Assalto al fortino del potere
San Benedetto del Tronto | Lotta alla corruzione, lavoro e patrimoniale. Il programma di Ingroia per “mandare a casa una classe politica in agonia”.
di Martina Oddi
Antonio Ingroia
"Siamo gli unici ad avere le mani pulite, perché siamo onesti e liberi, lontani dalle lobby del potere da cui questa classe politica è condizionata". Così Antonio Ingroia scioglie la platea numerosa in un accorato applauso, nella sua visita elettorale ieri all'Auditorium. Con la voce pacata temprata dalle arringhe del foro, ha spiegato la sua rivoluzione civile, che si propone di "cacciare dal fortino del potere la classe politica corrotta e responsabile della deriva del Paese attraverso la partecipazione attiva dei cittadini onesti, che possono esercitare un grande potere. Utilizzando lo strumento del voto". Un voto che a detta del magistrato deve essere utile all'elettore e non all'eletto, scagliando una lancia contro la polemica del voto utile innescata con il PD.
Obiettivi precisi, progetti energici e una terapia d'urto per salvare l'Italia, dai politici che come Berlusconi sono maschere in dissoluzione. Ma se il Cavaliere rappresenta il principale responsabile del tracollo, è Monti ad essere molto più pericoloso, in quanto ha conquistato la fiducia dei cittadini imponendo tasse e sacrificio, mentre la sua politica dell'austerity mirava solo a difendere gli interessi delle lobby e dell'alta finanza. "Siamo rivoluzionari e partigiani della Costituzione" continua Ingroia "per questo non ci danno spazio sulla grande stampa e la tv nazionale, perché siamo avulsi da qualsiasi logica di politichese".
"Il Paese langue, è malato ammorbato da una corruzione sistemica" spiega il leader di Rivoluzione Civile. Una corruzione che dà vita a un'economia sommersa - stimata in 300/400 miliardi di euro, un quinto del debito pubblico nazionale - che strozza il mercato, e permette la diseguaglianza sociale imponendo al governo i tagli orizzontali che colpiscono soprattutto scuola e sanità pubbliche. "Noi sappiamo dove tagliare e dove invece bisogna investire", per contrastare la disgregazione economica e sociale dell'Italia.
Fiore all'occhiello, la proposta della legge Ingroia - La torre, che prevede la confisca preventiva dei beni dei corrotti, degli evasori fiscali come si fa con i mafiosi ( il testo è stato scritto con Franco - candidato con Rivoluzione Civile - figlio di Pio La Torre, magistrato ucciso dalla malavita, autore della legge dell'82 sul trattamento degli appartenenti alle cosche). I capitali recuperati dalla corruzione permetterebbero la riduzione delle tasse sugli stipendi e le pensioni e il taglio dell'Imu sulla prima casa, insieme alla patrimoniale sui super ricchi, con patrimoni superiori a milione di euro ("nemmeno Grillo la vuole, forse la teme per sé").
No alle spese militari e ritiro delle truppe da tutti gli scenari di guerra. No alla missione in Mali ("votata anche dal PD"), no all'acquisto dei cacciabombardieri F35. "Il lavoro deve tornare a essere un diritto e non un privilegio", afferma Ingroia, annunciando la necessità del ripristino dell'art 18 e della iniziazione di politiche di sviluppo dell'occupazione, all'insegna di un'imprenditoria che riscopra le sue finalità sociali, premiata o sanzionata attraverso le contribuzioni statali, nel caso non si adegui al decalogo dell'impresa virtuosa ("quella legale, che rispetta i diritti dei lavoratori e l'ambiente, e che si impegna a non delocalizzare fuori dai confini nazionali la produzione").
E poi un istituto di credito pubblico che con i proventi delle sequestri dei patrimoni illegali e una parte dei fondi dell'UE istituisca un fondo per concedere prestiti agevolati al tasso del 2% alle famiglie e alle imprese. Infine un ultimo strale contro Monti: "è un tecnocrate che approfitta del suo ruolo di Presidente del Consiglio per fare campagna elettorale e rappresenta, insieme alle forze politiche che lo hanno sostenuto, il pericolo più grave per l'Italia: quello di ricadere nella politica disastrosa di questo ultimo anno".
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17/02/2013
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