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Il punto del WWF Italia sull’ "Oasi di protezione di Marina Palmense"

Ascoli Piceno | 32 ettari (come dal piano faunistico venatorio della provincia di AP 2003-2008). Molto bene per la delibera della giunta provinciale di AP che ha deciso di ricorrere al Tar, ma gli errori commessi da tutti sono evidenti.

L’ Associazione Italiana per il World Wide Fund for Nature (WWF) ONLUS ONG- Sezione di Fermo-Porto San Giorgio in qualità di Associazione di Protezione Ambientale Nazionale riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente,
presentò nel mese di maggio 2003 le dovute osservazioni ai contenuti del Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2003-2008, indirizzate al Dirigente del Servizio Risorse Naturali di Ascoli Piceno.

<<Per quanto riguardava la destinazione della superficie di pianificazione faunistica il WWF scrisse che era ed è fuori luogo individuare un’oasi di protezione a Marina Palmense, a meno che non vengano adottati precisi piani di recupero, escludendone (cosa improbabile) le attività turistiche dei campeggi insistenti in tutta quella zona, nonché le attività di aeromodellismo all’interno dell’ ex campo di volo o del parcheggio per i camper.

Lo stesso comma 1 dell’ art. 8 della L.R. 7/95 definisce che le oasi di protezione sono destinate al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica.
Sarebbe stato opportuno destinare la percentuale di quella oasi di protezione alla fascia lungo il fiume Tenna o alla zone a confine con il fiume Chienti, popolate da diverse specie di avifauna protetta, in balia tuttora degli appostamenti dei cacciatori.>>

Tuttavia, nonostante nessuna risposta da parte della Provincia di Ascoli Piceno, il piano veniva approvato.

Nel corso di questi anni nulla è cambiato, neanche la presenza di una necessaria tabellazione.
L’oasi sulla carta e per la legge esisteva ed esiste tuttora, ma non realmente sul territorio.
La protezione, secondo la legge 157/92, doveva realizzarsi attraverso la salvaguardia delle emergenze naturalistiche, l’incremento della biodiversità ed il mantenimento degli equilibri ecologici. “”Particolare importanza doveva essere dato al ripristino degli habitat e dei biotopi che costituiscono le aree di rifugio, sosta e riproduzione lungo la rotta di migrazione dell’avifauna quale è il nostro litorale””.

Ora è stato provocato questo danno ecologico con il deposito di sabbia, la presunta oasi è tornata alla ribalta!
“”E’ necessario ricordare che per quanto riguarda la durata del vincolo, l’oasi non può avere un termine temporale di riconoscimento, in quanto può essere revocato solo quando non sussistano più le condizioni idonee al conseguimento delle loro finalità, certificate dall’INFS””. Questo è stato fatto?

Torniamo alla legge. La pianificazione faunistica provinciale prevede una destinazione differenziata del territorio attraverso l’individuazione e la delimitazione di aree destinate alla gestione faunistica, i cosiddetti Istituti Faunistici tra cui le Oasi di protezione che entrano nel computo delle aree protette.

In base alla L. 157/92 (normativa sulla caccia) tutto il territorio agro-silvo-pastorale nazionale è soggetto a pianificazione faunistico-venatoria. Le regioni e le province realizzano la pianificazione mediante la destinazione differenziata del territorio. Il territorio agro-silvo-pastorale di ogni regione è destinato per una quota dal 20 al 30 per cento a protezione della fauna selvatica.. Sul rimanente territorio agro-silvo-pastorale le regioni promuovono forme di gestione programmata della caccia. Viene spontanea la domanda: Vengono rispettate secondo la legge queste percentuali di protezione del territorio?

13/02/2007





        
  



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