Sul congresso dei DS .
San Benedetto del Tronto | Sulla nascita del nuovo Partito Democratico un ipotesi alternativa, "a sinistra per il socialismo europeo".
di Giorgio Mancini*
Nei prossimi mesi si celebreranno i congressi dei Ds e della Margherita. Quest’ultima ha già deciso tutto. Un patto ha stabilito centralmente le quote che spettano alle diverse correnti. Sarà una pace armata.
Tutta l’attenzione si riverserà sui Ds. Qui si confronteranno 3 mozioni. La principale dirà di volere convintamene il partito democratico, che i Ds però non si sciolgono, che si resta nel Partito Socialista Europeo. Roba da manicomio. Ci si spiega che non si può più tornare indietro, che i Ds sono finiti e privi di capacità di espansione elettorale (con questo giudizio in Europa si cambia la classe dirigente, non si scioglie un partito), che il nuovo partito non si farà mai, tanto vale fingere di volerlo fare.
Ds e Margherita, si stanno trasformando in partiti personali, nell’indifferenza o nello sconcerto sostanziale degli iscritti, almeno di quelli veri. Potremmo depositare oggi da un notaio i nomi dei dirigenti del PD che saranno, ovviamente, democraticamente scelti e tutti nuovi almeno da 20 anni. Gli intellettuali che hanno coltivato il sogno del partito democratico sembrano avviliti. Nessuno sa quanto durerà questo centro-sinistra, se riuscirà a cambiare questo paese e a vincere le prossime elezioni, ma tutti sono mobilitati nella ricerca del leader del futuro prossimo.
Ci sarebbe da pensare a come riannodare i fili con una società e con un elettorato che i sondaggi danno in fuga. Ma è come prima del 2001:si litigavano la leadership e Berlusconi si occupava degli elettori. Il dominio di partiti personali, disponibili a qualunque strategia e alleanza purché si vada dove è più convenienti per i capi, crea l'antipolitica e partiti che costano un occhio della testa. I nuovi costi della politica riproporranno a breve la questione morale. Dopo tanti anni non si può più dire che ciò è colpa di Berlusconi.
Più semplicemente è l'effetto di una lunga crisi culturale e politica della sinistra. È il tema di una sinistra che perpetua le proprie anomalie, che aggira gli ostacoli, che vende, a ogni svolta, gli ultimi pezzi dell'argenteria di casa, che arretra precipitosamente. I dirigenti più giovani, spesso, aspettano ansiosi di essere prescelti e cooptati, mai toccati dal sospetto che in politica il parricidio è una virtù.
Questa sinistra ora è posta di fronte a un bivio: solo con una vera e severa discontinuità può vivere. Se va dall'altra parte muore. Il PD, per come ce lo stanno cucinando, è veleno per la sinistra. Chi pensa di aver già vinto rischia di trovarsi a capo di un “esercito” piegato dal mal di pancia.
Tutta l’attenzione si riverserà sui Ds. Qui si confronteranno 3 mozioni. La principale dirà di volere convintamene il partito democratico, che i Ds però non si sciolgono, che si resta nel Partito Socialista Europeo. Roba da manicomio. Ci si spiega che non si può più tornare indietro, che i Ds sono finiti e privi di capacità di espansione elettorale (con questo giudizio in Europa si cambia la classe dirigente, non si scioglie un partito), che il nuovo partito non si farà mai, tanto vale fingere di volerlo fare.
Ds e Margherita, si stanno trasformando in partiti personali, nell’indifferenza o nello sconcerto sostanziale degli iscritti, almeno di quelli veri. Potremmo depositare oggi da un notaio i nomi dei dirigenti del PD che saranno, ovviamente, democraticamente scelti e tutti nuovi almeno da 20 anni. Gli intellettuali che hanno coltivato il sogno del partito democratico sembrano avviliti. Nessuno sa quanto durerà questo centro-sinistra, se riuscirà a cambiare questo paese e a vincere le prossime elezioni, ma tutti sono mobilitati nella ricerca del leader del futuro prossimo.
Ci sarebbe da pensare a come riannodare i fili con una società e con un elettorato che i sondaggi danno in fuga. Ma è come prima del 2001:si litigavano la leadership e Berlusconi si occupava degli elettori. Il dominio di partiti personali, disponibili a qualunque strategia e alleanza purché si vada dove è più convenienti per i capi, crea l'antipolitica e partiti che costano un occhio della testa. I nuovi costi della politica riproporranno a breve la questione morale. Dopo tanti anni non si può più dire che ciò è colpa di Berlusconi.
Più semplicemente è l'effetto di una lunga crisi culturale e politica della sinistra. È il tema di una sinistra che perpetua le proprie anomalie, che aggira gli ostacoli, che vende, a ogni svolta, gli ultimi pezzi dell'argenteria di casa, che arretra precipitosamente. I dirigenti più giovani, spesso, aspettano ansiosi di essere prescelti e cooptati, mai toccati dal sospetto che in politica il parricidio è una virtù.
Questa sinistra ora è posta di fronte a un bivio: solo con una vera e severa discontinuità può vivere. Se va dall'altra parte muore. Il PD, per come ce lo stanno cucinando, è veleno per la sinistra. Chi pensa di aver già vinto rischia di trovarsi a capo di un “esercito” piegato dal mal di pancia.
*Segretario Sinistra giovanile federazione di Ascoli Piceno
Coordinatore cittadino “A sinistra per il Socialismo europeo” (area Mussi)
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12/02/2007
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