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Crisi Occupazionale del Piceno: più fatti e meno passerelle

Ascoli Piceno | Guido Castelli: "La classe dirigente di questa parte del territorio deve avvertire l'obbligo di agire con la massima unità d'intenti".

di Guido Castelli*

La gravissima crisi occupazionale che sta dilaniando il Piceno è oggetto, da qualche settimana, di una continua serie di incontri, dibattiti e convegni culminata nella grande manifestazione ascolana di venerdì scorso. Dinanzi alle tragiche proporzioni che sta assumendo questo vero e proprio fenomeno di deindustrializzazione della vallata del Tronto sono convinto che la classe dirigente di questa parte del territorio debba avvertire l'obbligo di agire con la massima unità d'intenti e abbandonare ogni tentazione di utilizzare in chiave elettoralistica  la vicenda.

Tanto per essere chiari non credo che la riflessione più significativa che debba scaturire dalla manifestazione di venerdì sia quella riguardante la mancata partecipazione del Sindaco Celani alla sfilata. Sono convinto al contrario che sia venuto il momento di mettere mano a quei provvedimenti concreti di politica industriale che da tempo il mondo del lavoro richiede e che ricadono in primis tra le competenze dirette della Regione e della Provincia.

A questo riguardo non può sfuggire a nessuno un particolare e cioè che le drammatiche riduzioni del personale che stanno funestando centinaia di famiglie picene non riguardano le classiche imprese del cosiddetto "modello marchigiano". La Amcor, la SGL (per limitarsi a quelle più direttamente colpite ) sono, infatti, imprese medio-grandi e soprattutto sono di proprietà di quelle grandi multinazionali che purtroppo, nell'era della globalizzazione, tendono ad investire nei territori dove è più conveniente farlo.

La vera sfida delle Istituzioni, per assicurare ai lavoratori una concreta e autentica solidarietà sociale, è questa: rendere conveniente il nostro territorio per arrestare la deindustrializzazione. Nella nostra Regione, a causa dell'enorme disavanzo sanitario, abbiamo l'IRAP e l'IRPEF più alte d'Italia. Stesso discorso valga per l'energia (da anni si attende il varo da parte della Regione del piano energetico marchigiano) e per il trasporto che sconta un cronico ritardo nella infrastrutturazione viaria (sono vent'anni che si attende il traforo di Croce di Casale e l'ammodernamento della Salaria).

Le enormi masse di denaro che dal 1995 la Unione Europea riversa nelle casse della Provincia per finanziare la formazione professionale non hanno ancora garantito – a quasi dieci anni di distanza – di costruire  nel Piceno un fattore di competitività capace di radicare l'impresa al territorio. La pubblica amministrazione locale – a causa dell'aggravio di competenze derivanti dall'applicazione del federalismo amministrativo - è ancora lontana da standards di efficienza accettabili.

Di fronte a queste emergenze la classe dirigente ascolana, di ogni colore, deve stringere un patto che vorrei definire il "patto della concretezza". Non è più tempo di convegni e passerelle: la casa brucia e chi svolge funzioni pubbliche ha l'obbligo di contribuire a spegnere l'incendio. E' solo rispetto a quest'obbligo che tutti hanno il dovere di non essere essenti.

*Cons. Reg.le e Pres. Prov.le AN

21/02/2004





        
  



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