Rricordando Giovanni Quondamatteo
San Benedetto del Tronto | Un illustre piccolo e semplice uomo ma così grande da essere da tutti noi sambenedettesi molto amato
di Sabrina Cava
Giovanni Quondamatteo
Ieri, mentre ero alla presentazione del libro su Don Loggi, mi è giunta la notizia della morte di Giovanni Quondamatteo.
Un illustre piccolo e semplice uomo ma così grande da essere da tutti noi sambenedettesi molto amato.
Poeta dialettale e fine dicitore, barzellettiere senza sosta.
Lo avevo conosciuto ad una cena di e mi aveva preso subito in simpatia, nessuno sapeva ridere alle sue barzellette con la stessa "fragrante" risata della mia.
Rimase molto colpito di come una fanciullina, a lui già avanti con l’età così apparivo, graziosa e minuta potesse ridere tanto e di gusto ai suoi racconti e aneddoti. Amava la vita e la vita amava lui.
Era nato a San Benedetto il 16 Aprile del 1928, un ariete di quelli tosti.
Dopo le scuole elementari che all’epoca erano già un lusso concesso a chi dimostrava vere capacità intellettive andò a girare, come era usanza tra i più giovani, la ruota dei funai.
Inizia ancor prima dell’adolescenza a uscire per mare sulla lancetta del padre, che sarà poi oggetto e tema della poesia da lui più amata la lancètte.
Poeta e barzellettiere in vernacolo è l’emblema di San Benedetto annoverabile senza alcun dubbio tra i grandi che hanno fatto grande il nostro idioma.
Nel 1982 inizia la produzione poetica che lo ha condotto fino alla sua ultima pubblicazione di cui conservo gelosamente una copia, la raccolta di poesie Lu caléja ( la nebbia) dedicata alla sua adorata mamma.
Ci lascia il 1 febbraio , all’età di 86 anni Giovanni così, quasi attoniti e smarriti, orfani di una delle ultime e belle testimonianze di quanto grande è questa città che sa ricompattarsi nei momenti tristi e porgere l’ultimo saluto a chi lo merita.
Da ieri si ride e si recita in vernacolo in paradiso e mi piace credere che abbia ritrovato il suo adorato caccinètte che un giorno sòpre le jienòcchie jié se mérette.
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02/02/2014
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