Enrico Vanzina alla Palazzina Azzurra tra commozione e ironia
San Benedetto del Tronto | Venerdì 27 luglio, nell’ambito della rassegna “Incontri con l’autore”, Enrico Vanzina ha presentato alla Palazzina Azzurra il suo ultimo romanzo dal titolo “La sera a Roma”.
di Elvira Apone
ph. Domenico Gabrielli
Venerdì 27 luglio, alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, nell’ambito della XXXVII edizione della rassegna “XXXVII Incontri con l’autore”, organizzata dall'associazione culturale "I Luoghi della scrittura" e dalla libreria La Bibliofila con il patrocinio e il contributo dell'Amministrazione Comunale e della Regione Marche, il celebre sceneggiatore e giornalista Enrico Vanzina ha presentato il suo ultimo romanzo dal titolo “La sera a Roma” (ed. Mondadori). Tra commozione e ironia, tra riflessioni profonde e momenti di ilarità, Vanzina non ha soltanto parlato di questa sua ultima opera letteraria, di cui ha ammesso di andare molto fiero, ma ha anche narrato a un pubblico attento e interessato i suoi esordi giornalistici, la sua esperienza di aiuto regista e di sceneggiatore cinematografico, i suoi legami con molti attori del nostro cinema e soprattutto il suo rapporto simbiotico con il fratello Carlo, scomparso di recente.
E se “scrivere serve a sconfiggere la morte”, come gli aveva detto Ennio Flaiano durante il loro primo incontro, “leggere serve a vivere” ha aggiunto Enrico Vanzina, riconoscendo alla scrittura, che è sempre stata la sua passione, un ruolo fondamentale di espressione del pensiero. Con rammarico, infatti, ha confessato di dover prendere le distanze sia da gran parte dei giornalisti attuali, che scrivono male perché pensano male, sia dalla critica, che, soprattutto nei confronti della commedia all’italiana, ha sempre avuto un atteggiamento snobistico e denigratorio, mentre, al contrario, ha spiegato Vanzina, è stato proprio il cinema popolare la spina dorsale della nostra cinematografia.
Come ha puntualizzato Sonia Loffreda, che ha dialogato con l’autore, questo romanzo non è semplicemente un giallo, pur avendone gli elementi fondamentali, e non ha un solo protagonista, il giornalista e sceneggiatore Federico, che, come ha confermato Vanzina, rappresenta se stesso. È, in realtà, un libro complesso e articolato, in cui tanti sono i temi e i protagonisti: il tempo, che passa e divora ogni cosa, l’amore, sia eterosessuale che omosessuale, il tradimento, il sesso, il rapporto tra realtà e finzione e, soprattutto, Roma, una Roma che oscilla tra raffinatezza e declino, una “Roma da basso impero”, in cui si consumano intrighi, misteri, rivelazioni, tradimenti e delitti.
Una Roma, come ha ribadito Enrico Vanzina, “rassegnata al presente”, la stessa situazione che attualmente sta vivendo tutto il nostro paese. E nessuno meglio di lui, che per anni ha fotografato Roma nei suoi film e nei suoi articoli, che ha mostrato con sincerità e realismo l’Italia e gli italiani, poteva fare un ritratto più autentico e veritiero della società romana in tutto il suo splendore e la sua decadenza: “Parlando di Roma non potevo sbagliare” ha dichiarato lui stesso.
Un romanzo su Roma, quindi, una Roma che trae spunto da “La Dolce Vita” di felliniana memoria, che “ha raccontato attraverso immagini strepitose il senso della vita”, ma non solo; una storia avvincente in cui si muovono tanti personaggi reali e in cui, ha affermato Vanzina, il personaggio più bello è quello ispirato a sua moglie. E le donne, in questo libro, escono vincitrici perché qui, ha asserito lui stesso, si mette a nudo in tutta la sua fragilità di uomo e riconosce alle donne quelle doti che le rendono superiori: saper intuire, capire e perdonare.
Non ha nascosto, Enrico Vanzina, durante la serata, una certa amarezza per come il cinema italiano è cambiato negli anni, quel cinema di Totò, diretto dal padre Steno, che mostrava un’Italia che non morirà mai, tutta racchiusa in quell’intramontabile battuta: “Ma mi faccia il piacere!”; quel cinema di Alberto Sordi, che è riuscito a rappresentare un’umanità variegata, calandosi ogni volta in un personaggio diverso, ma sempre animato dallo stesso sentimento con cui guardava la vita; quel cinema in cui trionfava la commedia all’italiana, ormai tramontata, che ha ben saputo fotografare l’Italia riuscendo a parlare di temi drammatici in modo divertente e scanzonato. E forse proprio questa nostalgia, mai celata durante la presentazione del suo libro, ha contribuito a creare un clima disteso e rilassante, a metà tra la chiacchierata informale e la confessione sincera, che ha entusiasmato, affascinato e tenuto il pubblico incollato alle sedie fino all’ultima battuta. Un’atmosfera magica, in sintonia con questa serata estiva a San Benedetto del Tronto che, per usare le parole di Enrico Vanzina: “è un posto che mi incanta”.
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28/07/2018
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