Mandozzi: "Teniamo in vita il Piceno Consind!"
Ascoli Piceno | Pubblichiamo l'appello del capogruppo PD sulla necessità di salvare in quanto catalizzatore di nuova occupazione nel Piceno:"bisognerà ritararlo su nuove mission, ma sarebbe un errore smantellarlo".
Emidio Mandozzi
Il rischio, da scongiurare, è che alla crisi economica, produttiva ed occupazionale che imperversa su tutto il Piceno, questo territorio si privi anche di strumenti in grado, se ritarati secondo effettive esigenze, di aiutare a ripensare lo sviluppo.
Nessuno disconosce che così com'è, il Consorzio di Industrializzazione delle valli del Tronto, dell'Aso e del Tesino, non risponda più ad alcune delle funzioni poste alla base della sua creazione ai tempi della Casmez, ma da qui a buttare a mare con l'acqua sporca anche il bambino, sarebbe davvero imperdonabile.
Perché ritengo che, se il Consind fosse messo nelle condizioni di ripartire con nuovi stimoli, nuove "mission", e nuove energie, il territorio potrebbe esserne assai beneficiato. Guardiamoci negli occhi: senza un consorzio pubblico in grado di ripensare lo sviluppo in chiave di nuovi progetti produttivi, in grado di generare aspettative di nuova occupazione, in grado di tornare ad attrarre investimenti, in grado di trovare nuovi investimenti, non andiamo da nessuna parte.
Al di là del progetto Carbon e del suo polo tecnologico, cosa abbiamo? Una zona industriale oramai fantasma, una disoccupazione che viaggia a due cifre, due o tre mila posti di lavoro che si perdono ogni anno.
Ecco allora che il Consind potrebbe fungere da un lato da catalizzatore di idee di sviluppo, e dall'altro fagocitare soggetti nuovi, penso ad esempio agli istituti di credito, alle fondazioni e quant'altro, in grado di aiutare il territorio a risollevarsi.
Ma i debiti nel frattempo contratti chi li paga? Qualcuno obietterà. Va da sé che il debito deve essere ripianato con una comune assunzione di responsabilità, ma è anche vero che il consorzio di industrializzazione ha ancora in mano la possibilità di generare introiti da terreni e capannoni industriali dismessi, senza contare i crediti che vanta e che debbono essere riscossi.
Il problema principale resta però quello di che cosa si vuole fare del Consind. Ritengo che una struttura snella su cui proiettare una nuova visione possibile dello sviluppo locale e su cui iniettare nuova fiducia insieme a rinnovate motivazioni, sia in grado ancora di dare qualcosa all'economia di questo disastrato territorio.
Meglio fare ancora un tentativo, o meglio lasciare tutto in mano a chi pensa di smantellare la zona industriale ascolana, magari da ricapitalizzare in termini di speculazione edilizia? Meglio puntare sul lavoro, sulla capacità del territorio di generare reddito producendo merci (non solo materiali), oppure meglio la desertificazione industriale?"
Ascoli Piceno, 6 gennaio 2011
Emidio Mandozzi
Capogruppo Pd
Provincia di Ascoli Piceno
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07/01/2011
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