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Paola Gassman-Dino Buzzati

Osimo | "I sette piani tra tensione e riflessione"

di Andrea Carnevali

Paola Gassman-Dino Buzzati

È andato in scena un perfetto testo teatrale, regia di Paolo Valerio, ispirato al racconto I sette piani di Dino Buzzati (1942). Nel dramma Paola Gassman ha interpretato, per l'opera di Buzzati, la vivace Elisabetta.

L'amore provato dalla donna per Giuseppe Corte, interpretato da Ugo Pagliai, si è trasformato in un distacco forzato per i continui interrogativi esistenziali. Ma Elisabetta conserva l'umanità, accettando la vecchiaia che sta lentamente avanzando.

La società - uno spaccato degli anni ‘40 - è cambiata. I giovani che deridono l'avvocato Giuseppe Corte, all'uscita della scuola, sono gli antagonisti della vecchiaia di Giuseppe. Gli studenti sono simbolicamente il segno dell'indifferenza per l'avvocato. Elisabetta, nella storia sentimentale tra i due personaggi, è la nuova identità. La mediazione tra il passato dell'uomo e il suo riscatto. Il viso di Elisabetta è proiettato sullo schermo: si vedono le sue rughe che vengono osservate da tutto il pubblico.

Paola Gassaman è stata molto mimetica in questo ruolo. Ha lasciato che il tempo - nel personaggio di Elisabetta - cambiasse continuamente la sua presenza nella scena.

Del resto, solo così si vedono le alterazioni di Giuseppe Corte, malato a causa degli anni che sono passati, mentre Elisabetta, aperta e innamorata, afferma il desiderio di vivere.

Nella novella I sette piani, Giuseppe Conte, sofferente di una leggerissima forma di malattia, è ricoverato all'ultimo piano di una clinica, costruita su sette livelli, a seconda della gravità del paziente.

Una volta disceso un piano l'uomo non può più ritornare al livello superiore; di piano in piano Conte si avvicina al termine dei suoi giorni. Un "implacabile peso" l'opprime infine quando, giunto al primo piano dello stabile; il buio piomba sulla sua stanza, tutto sembra piegarsi a "un misterioso comando" e, inesorabilmente, cala il sipario.

La figura di Conte è emblematica dell'uomo che non si concentra sulla malattia, cerca fuori di sé la guarigione, invece di guardare dentro la propria anima per ritrovarsi. L'ansia di tornare a far parte della comunità dei normali al più presto aggrava la sua patologia e gli impedisce di incontrare la sua dimensione più profonda, dove risiede la sua salute. Tuttavia Elisabetta, in questa dimensione perde il suo ruolo positivo. Il dramma interiore esplode.

È stato facile intravedere, in tutto ciò, la mano di Dino Buzzati. C'è la stessa tensione che pervade in quasi tutte le opere. L'attesa degli eventi distruttivi percorre i racconti di Dino Buzzati degli anni ‘40.

Le scenografie di Marcello Morresi marcano, con i nuovi mezzi di comunicazione, telefono, cinema ed i macchinari estetici il dramma psicologico che intrappola Giuseppe Corte. Il personaggio di Elisabetta consente anche di leggere il dramma umano. È il ruolo della donna e della vecchia. Una condizione di accettazione.

L'identità di Elisabetta fa entrare nel personaggio. La nuova forma di stare insieme è mediata dal cinema. Perché? Tutto si gioca tra i molti interrogativi. La mescolanza dei linguaggi - cinema e teatro - e il tempo li hanno fatti diventare un topos contemporaneo.

26/02/2008





        
  



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