Recensione del libro "LE NOTTI BLU" di Chiara Marchelli (Giulio Perrone Editore, 2017)
San Benedetto del Tronto | Un libro che lascia il segno.
di Olga Merli
"Le notti blu" è un libro che libera. Libera le emozioni, quelle più fragili, in controluce; le conflittualità che intessono, spesso, la ragnatela dei vissuti esistenziali. Ci svincola dalla prigionia dei "luoghi comuni" che limitano, talvolta, le più intime percezioni.
Ha il potere di portare alla luce gli elementi maggiormente esclusivi, oscuri, a tratti atavici dell'essere umano.
Svelato egregiamente nell'incipit, sofferente all'interno dell'ermetica armatura della negazione, lo scheletro narrativo si dipana, interiorizzante, a tratti quasi claustrofobico. Un fotogramma in bianco e nero, stilizzato nella memoria, rappresentativo dello strascico asfissiante del dolore che tracima le fragili sponde di una egoistica e scontata angoscia per trasformarsi in "altro". Nell'altro. Una straordinaria rivisitazione, assolutamente non banale, delle fasi dell'elaborazione del lutto; il lutto più spaventoso: la perdita di un figlio.
Un romanzo assolutamente trasversale e visivo, umanizzante, dove la plasticità della dimensione emozionale si nutre dell'humus allegorico, istillato a piccole ma intense dosi, come la fragilità della montagna franante che riporta alle ineludibili dissonanze cognitive che, prima o poi, faranno deragliare le nostre più marmoree certezze. Incursioni nella spietata quotidianità, nelle ambivalenze emotive e conflittuali generate tra i personaggi, dove persino il concetto di nutrimento diventa la metafora adatta per mostrare l'anoressia empatica e affettiva che ci relega all'interno di uno schema limitante che è quello delle nostre individualità, dove l'altro rappresenta il cono d'ombra di oscure proiezioni e innegabili aspettative.
Il tema principale del romanzo compone l'inesorabile e compatta ossatura di una trama che avrebbe potuto facilmente scadere nel banale e che invece, investe, in pieno il lettore, oltrepassando i confini degli ordinari cliché, privandosi di inutili fronzoli narrativi, per svelare l'eccezionalità di una nuova consapevolezza, i territori inesplorati di realtà emotive che faticano a svelarsi. E come nella più cruda e reale sceneggiatura, è un libro che ti pone dinanzi allo specchio, che ti impone di sottrarti al rassicurante rifugio della maschera che indossi.
Un romanzo che impegna tutte le estensioni tattili del lettore, che non si sfoglia soltanto con le dita, che non si legge esclusivamente con lo sguardo, in quanto ogni singola emozione è tradotta nell'antitesi obbligata del linguaggio del cuore.
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10/07/2017
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