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In Viaggio con Luca Leone, Giovanna Famulari, Alessia e Fabia Salvucci per l’ultima serata di In art

San Benedetto del Tronto | Successo e partecipazione domenica 14 aprile al Medoc per l’ultimo incontro di In Art, patrocinato da Amnesty International Italia, che ha ospitato l’editore, giornalista e scrittore Luca Leone e le musiciste Giovanna Famulari, Alessia e Fabia Salvucci.

di Elvira Apone

da sinistra: Luca Leone, Alessia Salvucci, Fabia Salvucci, Giovanna Fabulari

Domenica 14 aprile, al pub Medoc di San Benedetto del Tronto, l’ultimo incontro della terza edizione della rassegna letteraria e musicale In Art, organizzata dall’associazione culturale “Rinascenza” con la direzione artistica di Annalisa Frontalini, con il patrocinio e il sostegno dell’amministrazione comunale e della Regione Marche e con il supporto dello sponsor ufficiale Gate-away.com, ha riscosso grande successo e partecipazione. Ospiti d’eccezione l’editore, giornalista e scrittore Luca Leone, che ha presentato il suo ultimo libro “Tre serbi, due musulmani, un lupo (Infinito edizioni) e le musiciste Giovanna Famulari, Alessia Salvucci e Fabia Salvucci, che hanno regalato al pubblico lo splendido concerto “Trame di donna nel mondo. Canti d’autore e di tradizione, di etnie intrecciate”. A quest’ultimo appuntamento, che ha avuto il patrocinio di Amnesty International Italia, è intervenuto anche il vicepresidente di Amnesty International Italia, Paolo Pignocchi che, insieme al magistrato e poeta Ettore Picardi, ha dialogato con Luca Leone.

Con la sua nota disinvoltura e competenza, Ettore Picardi ha introdotto il tema affrontato nell’ultimo libro di Luca Leone, scritto a quattro mani con lo scrittore padovano Daniele Zanon, un tema duro e difficile, che pone l’odio, la discriminazione razziale e la propaganda nazionalistica al centro di una serie di vicende ambientate negli anni novanta in Bosnia,  in cui sono coinvolti i destini di alcuni ragazzi appartenenti a etnie diverse. Una storia basata su fatti veri e documentati che, come ha spiegato lo scrittore, non ha nulla di inventato tranne l’avventura, “perché la finzione spesso non riesce ad andare oltre la realtà”. Una storia di orrore e di morte narrata, però, con la leggerezza tipica degli adolescenti, con il candore e l’innocenza di chi non è ancora stato raggiunto dall’odio e dalla sopraffazione ed è, quindi, “l’esca perfetta per raccontare una storia sporca”. “Raccolgo storie di persone”, ha affermato Luca Leone, “sono i popoli a fare la storia”. E la storia che racconta in questo libro è quella di un popolo, anzi di vari popoli, e di ciò che resta di loro. Perché, ha chiarito l’autore, non gli interessa raccontare la battaglia, bensì ciò che resta sotto la cenere della battaglia e oggi, purtroppo, stiamo pagando sulla nostra pelle la cecità con cui guardiamo e abbiamo guardato la storia, che, invece, ha molto da dirci. E questo romanzo, che racconta un pezzo di storia più vicina a noi per tempo e luogo di quanto possiamo immaginare, vuole portare anche tanti ragazzi, attraverso un linguaggio che sia accessibile a tutti, ad avvicinarsi alla storia: “A molti studenti non giunge nemmeno l’eco della storia”, ha puntualizzato Luca Leone, “per cui è necessario portare i ragazzi a toccare con mano ciò che è ancora storia vivente”. 

Un “testimone di realtà difficili”, così Paolo Pignocchi, vicepresidente di Amnesty Internaional Italia, ha definito Luca Leone, al quale è legato da un rapporto di amicizia e di collaborazione. “Di fronte ai grandi crimini di guerra e contro l’umanità” ha dichiarato Pignocchi “dobbiamo essere consapevoli di non avere un sistema di giustizia adeguato a combatterli”. E in un periodo così incerto e sbiadito come questo, ha ribadito, per Amnesty International è fondamentale avere dei testimoni. La guerra in Bosnia, che è entrata nelle case della gente, che ha diviso le famiglie, che ha favorito la pulizia etnica e lo stupro etnico di migliaia di donne, che ha contribuito ad ampliare le distanze tra le diverse etnie e a negare alle minoranze persino i diritti fondamentali, è lo specchio del fallimento della giustizia internazionale, ha rilevato Pignocchi, ed è per questo che l’azione di pressione operata da Amnesty International sui governi dell’ex Yugoslavia mira a garantire diritti e risarcimenti alle vittime, oltre che a fornire un supporto psicologico alle donne che hanno subito stupri. Una realtà che non si può e non si deve ignorare e verso la quale è necessario focalizzare l’attenzione di tutti affinché vicende storiche così recenti e tangibili come queste possano insegnarci almeno ad attenuare quel clima di odio verso gli altri così diffuso nella società odierna.

E sul presupposto che la diversità non è pericolo, non è sottrazione, ma è arricchimento, mutuo scambio, si fonda la ricerca musicale da cui è nato il concerto in cui Giovanna Famulari al violoncello, Alessia Salvucci alle percussioni e Fabia Salvucci alla voce e percussioni si sono esibite per il pubblico di In Art. Una ricerca che affonda le proprie radici nello studio approfondito dei canti popolari e della musica etnica e che domenica sera si è tradotto in un meraviglioso viaggio attraverso diverse culture, tradizioni, sensibilità; un percorso immaginifico attraverso modi differenti di percepire e rappresentare la vita, visto e interpretato con uno sguardo tutto al femminile. Un concerto in cui gli echi orientaleggianti del Cantico dei Cantici hanno ceduto il passo alla vivacità di un canto di guerra Iddish; in cui la struggente malinconia di una ninna nanna salentina ha aperto la strada alla melodia di una canzone macedone; in cui gli inconfondibili ritmi africani hanno lasciato il posto alla saudade portoghese e al sapore latino di Cu Cu Ru Cu Cu Paloma e in cui ogni nota, ogni parola, ogni gesto, così intriso di vitalità e passione, seminava dietro di sé una profonda scia di sentimenti contrastanti: amore, tristezza, gioia, rabbia, nostalgia. Un crescendo di emozioni che hanno preso forma e sostanza, un caleidoscopico miscuglio di linguaggi, timbri, toni, sonorità, che è riuscito a creare un’atmosfera calda e coinvolgente, in cui la bellezza, che nella vera arte trova dimora, ha di nuovo svelato il suo volto, unendo tutti nel suo tenero, magico e sconfinato abbraccio. 

17/04/2019





        
  



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