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Organizzazione area vasta, Azienda ospedaliera unica:problemi aperti. Intervista a Palma del Zompo

San Benedetto del Tronto | Dalla delibera di Giunta regionale dell’ottobre 2007 che ha dato il via, all’interno del Piano Sanitario regionale, al Progetto sperimentale per l’istituzione dell’ Area Vasta, ancora nessuna iniziativa di pianificazione a lungo termine è stata assunta.

di Maria Teresa Rosini

Palma Del Zompo

Dalla delibera della Giunta regionale dell'ottobre 2007 che ha dato il via, all'interno del Piano Sanitario regionale, al Progetto sperimentale per l'istituzione dell' Area Vasta nelle zone nord e sud della regione Marche (Fano- Pesaro, Ascoli-San Benedetto), ancora nessuna novità ed iniziativa di pianificazione a lungo termine è stata assunta per la razionalizzazione del servizio sanitario dell'area picena.

L'ultimo evento significativo, ma in negativo, le dimissioni del Direttore Sanitario Generale nonché responsabile dell'attuazione del Progetto Area Vasta della zona Ascoli-San Benedetto, dottor Giuseppe Petrone, che, esecutive a partire dal 30 settembre 2009, lasciano decapitato a livello operativo il progetto stesso, nonostante la nomina di un commissario con incarico temporaneo, il dottor Massimo Esposito.

Per portare un contributo di chiarezza ai cittadini su un tema di importanza centrale nella vita quotidiana delle persone e in cui l'adozione di determinati obiettivi, l'assunzione di precise scelte riguardo le possibili modalità attuative, non saranno privi di conseguenze nella esistenza concreta di migliaia di persone, sarebbe auspicabile che i cittadini stessi ricevessero una informazione, per quanto possibile, puntuale ed esauriente sulla complessità dei problemi e sulla valutazione delle differenti opzioni finora in campo.

Ne abbiamo parlato con la Consigliera comunale dottoressa Palma del Zompo, che del progetto di area vasta è sempre stata sostenitrice e che ritiene che la sfida impegnativa rivolta alla realizzazione di una razionalizzazione del servizio sanitario nell' area del piceno vada raccolta ed evasa attraverso un serio impegno politico di tutti gli attori coinvolti e che si debba uscire dall'immobilismo in cui attualmente il progetto è bloccato.

Per fare un po' di chiarezza circa gli eventi politici e amministrativi legati all'attuazione del Piano Sanitario regionale e offrire un contributo di comprensione dei problemi in campo occorrerebbe ripercorrere in sintesi l'iter di tutta la vicenda. Come nasce il Progetto di organizzazione su area vasta?
Obiettivo generale dell'istituzione dell'organizzazione su area vasta è quello di concentrare gli interventi sanitari richiesti nel territorio in modo da conseguire il raggiungimento di un livello di specializzazione ottimale nei diversi settori evitando la dispersione di risorse, la frammentazione e la disomogeneità dei protocolli di trattamento, e incrementando invece la costituzione di poli specialistici di elevata qualità.
Si tratta di modalità di riorganizzazione ed erogazione dei servizi sanitari già ampiamente studiate ed adottate in altre regioni nelle quali hanno dato buona prova di sé in termini di efficienza e rispondenza ai bisogni del territorio (un esempio quello dell'Emilia Romagna).

Il principio elementare su cui questo tipo di organizzazione e gestione del servizio si basa è quello per cui "non tutti possono fare bene tutto" ed è quindi opportuno creare sinergie tra i vari presidi sanitari (dagli ambulatori, alle cliniche, alle strutture più grandi) in modo da coordinare ed integrare nel modo più efficiente possibile le prestazioni di ognuno. Il concetto organizzativo è quello dell' "Hub and spoke" basato sull'integrazione centro-periferia.
Ad esempio nella nostra zona, in cui esistono due ospedali (Ascoli e San Benedetto) in parte sovrapponibili per interventi e prestazioni, occorrerebbe operare in modo da specializzare ciascuno di essi con propri servizi sanitari di eccellenza, integrati tra loro in forme di intervento complementari in relazione alle diverse richieste sanitarie, sollevandoli invece dalla gestione di tutta una serie di interventi ed esigenze che potrebbero essere soddisfatti più efficacemente attraverso il ricorso a strutture sanitarie di minori dimensioni diffuse sul territorio.
In questo contesto, naturalmente andrebbe definito e rigorosamente regolato il rapporto tra sanità pubblica e privata, in modo che non si verifichino situazioni di privilegio o monopolio e che l'integrazione avvenga nell'interesse dell'utenza e della razionalizzazione.

Come nasce la decisione di orientarsi nei confronti di questa scelta, quali le motivazioni politiche e amministrative che l'hanno alimentata?
Si tratta di un obiettivo ambizioso e di consistente impegno attuativo, ma in qualche modo ineludibile per una serie di condizioni e contingenze sia di ordine legislativo (federalismo fiscale con diminuzione di posti letto disponibili per ospedalizzazione da portare a 130 per 1000 abitanti), sia di ordine demografico (allungamento delle attese di vita e tendenza costante all'aumento della percentuale di anziani e delle patologie geriatriche nella popolazione della regione, le quali non sempre trovano nell'ospedalizzazione la soluzione più adatta) sia, infine, di ordine strategico ( se oggi si registra una "grande spesa per quanto riguarda il settore ospedaliero..." e una " bassa spesa nella prevenzione e nella territorialità..... dobbiamo compiere questa inversione di tendenza." Da un documento della Giunta Regionale)

Come è stata data attuazione fino ad oggi al Progetto di area vasta?
Per conseguire gli obiettivi oggetto del Progetto sono stati istituiti ed hanno operato in questi due anni, due gruppi di lavoro, uno a indirizzo tecnico amministrativo e l'altro deputato alla progettualità sanitaria, composti di professionisti dotati di competenze specifiche relative ai due ambiti.
Il lavoro dei due team work ha prodotto circa una trentina di progetti di cui però solo una piccola percentuale ha trovato attuazione.

In questo contesto, nell'aprile 2009, è stato istituita con delibera di Giunta regionale l' Azienda sanitaria degli ospedali riuniti delle Marche sud per la quale è stata prevista autonomia gestionale e amministrativa con previsione di disponibilità di mezzi atti a garantire la qualità dei servizi. Tale istituzione doveva essere seguita dal passaggio in Commissione Sanità e dal successivo in Consiglio regionale per l'approvazione definitiva.
E' proprio in questa fase che l'iter si è fermato e le dimissioni del Direttore Generale hanno ulteriormente rallentato il procedimento di attuazione del progetto.
Le dimissioni del Dottor Petrone, sebbene ufficialmente motivate con ragioni personali, sono state interpretate un po' da tutti come un atto di "dissenso" nei confronti degli organi regionali che non hanno dedicato all'attuazione del progetto di area vasta della zona sud delle Marche (Ascoli- San Benedetto) quella attenzione e, soprattutto, quei finanziamenti, indispensabili per l'avvio del progetto stesso.
E' urgente allora dare corpo ad una iniziativa politica più incisiva di quella fin qui condotta che coinvolga professionisti, politici e cittadini nella prospettiva di ottenere una correzione della sperequazione, che si è accumulata negli anni, nella distribuzione delle risorse nei vari territori della regione e che ha penalizzato in maniera significativa la nostra zona.
Sarebbe indispensabile avanzare proposte concrete e dimostrare una competenza progettuale politico-amministrativa più decisa e coerente nei confronti della regione.
Esistono nel nostro territorio professionalità in grado di elaborare proposte e progetti concreti per incrementare e qualificare l'offerta di servizi sanitari e dare concretezza alla organizzazione su area vasta.
Io stessa, per il mio ambito di intervento e per le esigenze di cura che ho potuto riscontrare nel mio lavoro di medico di base e specialista in ginecologia, mi sentirei di avanzare specifiche proposte.
Una di queste potrebbe essere la creazione di un centro di endoscopia ginecologica che, in grado di praticare interventi poco invasivi, consentirebbe di intervenire su molte patologie femminili senza ricorrere all'isterectomia oggi reputata in molti casi inutile e invasiva.
O l'istituzione di un centro per i disturbi dell'alimentazione (anoressia e bulimia) che rappresentano una patologia ormai radicata nella nostra società soprattutto tra i giovani e che non trova, neppure in prossimità della nostra area sanitaria territoriale, strutture in grado di offrire indicazioni e risposte adeguate.
Anche il potenziamento della raccolta del cordone ombelicale, iniziata con successo nell'ospedale di San Benedetto, potrebbe essere un'opportunità da potenziare, chiedendo magari alla regione di individuare, proprio nella nostra area vasta, la sede della banca regionale di raccolta, oggi situata in un'altra regione.

Queste sono solo alcune proposte, ma attingendo alle competenze professionali del territorio e lavorando di concerto con tutte le realtà locali, senza campanilismi e rivalità, ma avendo a cuore solo il benessere e la salute dei cittadini, si potrebbe impegnare le risorse presenti in un progetto di grande respiro.

Qual è invece, al momento, lo "stato dell'arte"?
L'attualità invece ci pone oggi di fronte al fatto che nessuna iniziativa viene stimolata e assunta al fine di dare seguito a quanto previsto nel Piano Sanitario Regionale e alla concretizzazione del progetto dell' area vasta.

A complicare questo quadro di "attesa", si sono inserite intanto alcune proposte alternative, come quella relativa alla creazione di un ospedale "di vallata" (del Tronto) che dovrebbe nascere dalla fusione dei due ospedali tutt'ora esistenti, Madonna del Soccorso e Mazzoni.
Si tratterebbe di avviare la costruzione di una megastruttura verso la quale pur non essendoci obiezioni di principio, si potrebbe facilmente opporre le seguenti considerazioni:
• Tale alternativa non è prevista nel Piano Sanitario Regionale che invece ha indirizzato la sua attenzione verso il progetto dell' area vasta
• La costruzione ex novo di una struttura così grande comporterebbe tempi davvero lunghi per poter iniziare ad operare, ammesso che tutte le procedure per il suo avvio si svolgano tempestivamente.

Perché il Progetto di organizzazione della sanità su area vasta non raccoglie la indispensabile energia politica per essere avviato alla realizzazione?
Perché non si apre su di esso e sulle varie alternative in campo un'ampia discussione pubblica che si traduca, innanzitutto in un'informazione dettagliata ai cittadini riguardo il servizio sanitario di cui in futuro saranno fruitori?
Anche se i problemi in campo sono complessi e di non facile accessibilità da parte di tutti, è dovere della politica rendere trasparente e il più possibile comprensibile il quadro che si prospetta sulla sanità locale predisponendo strumenti atti a fornire, a cittadini e professionisti della sanità, la consapevolezza delle ricadute che le scelte che si vanno a compiere avranno sulla vita concreta delle persone.

19/01/2010





        
  



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