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Due dozzine di Rose Scarlatte: il Mistero s’insinua al Ventidio Basso

Ascoli Piceno | L’appuntamento è inserito all’interno del cartellone teatrale promosso dal Comune di Ascoli Piceno e dall’Amat, accanto alla compagnia “Canora”.

di Giuseppina Pica

Il teatro Ventidio Basso ad Ascoli Piceno

"Due dozzine di rose scarlatte", è una commedia del 1936 di Aldo De Benedetti, autore teatrale ma anche cinematografico, uno dei più rappresentativi esponenti di quel genere di commedia che passa sotto il nome di "telefoni bianchi".

La regia di Marco Rampolli, "punta ad un allestimento sincero, che ne rispetti a fondo gli aspetti basilari, lo spirito, senza mai cadere negli stereotipi di una maniera che dai palcoscenici si è riversata sugli schermi televisivi, e da lì ne è ritornata patinata e privata di reale vitalità. Un allestimento che non ha paura di porsi fra gli obbiettivi principali il divertimento del pubblico, senza falsi ideologismi, e con il coraggio, al giorno d'oggi sempre più raro, di rivolgere alla vita uno sguardo sorridente. l testo di De Benedetti è un piccolo capolavoro, mirabile per intreccio, linguaggio, teatralità e costruzione dei personaggi".

La vicenda è incentrata su un equivoco iniziale: un fascio di rose scarlatte, per errore arrivano alla moglie di chi le ha ordinate e così l'ingegner Verani (Claudio Moneta), inventa un misterioso ammiratore e poi continua a spedire rose rosse alla moglie, perché vuol vedere fino a che punto lei è disposta a proseguire la tresca.

Si creano in tal modo una serie di malintesi che alimentano una adolescenziale infatuazione della moglie Marina (Roberta Petrozzi), per un uomo immaginario: Mistero che ci ricorda, come sia importante in una coppia, rinverdire il gioco della seduzione.

Quando tutto sta per concludersi nel peggiore dei modi, l'amico di famiglia Tommaso (Alfredo Minatoli), che si è trovato senza volerlo coinvolto nel vortice degli equivoci, si offre inconsapevole capro espiatorio e salva la situazione ormai compromessa.

"L'autore sa mischiare tutti questi elementi attraverso un sottile gioco psicologico, che si dipana in un meccanismo teatrale perfetto".

L'abilità dei personaggi permette la costruzione pseudo realistica dell'"alter-ego" dell'ingegner Varani: Mistero.
Mistero-Amore, fa cadere l'autore ingegnere, nel suo stesso intrigo, un gioco sottile, portato all'esasperazione dalla perfetta mogliettina, perfetta nei capricci, nella volubilità, nell'inconsapevolezza. Una Marina che si scompone e ricompone poco saggiamente agli occhi dell'incauto marito.

Il triangolo è alla base della pièce, attualissima, nonostante sia profondamente radicata nella drammaturgia anni trenta.

Due atti velocissimi ed ironici, sottilmente strutturati e portati all'eccesso dai protagonisti sino all'happy end, dove tutto ritorna alla "normalità", anzi, confidenze e compromessi rinnovano clamorosamente l'amore.

Amore-Mistero e Verani tornano ad essere uno, e tutto finisce tra le risa dei due amanti e lo sconcerto di Tommaso ancora una volta deluso e per di più giocosamente deriso dalla coppia ritrovata. Ad enfatizzare il "tutto", una scenografia minimale, che si scompone e ricompone come l'animo dei personaggi che la vivono, si adatta agli umori, con essenziali parti d'arredo decontestualizzate e riadattate.

Intrigante, veloce e divertente la pièce ha coinvolto il pubblico presente, vittima della dramatizzazione "eccessiva" dei protagonisti: Alfredo Minutoli, Claudio Moneta, Roberta Petrozzi e Daniela Fabello.

 

11/02/2008





        
  



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