Questi hanno un'aria sin troppo stanca - forse per aver speso una notte intera tra le imprese di un Garibaldi due centenario oppure, chissà, immersi in qualche teorema indecifrabile - e sembrano fissare continuamente la strada, quasi fossero in trance.

Ad un certo punto si scorgono in lontananza due fanali accesi, un paio di ruote, poi ne diventano quattro e proprio in quel preciso istante inizia la cosiddetta "competizione per i posti a sedere". E', questa, un po' come una lotta per la sopravvivenza: chi ha la meglio sono i più forti e i "raccomandati". Gli appartenenti alla prima tipologia si fanno largo a forza di gomitate, è chiaro, mentre i secondi sono privilegiati dall'amicizia - se sia di convenienza o meno non ci è dato saperlo - di un inquilino della via precedente, quindi automaticamente avranno il posto assicurato. La parte restante - ovvero la maggioranza - è costretta a viaggiare in piedi, chi per un quarto d'ora, chi per una buona mezzora.

Seppure il quantitativo giornaliero di passeggeri sia leggermente incostante, le norme che vigono all'interno del mezzo sono ben precise - e, come scritto sopra, fortemente gerarchizzate - e presentano la stessa regolarità delle targhe delle automobili nelle grandi città: ci si muove e si respira - l'ossigeno è dosato - a giorni alterni. Il culmine viene raggiunto nelle fermate tra i quartieri Agraria e Ragnola. Non poche sono le complicazioni che vanno a crearsi al momento di scendere, complicazioni che implicano uno spostamento di massa ai limiti della sicurezza - specialmente per i frequentanti l'IIS Capriotti, prima tappa scolastica della corsa.

Qual è, dunque, l'origine di questo persistente problema? Allo scopo di rispondere a tale quesito, ci si è addentrati nella caratteristica fauna martinsicurese delle ore sette in Via Trento. "Ci hanno tagliato una corsa!", afferma un esemplare di studente dall'aria assonnata, le corde vocali irrigidite dal freddo. Ufficialmente, infatti, dal 7 gennaio scorso - giorno di rientro dai cenoni natalizi - è stata soppressa la corsa passante per il lungomare. Di conseguenza, la sua strada viene adesso percorsa da un mezzo - tra l'altro il più spazioso - il quale è stato deviato dalla sua precedente funzione, cioè di compensare il maggiore carico di passeggeri nelle fermate più frequentate.

Una grande lacuna è costituita, infine, dalla scarsa puntualità negli orari che vanno dalle 7 alle 7:17. Ora premettendo che un abbonamento medio di tratta minima - andata e ritorno - questo anno viene a costare 193,20 € e i biglietti sono aumentati di 5 cent - una somma considerevole se la si moltiplica su scala regionale. Se si pensa, poi, che il pullman dell'una di pomeriggio è stato accorpato con la corsa della Sentina, si ottiene che il rapporto qualità-prezzo non è assolutamente proporzionato. E va bene le accise della benzina in rialzo, va bene le aziende atterrite dalla crisi. 

Ma il diritto ad un servizio dignitoso non dovrebbe mai venir meno.