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Teatro d'arte nelle Marche con l'Amat

| ANCONA – Nei teatri marchigiani tante le novità internazionali proposte

Peter Brook, il grande regista, sostiene che il teatro non deve essere né noioso né convenzionale e che deve essere sorprendente. È un teatro d’arte, creativo moderno e non sottomesso ai ritmi della tv, che da patrimonio quasi esclusivo delle metropoli, nelle Marche ha ancora molto spazio. Merito soprattutto dell’incessante lavoro dell’Amat sulla ricerca e l’innovazione, che nella quantità di spettacoli proposti ogni anno, non fa mai mancare ai teatri marchigiani novità internazionali.

Basta scorrere i programmi di questo mese. Non convenzionale è lo Studio su Medea, avviato due anni fa a Berlino e appena andato in scena a Macerata (a Urbino ci sarà a fine mese), con cui Antonio Latella ha percorso il mito fino alla radice «liberandosi – ha scritto Renato Palazzi su Il Sole 24 Ore- non solo degli autori che via via l'hanno affrontato, ma anche della parola, degli abiti, di tutte le incrostazioni culturali».

Mentre sorprendente si addice a Delirium of a Childhood, la performance di Ismael Ivo, coreografo brasiliano – berlinese direttore da un biennio della Biennale Danza, appena ospitata da Civitanova: fortissime radici afrobrasiliane innestate da butoh giapponese e da teatrodanza tedesco e americano. E altrettanto sorprendente per l’apparato densamente simbolico utilizzato da Emma Dante, Cani di bancata (dal 21 al 23 febbraio nei teatri di Macerata, San Benedetto e Fano), che avvicenda un crescendo di quadri scenici che fanno percepire sulla pelle quel clima mafioso fatto di arroganza e potere, consorteria e crudeltà.

A Parigi, per l’indignata regista di Palermo è stato un successo travolgente di pubblico e alla prima romana c’era anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. È divertente Uccelli, il ‘dramma didattico’ di Aristofane che sarà ancora di scena, a Macerata a fine febbraio dopo le repliche della scorsa stagione e lo strepitoso allestimento estivo adattato per il TAU all’aperto a Urbisaglia. Co-firmato da Sandro Lombardi e Federico Tiezzi il lavoro ha vinto quest’anno il premio Ubu –premio della critica teatrale- come ‘spettacolo dell’anno’ e ha fatto assegnare a Tiezzi quello per la ‘miglior regia’.

«Se la validità della linea dell’Amat sulla contemporaneità teatrale andasse ancora confermata – dice Gilberto Santini, direttore dell’ente- , basterebbe ricordare che ben altri 3 premi Ubu sono stati assegnati quest’anno a spettacoli e artisti che abbiamo voluto proporre nei nostri cartelloni». Sono quelli ad Arturo Cirillo (‘miglior attore non protagonista’), le cui Intellettuali è nato dalla ‘co-produzione leggera’ del 2006 fra Nuovo Teatro Nuovo, Amat e Comune di Urbino; a Gianna Giachetti (‘miglior attrice non protagonista’), che ne Il Padre di Strindberg diretto da Massimo Castri era nel ruolo della balia (ad inizio stagione a Fermo, Fano e Osimo); a Raffaele Esposito (‘nuovo attore o attrice under 30’), il protagonista de la Calandria diretta da Luca Ronconi, realizzata dal Piccolo Teatro di Milano con l’Amat e l’Università di Urbino, produzione con cui l’ateneo ha celebrato nel giugno scorso il cinquecentenario; a Il sorriso di Daphne di Vittorio Franceschi (‘nuovo testo italiano’) che a fine marzo in prima e esclusiva regionale sarà Urbino per la rassegna Teatroltre. Un teatro certamente non convenzionale, sorprendente e divertente.

20/02/2007





        
  



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