Paolo Genovese ospite alla Palazzina Azzurra
San Benedetto del Tronto | Mercoledì 11 luglio, nell’ambito della XXXVII edizione di “Incontri con l’autore”, la Palazzina Azzurra ha ospitato Paolo Genovese, che ha presentato il suo romanzo dal titolo “Il primo giorno della mia vita”.
di Elvira Apone

ph. Fania Pozielli
Mercoledì 11 luglio, alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, nell’ambito della XXXVII edizione della rassegna “Incontri con l’autore”, organizzata dall'associazione culturale "I Luoghi della scrittura" e dalla libreria La Bibliofila con il patrocinio e il contributo dell'Amministrazione Comunale, il regista e sceneggiatore Paolo Genovese ha presentato il suo romanzo dal titolo “Il primo giorno della mia vita” (ed. Einaudi). Noto al grande pubblico per aver diretto il film “Perfetti sconosciuti”, con cui ha vinto il David di Donatello per il miglior film e la migliore sceneggiatura, Paolo Genovese, dopo la sua prima esperienza letteraria con “Tutta colpa di Freud”, con questo libro è passato per la seconda volta dalla regia alla scrittura. E, sulla scia delle suggestioni e degli spunti offerti da Filippo Massacci, il regista romano ha raccontato, con ironia ed entusiasmo, il proprio percorso artistico, spiegando come è nata il lui l’esigenza di scrivere questo romanzo, cioè di affidare di nuovo alla carta stampata la propria visione del mondo.
Raccontare storie è stato da sempre il suo intento, ha dichiarato Paolo Genovese, ed è dunque da questa sua volontà di narrare che muove i suoi passi. Ma fare un film, come ha spiegato, è persino più facile che scrivere un libro: quando giri un film hai a disposizione molti mezzi e supporti, da quello visivo a quello audio, mentre se scrivi un libro sei solo, completamente solo con una penna in mano. Però più libero. Più libero dai condizionamenti temporali e spaziali e solo con te stesso e con le tue idee in testa. Ed è così che è nato il romanzo “Il primo giorno della mia vita”, dalla necessità di raccontare una storia subito, senza dover aspettare. E questa storia, all’apparenza tragica, perché nasconde i drammi esistenziali di quattro persone, una poliziotta che ha perso la figlia, una ginnasta ridotta sulla sedia a rotelle, un professionista depresso che non conosce la ragione del suo stato e un bambino vittima di bullismo, è, in realtà, una storia di rinascita, di speranza, di amore per la vita che, di fronte alla morte, acquista un significato e un valore inestimabile.
In una Manhattan dove tutto è possibile, i quattro protagonisti ricevono da un personaggio misterioso il dono di scoprire come sarebbe il mondo dopo la loro morte e di osservare dall’esterno se stessi per potersi, forse, innamorare di nuovo della vita e magari ricominciarla da capo, affrontandola in modo diverso. E questo amore per la vita, avventura affascinante e sorprendente, l’ha apertamente confessato mercoledì sera Paolo Genovese di fronte a un pubblico partecipe e attento. “Non credo di avere gli strumenti adatti per capire che cosa ci sia dopo la vita e non mi interessa” ha affermato il regista. Quello che conta è vivere con la consapevolezza che la vita abbia una durata, non importa quale, e non come se dovessimo farlo in eterno; solo così, potremmo avere “un approccio alla vita più leggero”.
Affidando, quindi, alle sole parole il suo senso della vita, attraverso un modo di raccontare “per immagini”, Paolo Genovese ha regalato al pubblico un “oggetto più prezioso di un film”, e non solo perché a possederlo sarà un numero più limitato di persone, ma soprattutto perché è destinato a rimanere per sempre. E non è escluso che da questo libro venga tratto un film, perché, in fondo, il suo primo amore è stato e resta il cinema, dal suo primo cortometraggio “Incantesimo napoletano”, vincitore, per uno strano e paradossale errore del destino, del festival di Locarno, all’ultimo lungometraggio “The place”.
Un invito, quindi, a vivere con intensità e lucido coinvolgimento e, proprio perché siamo solo di passaggio su questa terra, ad apprezzare la vita come una meravigliosa occasione da cogliere. Una lezione di vita quella di Paolo Genovese, un insegnamento che nasce dall’amore incondizionato per la vita stessa e da uno sguardo acuto, coerente e disincantato sull’esistenza umana.
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12/07/2018
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