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Santa Maria della Rocca: una sorpresa che ogni volta si rinnova

San Benedetto del Tronto | Adagiata su una rupe e circondata da un pittoresco paesaggio collinare, la chiesa di Santa Maria della Rocca a Offida è un gioiello dell’architettura romanico-gotica dall’armoniosa simmetria di forme.

di Elvira Apone

la chiesa di Santa Maria della Rocca a Offida

Nel lontano 1039 Longino d’Azzone, signore di Offida, donò ai monaci dell’abbazia di Farfa gran parte dei suoi possedimenti, compreso il castello di Offida e l’annessa chiesa di Santa Maria. Circa tre secoli dopo, esattamente nel 1330, come attesta un’epigrafe presente su un angolo del muro esterno della chiesa, la chiesetta venne demolita per far posto a quella attuale, molto più larga e lunga dell’originale.

Così oggi, al termine di una stradina costeggiata da piccole villette dai giardini fioriti e ben curati, nella parte occidentale del paese di Offida, si apre allo sguardo la meravigliosa chiesa di Santa Maria della Rocca, adagiata su una rupe e circondata da un pittoresco paesaggio collinare. Come una perla racchiusa in un’ostrica, questo gioiello dell’architettura romanico-gotica sembra quasi spuntare all’improvviso per stupirci con tutta l’armoniosa simmetria delle sue forme.

La struttura esterna è scandita da lesene di travertino che la percorrono lungo i fianchi e le absidi e ne decorano anche la facciata, impreziosita ulteriormente da un ampio rosone in legno di quercia. L’interno è diviso in due piani comunicanti tra loro: il piano superiore è costituito da un’unica navata a croce latina con tetto a capriate, terminante in tre absidi poligonali decorate da affreschi del XIV e XV secolo raffiguranti santi, martiri, angeli e profeti; la cripta, a tre navate, che si estende per tutta l’area corrispondente al piano superiore, è interrotta da diverse colonne in laterizio dai capitelli smussati agli angoli, che sostengono archi a tutto sesto o a sesto acuto. Le pareti della cripta sono anch’esse adornate da affreschi con immagini di santi attribuiti al così detto maestro di Offida, un monaco formatosi alla scuola napoletana, e al pittore Ugolino di Vanne; quelli delle due piccole cappelle laterali, in particolare, rappresentano uno dei più alti esempi della pittura trecentesca del nostro Piceno.

In origine si poteva entrare nella cripta attraverso tre porte, due a sud, riservate ai monaci, e una a nord, destinata ai fedeli. Attualmente, invece, ci si può accedere sia dall’interno, cioè dalla chiesa superiore tramite una scala a chiocciola, sia dall’esterno, percorrendo una gradinata che conduce al portale del XIV secolo scolpito con foglie, tortiglioni e animali fantastici. L’atmosfera che vi si respira non è soltanto di forte impatto emotivo, ma anche di grande spiritualità. Forse l’originalità e la bellezza di questa chiesa risiedono proprio nel connubio tra la sua luminosità interna, non troppo tipica delle chiese romaniche e gotiche, generalmente più buie, e il senso di elegante semplicità e di maestosa purezza che trasuda dalle sue pietre, dalle sue linee, dalle sue geometrie, insomma, dal suo ergersi imponente, ma al tempo stesso leggera, come una nuvola chiara posatasi quasi per caso su quel crostone roccioso, dal’alto del quale ci accoglie sorridente lasciandoci senza fiato.

Una sorpresa che ogni volta si rinnova.

01/11/2019





        
  



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