trovava in meditazione sul monte della Verna, come mostrano il quadro del Tiziano, quello di Guido Reni e il dipinto di Cristoforo Roncalli, per fare alcuni esempi. In queste raffigurazioni dell’evento, attraverso il quale la pittura operò una vera e propria divinizzazione del santo, Francesco lascia trasparire tutta la paura e lo sgomento per quello che gli sta accadendo, ma, al tempo stesso, apre le braccia in segno di sottomissione alla volontà celeste.
In generale, però, le immagini di San Francesco sembrano avere dei tratti comuni nel corso dei secoli che vanno dal Medioevo al Barocco. Il santo, infatti, è spesso dipinto con in mano il libro della Regola e con indosso un saio logoro e rattoppato, come ben testimoniano, fra tutti, i due quadri del Guercino, in cui la poca cura del suo aspetto esteriore è segno evidente della sua coraggiosa scelta di povertà. Un altro elemento ricorrente nei quadri su Francesco in mostra ad Ascoli è il crocefisso, che San Francesco tiene in mano, come, ad esempio, nel trittico di Vittore Crivelli, oppure davanti al quale si inchina, come nel quadro di Ludovico Carracci, o addirittura che abbraccia, come in quello di Alessandro Magnasco, a testimonianza della sua umiltà e della sua fede. Non mancano, poi, dipinti del santo in mezzo ai putti o in cui viene confortato da una figura angelica, come, per esempio, il quadro del Gentileschi, in cui il corpo di Francesco si abbandona alla sofferenza.
Particolarmente suggestivo è, inoltre, il quadro del pittore francese Trophime Bigot. La sua tela, che ha anche alcuni elementi comuni ad altre, mostra una sorta di dicotomia tra la vita, rappresentata dalla luce della candela che illumina il volto del santo, dal rosario di legno, che giace sul tavolo accanto, e dalla croce, che si erge sullo sfondo, e la morte, cui rimanda inequivocabilmente il teschio, simbolo, tra l’altro, ricorrente anche in quadri di altri pittori, primo fra tutti quello del Caravaggio. Qui San Francesco tiene proprio in mano un teschio e, con gli occhi socchiusi, è immerso nella meditazione, mentre in primo piano, ancora una volta, svetta la croce, simbolo di resurrezione e di purificazione.
Allestita con cura e attenzione, questa mostra, dunque, offre spunti interessanti e diversi argomenti di riflessione e, attraverso la figura del patrono d’Italia, conduce il visitatore alla scoperta di opere sconosciute ai più, ma che costituiscono un’altra fetta importante del nostro patrimonio artistico e culturale.
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17/07/2016
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